Un batterio intestinale complice nell’infarto: una scoperta tutta italiana

Di Redazione / 13 Gennaio 2020

Un occhio all’intestino per prevenire i problemi al cuore, in un approccio di sistema che richiama la migliore tradizione olistica. L’équipe di scienziati italiani, guidata da Francesco Violi, direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I, ha infatti scoperto la complicità di un batterio intestinale, l’Escherichia coli, nell’infarto.
Il batterio risulta dunque in circolo nel sangue dei pazienti e presente anche nell’arteria ostruita che causa l’attacco cardiaco.

“Abbiamo analizzato il trombo e – spiega Violi – poiché la concentrazione batterica era più alta che nei pazienti senza infarto, abbiamo ipotizzato che questo potesse essere un meccanismo che facilita la trombosi. Su questa ipotesi abbiamo analizzato l’effetto di un inibitore e abbiamo visto che, negli animali, utilizzando questa molecola inibitrice dei recettori, la trombosi è stata ridotta”.

 
La ricerca è stata pubblicata sull’European Heart Journal ed è frutto di un’indagine condotta su 150 persone, di cui 50 con infarto in atto, 50 persone cardiopatiche ma senza infarto e 50 individui sani (gruppo di controllo). Il batterio è stato rinvenuto solo nel sangue dei pazienti giunti in ospedale con infarto acuto; mentre il batterio non era presente nel sangue né di soggetti sani di controllo, né di soggetti cardiopatici a rischio di infarto. La scoperta potrebbe portare allo sviluppo di farmaci, ma soprattutto di un vaccino preventivo per gli individui a rischio.

“Si aprono diverse possibilità – dice il ricercatore – in prima battuta, nella fase acuta è possibile utilizzare la molecola che inibisce l’attività batterica; è poi possibile pensare a un vaccino in soggetti che hanno una cardiopatia ischemica stabile. Si tratta di accertare se un vaccino che blocca l’escherichia coli possa inibire gli effetti negativi che abbiamo accertato nella nostra ricerca”.

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