Il personaggio
La Sicilia secondo Gaetano Aronica: «La spinta delle donne per un cambiamento vero»
Cinema, teatro, tv e impegno. «Da Franca Viola in poi l’universo femminile ha saputo essere punto di riferimento per tutta la società, anche per noi uomini»
Se per l’attrice Monica Bellucci, “Malena” (come da lei dichiarato in occasione dei 25 anni di uscita del film di Giuseppe Tornatore) è stata professionalmente, l’occasione della vita, altrettanto lo è stata per l’attore agrigentino Gaetano Aronica. Quest’ultimo interpretò il ruolo del marito tradito di lei, tornato dalla guerra menomato di un braccio. Com’è noto, Malena racconta la storia di una donna bellissima, oggetto del desiderio e del pregiudizio degli abitanti di un piccolo paese e di un giovane che la idealizza e la insegue con passione; una figura femminile complessa, vittima delle circostanze e di una certa mentalità solita a giudicare senza conoscere e a calunniare.
Il film esplora temi importanti come l’oggettificazione sessuale, l’invidia, la gelosia e la difficoltà di vivere liberamente la propria sensualità in un contesto sociale restrittivo.
«Il mio abbraccio con la Bellucci, in Malena, nella famosa camminata sulla piazza di Ortigia, fa parte di una verità emotiva – spiega Aronica – perché eravamo tutti e due coinvolti. Quel film ha cambiato la sua e la mia vita, permettendomi di entrare nel mondo del cinema all’età di trent’anni, dopo una lunga esperienza di attore teatrale e dopo aver frequentato a Milano la scuola di Paolo Grassi. Entrai nel cinema dalla porta principale – continua Aronica – grazie a Tornatore che mi ha insegnato tutto. A cominciare dalla “dieta del minestrone” che mi fece perdere dieci chili dovendo interpretare in quel film, un reduce che torna dalla guerra, dall’Africa orientale, e il tutto doveva essere credibile. Malena il cui nome era Maddalena, fa pensare alla Maddalena e a Gesù e in fondo il mio personaggio era davvero un “povero cristo” nel senso che aveva subito gli orrori della guerra».
Il personaggio di Malena fu una rappresentazione della donna del passato in Sicilia. Ma oggi in Sicilia esistono ancora donne Malena? Che cosa è cambiato nella donna dal 2000, data di uscita del film, ad oggi?
«Se uno pensa alla scena di Malena in cui le donne del paese picchiano la protagonista della “storia” in quanto ritenuta reietta e poco di buono, invidiose della sua bellezza, ecco secondo me quel tipo di donna è tramontata. Certo che la donna è cambiata e non solo in Sicilia! Siamo addirittura in un momento di grande entusiasmo per quanto riguarda l’emancipazione femminile. E’ inutile soffermarci su cose che conosciamo benissimo. Oggi il ruolo delle donne è pienamente riconosciuto. La Sicilia, in qualche modo, è sempre all’avanguardia. Tutto è eccessivo ma tutto parte da qui. Prendiamo ad esempio la figura di Franca Viola, la prima donna ad aver rifiutato pubblicamente il matrimonio riparatore, per altro un film che ho fatto interpretando l’avvocato della difesa, oppure altre donne che sono diventate i nuovi simboli, come Felicia Impastato o Francesca Morvillo. A mio parere più che il mondo femminile è il mondo maschile in crisi. Quando parlo di donne, parlo sempre delle fasce meno protette e contro il maschilismo. Oggi c’è una riscoperta dell’universo femminile che nella storia era stato messo in disparte. Non si può più parlare di sesso debole e sesso forte, anzi, direi che i valori in qualche modo si sono ribaltati, e questo è più evidente nelle giovani generazioni che sono un passo più avanti dei maschi, le donne nella loro vita, appaiono più sicure anche in Sicilia. Le donne hanno qualcosa per cui lottare, questa frase riassume il senso di quello che penso, e avendo una figlia femmina non posso che essere apertamente dalla parte delle donne affinché possano essere libere di poter camminare per strada senza avere paura».
Dopo “Malena” le si aprirono tante “strade” ed ebbe inizio anche il lungo viaggio nella televisione molte volte interpretando personaggi siciliani…
«Tra cinema, televisione e teatro ho interpretato una lunga serie di personaggi: i giudici Borsellino, Caponnetto, Saetta, Livatino e diversi altri personaggi ancora. In particolare sono orgoglioso di aver interpretato, in quella famosa fiction “Il capo dei capi” che registrò 10 milioni di spettatori, il personaggio del giudice Borsellino. Per questa interpretazione, che spero abbia lasciato un segno nell’immaginario collettivo, ricevetti anche il “Premio Salvo Randone” conferitomi dagli amici del giudice ucciso dalla mafia. Confesso che quando mi presero per fare Borsellino, attraverso un provino, dissi a me stesso che dopo questo ruolo avrei potuto smettere di fare l’attore perché era la cosa più bella che mi fosse capitata di fare. Volevo infatti essere riconosciuto come un attore d’impegno civile perché a me non è mai mancata la passione di lottare per un mondo migliore Mi sono appassionato alle opere di Leonardo Sciascia e ho voluto fare la trasposizione teatrale de “Il giorno della civetta” che ha ottenuto un notevole successo trasmesso in Rai proprio nelle ricorrenze dell’uccisione di Falcone e Borsellino. E proprio in questo filone tornai ad interpretare le figure di tanti altri giudici che hanno fatto la storia della lotta alla mafia. Insomma una serie di interpretazioni di figure impegnate che è poi culminata con l’interpretazione di Aldo Moro avendo un ottimo rapporto con Fabrizio Gifuni. Alla fine la vita sfugge ma io sono molto contento dei personaggi che ho interpretato, veri e non veri, perché io Borsellino e Moro non li ho mai incontrati, ma per me è come se fossero due grandi amici perché ho dialogato con loro, per lungo tempo».
