La storia
I 25 anni di Bannata, la masseria “nel silenzio” che ha accolto anche Mattarella
La scelta di Nietta Bruno, da insegnante di Diritto alla conduzione di un relais nei boschi di Piazza Armerina
«Venticinque anni fa la Masseria Bannata era solo uno schizzo sulla carta tracciato da un ospite». Così la proprietaria Nietta Bruno ci accoglie nella frescura delle mura in pietra della masseria Bannata, mentre celebra i 25 anni di attività nel cuore dell’Isola. Un posto in territorio di Enna ma vicino a Piazza Armerina che è divenuto un “buen retiro” per viaggiatori che amano la pace e un’accoglienza dal sapore antico.
Lontana dalle logiche di una ristorazione di massa l’azienda multiculturale, che dal 2002 è un agriturismo, ha ottenuto le 4 spighe dalla Regione Sicilia e quattro girasoli dal ministero delle Politiche agricole. Con le sue sei camere e con le degustazioni di prodotti di qualità è orientata sempre più verso una tipologia da “châteaux relais” o da “hotel du silence”. Costituisce la base per un viaggio in Sicilia dove è possibile rilassarsi, gustare i prodotti biologici, partecipare a corsi di cucina, lezioni nell’orto, così come godere di un massaggio in camera, programmando escursioni in alcuni dei siti come il Parco di Morgantina o la Villa Romana del Casale. Oggi l’azienda è giuridicamente la Srl Radici ed il suo futuro si chiama Giuliana, la figlia di Nietta sempre accanto alla madre nella gestione e nell’organizzazione di eventi.
Com’era in origine questo luogo ricco di fascino che attrae centinaia di turisti anche da oltralpe?
«Bannata – risponde Bruno – dall’arabo “terra baciata dal sole”, in territorio di Enna nell’omonima contrada, era un enorme latifondo appartenente alla nobile famiglia Ardoino, discendente da Carlo Magno, giunta in Sicilia nel 1040 e insediatasi quattro secoli dopo, nel 1472 nell’antica Castrogiovanni, oggi Enna. La famiglia Ardoino vi esercitava l’attività agricolo-pastorale. Intorno al 1740 viene costruita la “mannera” un insieme di ovili comunicanti, raro esempio di archeologia rurale. Poi la costruzione dei fabbricati rurali: scuderia, stalle, magazzini per le nocciole, cantine e, nei primi anni dell’Ottocento, la casa padronale. Ma negli anni ’50 del secolo scorso, la “Riforma agraria”, dimezza il latifondo e Gino Marchese Restivo, ultimo erede proverà uno scoramento tale che lo porterà alla morte, dando inizio così al lento decadimento dell’azienda».

Cosa c’era nella sua vita prima di Bannata?
«Fino all’anno 2000 sono stata insegnante di Diritto nelle scuole superiori, dirigente della pubblica amministrazione, libero professionista in materia di diritto del lavoro e di contabilità di Stato con attività di consulenza esterna per enti pubblici e privati. Ho lavorato alla creazione di consorzi, di alleanze tra imprenditori, al recupero di antiche pratiche e da presidente dell’Accademia della Cucina ho favorito la valorizzazione di un prodotto caseario condannato alla dimenticanza: il piacentino ennese Dop».
Da cosa è nato il desiderio di ritornare a Bannata?
«A questa terra sarei tornata dopo alcuni anni con una passione e il ricordo del grande noccioleto in fiamme, bruciato per mano di ottusi cacciatori di conigli, il fragoleto perduto, i pioppeti tagliati. Restavano soltanto le palme del giardino, i noci secolari e le mura della masseria settecentesca semi-diroccata, costruita con pietra e cocci di terracotta. Tutto ciò mi ha portato a recuperare la Masseria iniziando dalla produzione agricola e restaurando, in un secondo momento, tutti i fabbricati con una metaforica “carezza sulla storia”. La connotazione culturale iniziale spero che continui: è un luogo fatto da persone perché io amo il cinema e le rassegne, incontri con l’autore, la musica jazz e il teatro, la danza, le mostre di arte contemporanea. Consapevole che da soli non si può lavorare mi sono adoperata per la costituzione di un Consorzio di agriturismi in provincia di Enna e, in seguito, all’adesione all’associazione “Gusto di campagna” e al Distretto turistico Dea di Morgantina».

Tra i suoi ospiti famosi anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2023.
«L’emozione di quel giorno era fortissima perché seguiva a giornate intere di preparazione. Io non saprei dire a cosa si deve la scelta di Bannata ma credo che qualcuno sia venuto in incognito e abbia indicato questo luogo come adatto. Questa è una casa di campagna non è un luogo di lusso, però se è stata scelta sicuramente si deve alle caratteristiche di sicilianità che il presidente voleva mostrare al suo collega tedesco, ma anche rendere omaggio all’entroterra siculo. Volevano uscire dall’etichetta e godersi una giornata in campagna, dopo avere svolto degli impegni istituzionali a Piazza Armerina.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA