Il personaggio
Francesca Chillemi, un “pipispezzi” diventata suora per amore della tv
L'ex Miss Italia di Barcellona Pozzo di Gotto racconta anche l'evoluzione del suo personaggio in "Che Dio ci aiuti" e il legame che ha ancora con la sua terra
Pipispezzi! Francesca Chillemi è un vero pipispezzi. Solare e sorridente, bellezza mediterranea, si divide tra tv, cinema e palcoscenico. La regina delle fiction è entrata nell’immaginario collettivo nei panni dell’egoista e scatenata Azzurra della serie “Che Dio ci aiuti” su Rai1: dopo averne passate di tutti i colori è diventata una suora, colma d’amore e senso di responsabilità ma che qualche volta combina disastri.
Lanciata da Miss Italia: come è stato essere catapultata da Barcellona Pozzo di Gotto alle copertine e alla tv?
«Un cambiamento enorme. Un vero salto nel vuoto. Avevo 18 anni, venivo da un piccolo paese e di colpo mi sono ritrovata in un mondo completamente nuovo, fatto di luci, set fotografici, telecamere. All’inizio è stato travolgente, ma ho sempre cercato di restare con i piedi per terra, di non farmi schiacciare da un ambiente che può essere molto difficile».
Cosa sognava? La moda, il cinema? Voleva andar via dalla Sicilia?
«Sognavo qualcosa di grande, anche se non sapevo esattamente cosa. Non avevo un piano preciso, ma sapevo che volevo mettermi alla prova, e vedere cosa potevo fare. Più che voler andare via dalla Sicilia, sentivo il bisogno di scoprire cosa ci fosse oltre, sentivo l’esigenza di mettermi alla prova».
In un monologo alle “Iene” ha confessato di aver pensato di essere solo bella. La bellezza può diventare una prigione? E come ne è uscita?
«Sì, la bellezza certamente aiuta tanto, ma può essere un limite, perché rischia di definirti agli occhi degli altri. Ti appiccicano un’etichetta e pensano che tu sia solo quello. Vedevano solo Miss Italia, ero solo bella e pensavano non fossi in grado di fare altro. Ne sono uscita lavorando su me stessa, studiando, accettando ruoli che mi permettessero di dimostrare che sono molto di più. Ma è un processo lungo, perché il pregiudizio sulla bellezza esiste ancora. La bellezza passa, resta quello che costruisci».

“Che Dio ci aiuti” le ha dato grande popolarità, è entrata nel cuore del pubblico. Cos’è per lei questa serie?
«È una parte importante della mia vita. Ho iniziato a girare quando avevo 24 anni, oggi ne ho 40! È stato il progetto che mi ha fatto crescere, sia professionalmente che umanamente. È una serie che porto nel cuore. Azzurra, poi, è un personaggio che amo tantissimo, è cresciuta con me. Il pubblico si è affezionato molto alla serie e a suor Azzura, e io con lei ho vissuto un viaggio incredibile perché è stato il primo ruolo comico che ho fatto, toccando corde che non sapevo nemmeno di avere».
Com’è cambiato il personaggio in quest’ultima serie?
«Azzurra è cambiata tantissimo. È partita come una ragazza superficiale e viziata, ma è diventata una donna e una suora consapevole e con un grande cuore. Ha trovato una sua missione e nella nuova stagione la vediamo in un ruolo completamente diverso, con nuove responsabilità… ma non posso svelare troppo!».
Il pubblico adora il rapporto tra lei ed Elena Sofia Ricci, una “sorellanza” che c’è anche nella vita?
«Assolutamente sì. Elena è una donna straordinaria, un punto di riferimento. È stata una guida, un’amica, una presenza importante. Con lei ho riso tanto e ho imparato tanto. Abbiamo costruito un rapporto vero, di grande stima e affetto».

Ha avuto successo anche in “Viola come il mare”, dove è una giornalista ex Miss Italia. Quando girerete la terza stagione?
«Siamo molto felici del successo della serie. Ancora non so molto sulle riprese della nuova stagione, ci sono dettagli da mettere a punto, ma anche in questo caso non posso dire molto».
Ha debuttato in teatro con “Il giocattolaio”, come è nata questa scelta?
«È una sfida nuova, un modo diverso di vivere la recitazione. Sentivo il bisogno di provare qualcosa di differente, di mettermi alla prova in una dimensione più a contatto con il pubblico».
Com’è stato il salto dalla tv al palcoscenico, con gli occhi degli spettatori addosso?
«Una grandissima e bellissima emozione. Sono felice di questo salto. Il teatro è pura magia. La grande differenza tra teatro e televisione è che nel primo non c’è spazio per gli errori. Una volta in scena, ogni rappresentazione è unica e porta con sé emozioni sempre diverse, perché il pubblico è diverso ogni sera».
Cosa le manca nella vita professionale, c’è un ruolo, un sogno nel cassetto?
«Mi piacerebbe esplorare di più il cinema, magari con personaggi molto lontani da me. Amo trasformarmi, spero di avere l’occasione di farlo sempre di più».

Che rapporto ha con la Sicilia?
«Un rapporto fortissimo. La Sicilia è casa, radici, famiglia».
Sicilia madre o matrigna?
«Madre, senza dubbio. Anche se a volte sa essere dura, resta sempre casa».
Cosa cambierebbe dell’Isola?«Vorrei che offrisse più opportunità ai giovani, che i ragazzi fossero meno costretti a emigrare. È una terra piena di talenti, di risorse incredibili, ma spesso le persone devono andare via per realizzarsi. Servono più opportunità, più attenzione ai giovani».
Cosa ha portato con sé, dentro di sé, della Sicilia?
«La forza, la determinazione e quel senso di appartenenza che non ti lascia mai. La Sicilia è un posto che ti entra dentro e diventa parte di te, nel modo di affrontare la vita, nelle scelte, nei valori che porti avanti ogni giorno. Mi ha insegnato a essere resiliente, a credere nei sogni senza perdere mai di vista le radici. E poi c’è quella luce, quel calore umano che solo chi è cresciuto in un posto così sa riconoscere ovunque vada».
Cosa le piace e cosa detesta dei siciliani?
«Amo la generosità, il senso dell’ospitalità che in Sicilia è ancora fortissimo, il calore umano. A volte, però, siamo un po’ fatalisti, ci rassegniamo troppo facilmente. Pensiamo che non si possa cambiare nulla, ma non è così. Io sono ottimista».
Ha vissuto in altre città, anche all’estero. Com’è l’Isola vista da lontano?
«Quando sei lontano, capisci ancora di più quanto la Sicilia sia unica. Ti mancano i colori, i profumi, il mare, quel calore umano che solo lì trovi davvero. E anche certi sapori che, diciamocelo, non trovi da nessun’altra parte. Certi piatti hanno un gusto speciale solo in Sicilia. Come la pasta alla norma, i cannoli e la nostra granita».
Torna spesso a Barcellona Pozzo di Gotto? Com’è il legame con la sua città?
«Torno ogni volta che posso, perché lì ci sono le mie radici, la mia famiglia, i ricordi più belli della mia infanzia, dell’adolescenza. È sempre un ritorno alle mie origini. Rappresenta un rifugio e un punto fermo nella mia vita».
C’è in Sicilia un suo luogo del cuore?
«Ce ne sono tanti. Barcellona, ovviamente, è sempre presente, ma se devo proprio sceglierne uno direi il mare. Il mare siciliano è unico, con i suoi colori, la sua energia. E’ il posto migliore dove riesco a ricaricarmi. Ha qualcosa di speciale e per me è casa»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA