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Tutankhamon? È roba nostra…

Il catanese Francesco Santocono è l’autore del libretto (musiche di Lino Zimbone) dell’opera che inaugurerà il Museo Egizio del Cairo  

Di Leonardo Lodato |

C’è un sottile filo magico (esoterico, per i più sofisticati) che lega la nostra terra, la Sicilia, e l’Egitto. Sembrerà strano ma in fin dei conti non lo è, se pensiamo che l’attuale direttore del Museo Egizio di Torino è un siciliano di origini ragusane, Christian Greco, mentre un catanese, Francesco Santocono, è stato incaricato di portare a termine un’opera lirica dedicata alla vita di Tutankhamon (suo è il libretto, mentre le musiche sono del compositore, anch’egli etneo di nascita, Lino Zimbone). Nulla di strano, dicevamo. Basti pensare al forte legame che è sempre esistito tra l’antico Egitto e la terra Sicula. «I miei studi – spiega Francesco Santocono – sono giuridici, e quella parte che riguarda il Diritto romano mi ha fatto appassionare alla storia, al periodo tardo repubblicano – primo Principato, per intenderci, proprio quello dell’epoca di Cleopatra. Così ho conosciuto l'Egitto di cui, in realtà, non sapevo quasi nulla. Quando sono andato la prima volta, in viaggio di nozze, parliamo del 2000, ho apprezzato i posti che ho visitato, ma solo una volta tornato a casa mi è venuta quella che chiamano febbre d'Egitto». Praticamente, una sorta di mal d'Africa all’ombra di Cleopatra? «Esattamente. Ho cominciato a comprare i libri di Christian Jacq, racconti “quasi” per bambini che mi facevano respirare la stessa aria di quando mi trovavo tra i templi egizi. Poi, ho letto centinaia di testi, ho imparato a decifrare, non benissimo, i geroglifici. Attraverso la Free Forum Zone di Internet (eravamo ancora ai primordi del web), ho conosciuto Stefania Sofra, allora assistente di Zahi Hawass, segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie, con il quale è nata una vera e propria amicizia».  E da qui trae tutto origine. «Lo spunto nasce da una cosa che non esisteva, una tragedia. Eravamo a Siracusa, e uscendo da una rappresentazione classica al Teatro greco, Stefania mi dice: gli egizi probabilmente non hanno mai scritto una tragedia… Lo abbiamo fatto e Hawass, non solo ha voluto essere presente in tutte le tappe, ma mi ha invitato a presentare il libro alla Biblioteca di Alessandria d’Egitto. L’indomani lo abbiamo presentato al Museo Egizio, nel giardino del Ritz Carlton, davanti a tutti gli ambasciatori del mondo in Egitto. E lì il ministro della Cultura mi ha chiesto di scrivere, inseme ad un musicista italiano, l'opera lirica da mettere in scena in occasione dell'inaugurazione del Museo Egizio».  Altra scommessa, stavolta al fianco di Lino Zimbone. «Lino viene dal Bellini di Catania, ha lavorato a New York. Gli ho chiesto se avesse mai messo mano ad un'opera lirica e mi ha risposto: opere liriche non ne fa più nessuno. Però, facciamo una prova insieme. Ed è venuto fuori un lavoro bellissimo». Un siciliano, Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino. E adesso, un altro siciliano che si misura addirittura con Tutankhamon. Casualità o c’è un legame a dir poco magico tra la nostra isola e l’Egitto? «E' come se Tutankhamon mi tirasse per la maglietta. Nei momenti di difficoltà c’è sempre qualcosa che mi butta di nuovo dentro al progetto. Una sorta di maledizione al contrario. Per quanto riguarda i rapporti tra la Sicilia e l'Egitto, penso a Diodoro siculo; mi affascina in particolare la figura di Apollodoro di Sicilia, che srotolò letteralmente Cleopatra ai piedi di Cesare. E poi abbiamo anche il papiro a Siracusa…». Detto ciò, siamo pronti per il gran giorno? «Il 20 ottobre ci sarà l’anteprima all'Opera House del Cairo. Anteprima voluta da al-Sisi, presidente della Repubblica egiziana, probabilmente per controllare la bontà del prodotto. D’altro canto, gli egiziani paragonano l'inaugurazione del Museo Egizio a quella del Canale di Suez. “Dopo Giuseppe Verdi ecco Lino Zimbone e Francesco Santocono”, dicono. Lino arrossisce quando lo definiscono “The new Verdi”…». Nel progetto è coinvolta la Grande Orchestra Opera Italiana, formata da musicisti catanesi selezionati dallo stesso Zimbone.  «Anche i cantanti sono per la maggior parte catanesi, tranne i protagonisti, Nefertiti sarà Susanna Rigacci, nota per la lunga collaborazione con Ennio Morricone». Ma Francesco Santocono non è solo un appassionato di antico Egitto. E lo dimostra un altro progetto parallelo che sta mietendo ottimi riscontri in tutto il mondo. «Mi è stato chiesto di scrivere un cortometraggio sull’educazione alla salute e la prevenzione dell’Aids. Ho scritto la sceneggiatura di “Io & Freddie – Una specie di magia”. Il regista non dovevo essere io, ma Alessandro Haber, il protagonista, mi ha quasi intimato di dirigerlo io. Ho imparato tanto. E’ stata una regia corale. Mi ha aiutato Haber così come Stella Egitto, straordinaria». Guarda caso, Stella… Egitto… Ride Francesco. «Infatti, a volte glielo faccio notare. E’ un’attrice bravissima, e mi ha aiutato molto. Gabriele Vitale, col quale metteremo in scena l’anno prossimo “L’Ode al Papiro”. Raniela Ragonese, Mario Opinato, Luca Villaggio, il cantante dei Miracle, la band tributo dei Queen». E da qui una cascata di premi… «L’ultimo, il Premio Troisi, mi ha riempito di gioia. L’obiettivo è quello di puntare l’attenzione sulla prevenzione dell’Aids, il bullismo, l’omofobia. Il primo dicembre, Giornata internazionale contro l’Aids, intendiamo proporlo in streaming in tutte le scuole d’Italia. E siamo in finale al New York Movie Awards». Torniamo all’“Ode al Papiro”? «Sì, stiamo lavorando alla versione teatrale e stiamo partendo con quella cinematografica, ma stavolta il regista non sarò io, e lo realizzeremo tutto in Sicilia. Qui ci sono professionalità incredibili, penso a Filippo Arlotta, fotografia di “Io & Freddie”, Dario Cherubino, tutte forze che devono essere valorizzate. Così come Gianvito Casadonte, che attualmente dirige il Magna Grecia Film Festival, dopo essere passato, con grande successo, da Taormina». 

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