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Giuseppe Salerno, il medico che fa la Tac ai capolavori dell’arte

Di Redazione |

PALERMO – Quale medico è stato insignito dall’Unesco del titolo di “Tesoro umano vivente”? Giuseppe Salerno, radiologo palermitano che lavora nella clinica Candela, innamorato del suo lavoro, ma con la consapevolezza di poter chiedere alla diagnostica per immagini molto di più, e di potere indagare il corpo umano e qualunque altra cosa l’uomo abbia creato. La medicina compie con lui un passo avanti e si mette al servizio delle arti figurative. E così negli anni di silenziosa indagine tra i suoi pazienti ci sono stati Antonello da Messina, Caravaggio, Federico II, Rubens, Van Dick e molti preziosissimi violini del Guarneri.

«Poter “visitare” un violino pregiato e raro senza aprirlo o un’opera d’arte guardando attraverso la Tac – spiega Salerno -, è una fortuna, senza pregiudicare l’assetto originario. Il mio primo paziente è stato tanti anni fa «Il ritratto di giovane patrizio». Dopo la radiografia si vide la prima mano del dipinto che gli esperti poterono attribuire a Pietro Novelli». Da quel momento in poi non si è più fermato. Nasce così il suo rapporto con l’allora direttore del Museo Abatellis, Vincenzo Abbate, un grande studioso, specialista del ‘600, mi chiamò per indagare soprattutto sui quadri non esposti. E in quel momento nacque tra noi una fiducia che non è mai finita. Ma quando per L’Annunciata di Antonello da Messina fu programmato il viaggio per l’esposizione a New York, facemmo una radiografia per capire lo stato di salute del dipinto, che ha notevoli problemi di tarli. Era necessario monitorare l’integrità compromessa del legno e al suo ritorno occorreva fare una Tac. E allora scoprimmo che sotto ciò che possiamo ammirare c’è un’altra Madonna, il volto diverso, più impaurito, le mani raccolte al petto. Nella Tac è venuta fuori esattamente L’Annunciata che è esposta a Monaco di Baviera. Una delle due fu modificata da Antonello, correggendo anche il mantello». Anche Evelina De Castro, attuale direttore della Galleria di Palazzo Abatellis, conferma che le metodologie di diagnostica derivate dalla medicina «consentono oggi di acquisire dati sempre più puntuali e completi, la cui interpretazione spetta tuttavia allo storico dell’arte e al restauratore alla luce di una profonda conoscenza delle opere prese in esame, sia sul piano dell’arte del loro tempo e del loro autore che delle tecniche esecutive».

Salerno, a questo proposito, racconta un’altra storia di grande fascino che riguarda sempre Antonello e il suo «Ritratto d’uomo» al Mandralisca di Cefalù. La storia narra che il barone lo abbia comprato a Lipari: era l’anta di un piccolo armadio di farmacia che Mandralisca portò con sé a Cefalù. Su questo dipinto c’era una leggenda, poi negata da tutti.”Si raccontava che una donna aveva visto nel quadro quel sorriso beffardo quell’uomo sfrontato e presa dall’ira lo avesse sfregiato. Nessuno lo credeva – ricorda il medico -, ma dopo la Tac vennero alla luce le ‘feritè, anche profonde, inferte con la lama».

«La diagnostica per immagini – conclude Salerno – riesce a vedere tutto, anche bypassando i secoli, e soprattutto si vede ciò che è stato artatamente nascosto, come nel caso di un quadro assai brutto che mi portò allo studio Franco Fazio, raffigurava una donna con un vassoio. Di nessun valore pensammo, ma poi venne fuori una bellissima Sant’Agata con i seni sul vassoio, Era di Pietro Novelli…».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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