Entrando nella chiesa catanese di Santa Maria di Monserrato, attraversando le navate laterali, si calpestano due botole in marmo che si confondono facilmente con il resto del pavimento. Non tutti sanno però che quelle botole servivano come accesso a una cripta che tutt’oggi si cela sotto la chiesa stessa.
Le chiese costruite dopo il terremoto del 1693 infatti presentano quasi tutte una cappella sotterranea atta a contenere i corpi degli ecclesiastici, ma tali cripte sono cadute in disuso a seguito delle leggi napoleoniche che imponevano le sepolture fuori città per motivi igienici ed egualitarismo.
Sepolture sotto l’asfalto. Non solo sotto l’edificio sacro, ma anche sotto l’attuale via San Pietro basta scavare di mezzo metro per trovare resti: infatti nel ‘700, dove oggi sorge la città, c’era campagna e molti terreni erano della Chiesa. Tra questi, quello al di sotto della vecchia confraternita di San Pietro era sfruttato direttamente come luogo di sepoltura, senza cripte.
La chiesa oggi. Nel 1963/64, quando fu avviato un progetto di demolizione e ricostruzione della chiesa, la cripta venne bonificata e tutte le ossa furono portate all’ossuario del cimitero di Catania. Oggi l’ipogeo non è visitabile: delle due botole che ne garantivano l’ingresso, una è stata murata, l’altra è ancora apribile e permette di scendere nei sotterranei, tuttavia essi non sono stati ripuliti per renderli accessibili al pubblico.
Nella parte bassa del muro esterno, lungo via Matteo Renato Imbriani, sono visibili delle finestrelle con delle grate: esse fungevano da prese d’aria per la cripta e tutt’oggi, abbassandosi e guardando con attenzione alla luce del giorno, è possibile intravedere qualcosa all’interno.