Quindi lei è diventato un attore d’impegno sociale. Ma la Sicilia è cambiata rispetto al passato?
«Sì, non sono un attore abituato a far ridere la gente. Ho sempre fatto ruoli drammatici e lì c’è tutta la mia natura eccessiva di siciliano, tutto quel dramma che noi siciliani ci portiamo dietro. Questa dell’impegno sociale è una cosa che non mi sta assolutamente stretta, anzi; mi piace essere considerato in questo modo. Mi piace fare qualcosa per gli altri, per gli oppressi e lo faccio dicendo la mia, attraverso il mio lavoro. Il mio obiettivo quando recito, non è essere bravo ma – come diceva Rosario Livatino – essere credibile. La Sicilia è cambiata molto. Parliamo di cose positive; c’è una sensibilità diversa rispetto alla cultura; si è capito finalmente che la cultura e il patrimonio sono cose da tutelare e valorizzare. Un tempo ad Agrigento si pensava che abbattendo i Templi, per dare spazio alle nuove costruzioni, si sarebbe creato un nuovo sviluppo. Poi ci si è accorti che non è così. Oggi noi siciliani siamo più consapevoli del nostro patrimonio culturale e riteniamo che la cultura possa fare molto per i nostri giovani».
Presto vedremo Gaetano Aronica nei panni di un altro siciliano celebre, lo scrittore Gesualdo Bufalino…
«Sono in uscita due docufilm su due scrittori siciliani uno è Pirandello, l’altro è Bufalino. Quest’ultimo mi ha insegnato molte cose; a parte amare un po’ di più la poesia e la letteratura, ma la grande importanza della vita interiore, della vita che scorre dentro di noi mentre facciamo tutt’altro. Bufalino mi ha insegnato a penetrare nel mistero della vita!».
La biografia
Gaetano Aronica è nato ad Agrigento. Dopo aver conseguito la maturità classica, studia a Bologna nella facoltà di lettere e filosofia, dove si laurea con lode con una tesi sperimentale su Pirandello con la quale vince nel 1994 il primo premio al Convegno di Studi Pirandelliani. Contemporaneamente supera l’audizione alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e si diploma come attore nel 1989. I primi anni di vita artistica sono dedicati al teatro, lavora con grandi registi e attori come Michele Placido, Ernesto Calindri, Gianrico Tedeschi, Regina Bianchi, Mario Scaccia, Alessandro Haber, Elena Sofia Ricci, Remo Girone, Franco Branciaroli e tanti altri. Dal 2000 comincia a lavorare nel cinema con Giuseppe Tornatore, in “Malena” e “Baaria”, partecipa ad una decina di film con ruoli sempre importanti. Lavora anche per la televisione, girando una ventina di fiction. Vince in questi anni numerosi premi, tra i quali, i più importanti: Efebo d’Argento per “Edda Ciano e il Comunista” nel ruolo del Commissario Marcellini, Premio Randone per “Il Capo dei Capi”, nel ruolo del giudice Paolo Borsellino, è candidato al David di Donatello per “Baaria” insieme al gruppo di attori non protagonisti. Inizia anche a scrivere per il teatro, importanti adattamenti dai romanzi di Sciascia, Arpino, Bassani, dalle opere di Pirandello. Negli ultimi anni si è dedicato molto al teatro e alla formazione dei giovani, in particolare ad Agrigento dove è stato presidente della “Fondazione Teatro Pirandello” per cinque anni, ottenendo importanti risultati come la prima storica produzione del Teatro Pirandello, “Vestire gli ignudi”, nel 2017, spettacolo che ha girato con successo nei più importanti teatri italiani. Ha continuato a lavorare sulla formazione di una Compagnia con diversi spettacoli di impegno civile, che hanno ottenuto premi e riconoscimenti, regionali e nazionali. E’ stato protagonista della prima serie di “Barbarians”, nel ruolo di Publio Quintilio Varo, in latino antico, all’interno di una produzione internazionale (Premio Fabula Atellana, Premio Naxos). La serie è stata in vetta alle classifiche negli Stati Uniti e in più di cinquanta Paesi per diverso tempo. Ultimi lavori: “Aldo Moro” nel film per RaiUno “Tina Anselmi, una vita per la democrazia”, regia di Luciano Nanuzzi, “Mascaria”, regia di Isabella Leoni (film per RaiUno), “Primadonna” per il cinema, regia di Giorgia Farina, la serie Tv “Maria Corleone, regia di Mauro Mancini, per Canale 5. Dal 2004 è direttore artistico del Teatro Palacongressi del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA