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Selene Caramazza, la carabiniera "tosta" di "The Bad Guy" è nata a Favara: «Forte il legame con la mia terra»

La giovane attrice ha recitato in tante fiction e serie televisive di successo

Ombretta Grasso

17 Marzo 2025, 12:14

Selene Caramazza

Selene Caramazza

E’ cresciuta in una cittadina dove non c’era neanche un cinema, «chiedevo a mio padre di comprare le cassette vhs perché i film mi piacevano moltissimo, passavo giornate intere a guardarli. Avevo 14 anni e volevo diventare regista». L’occasione di cambiare sogno arriva quasi per caso. «Accompagnai un’amica a fare un provino e lo feci anch’io. Mi resi conto che davanti alla macchina da presa mi sentivo bene. Io, che sono timidissima, avevo la possibilità di vivere mille vite, di diventare un’altra».

Bellissima, sguardo intenso, attrice trasformista, “cuore puro” pieno di fragilità e poliziotta grintosa e senza paura, Selene Caramazza, nata nel ‘93 a Palermo cresciuta a Favara, è una delle attrici emergenti più amate della sua generazione. Ha recitato in serie come “Squadra antimafia” e “Don Matteo”, nel film “Cuori puri” di Roberto De Paolis, che l’ha lanciata sul grande schermo, nel “Commissario Montalbano” e in “Prima che sia notte”, il film tv su Pippo Fava. E ancora in “Spaccaossa” di Pirrotta, “Mare fuori” e “Sei nell’anima”, biografia della Nannini. In questa stagione è stata tra i protagonisti di “The Bad Guy”, la serie acclamata da critica e pubblico dove è Leonarda Scotellaro, taglio punk e aria da dura, la giovane carabiniera sorella del magistrato-mafioso Nino Scotellaro.


«L’ho amata subito tantissimo - racconta - il senso della giustizia l’ha aiutata a superare un passato difficile, entrare nell’Arma l’ha salvata. E’ iconica, molto conflittuale, un personaggio da serie internazionale. Il rapporto tra i fratelli Scotellaro mi emoziona tanto, non si vedono ma si percepiscono. Avrei voluto avere tante scene con Luigi Lo Cascio, un attore eccezionale, estremamente generoso, che rilascia un’energia incredibile».


Una serie che ha cambiato la narrazione sulla mafia.


«Ha un registro diverso, tutto viene raccontato in maniera ironica, molto pop, ma c’è una grandissima verità in quello che si racconta».


Com’è nato il personaggio?


«C’è un team di scrittura straordinario, anche il ruolo più piccolo è ben caratterizzato. Studio molto, quando arrivo sul set sono quel personaggio e me lo porto dentro per tutte le riprese. Ho bisogno di vivere le sensazioni della figura che interpreto. Parto sempre dal corpo che racconta prima di tutto. Leonarda è militaresca, agile, sempre in allerta. E’ spavalda, cammina a testa alta, con le spalle dritte, mentre io sono timida e cammino sempre curva. Mi sono allenata, la preparazione fisica mi ha aiutata. Ho avuto anche un coach per l’accento palermitano».


Una trasformazione fisica.


«Mi piace molto cambiare, essere irriconoscibile, è qualcosa che mi stimola molto. Mi permette di giocare, di interpretare un personaggio sempre più diverso a me».


Come fa una ragazza timidissima a diventare attrice?


«Faccio questo lavoro proprio perché sono timida! - ride - Vestire altri panni mi permette di uscire dalla Selene di tutti i giorni. Ho iniziato a preservare la timidezza, consente di proteggermi e mi ha dato la possibilità di canalizzare tutte le mie emozioni in questo lavoro: recitare è la mia valvola di sfogo, posso perdere il controllo».


Quando ha deciso di diventare attrice?


«Vedevo tantissimi film fin da bambina, mi piaceva scrivere, immaginare i personaggi. Volevo diventare regista. Non avevo mai pensato a fare l’attrice, mi vergognavo. Un giorno accompagnai un’amica a fare un provino e lo feci anch’io, mi resi conto che davanti alla macchia da presa mi sentivo bene».


Come ha cominciato?


«Dopo la maturità mi iscrissi a Giurisprudenza ma in quell’anno scattò qualcosa dentro di me e dissi ai miei che volevo studiare recitazione a Roma».


Come la presero?


«Erano scioccati. Ma mi appoggiano sempre, mi hanno dato la possibilità di inseguire i miei sogni, le mie passioni. Mi dissero “se vuoi provarci vai, però continua l’università”. Mi iscrissi a una scuola di recitazione e cominciai subito a fare i primi provini. Ero partita dalla Sicilia, sostenuta dalla famiglia, volevo capire subito se davvero quella poteva essere la mia strada. Mi presero in una serie Rai “La catturandi”, poi feci “Squadra antimafia”, una serie che seguivano anche i miei genitori. Si ricredettero».


Quando è arrivata la svolta?


«“Cuori puri” mi ha dato la possibilità di arrivare sul grande schermo, fu presentato a Cannes, ha girato molti festival, mi ha fatto conoscere, mi ha portato tanti premi. Per me è stato tutto magico: il set è stata la vera scuola, lì si impara tantissimo».


Dove la vedremo?


«Ho girato ad Acireale con Alessio Vassallo e Nino Frassica “Arrivederci tristezza”, regia di Giovanni Virgilio, una commedia sentimentale che tratta il tema, attualissimo, del ghosting, quando si chiude una relazione sparendo, senza dare spiegazioni. E sono tornata a recitare con Daniele Vicari in “Ammazzare stanca”. Prossimamente sarò su un nuovo set».


C’è un ruolo che ha nel cuore?


«Mi piacerebbe un personaggio realmente esistito, un’eroina. Sogno la Giovanna D’Arco di Milla Jovovich, ma anche Anita Garibaldi, un personaggio storico».


Vede ancora tanti film?


«Sì, tantissimi, vedo tutto, è la mia scuola. Amo il cinema francese, i Dardenne. “Rosetta” è stato un film che mi ha folgorata, ogni inquadratura pulsava di verità».


È cresciuta a Favara, torna spesso a casa?


«Vado sempre in estate e per le feste. Sono cresciuta in un paese piccolo, molto tranquillo, con la piazzetta, gli amici di scuola. Mi stava stretto perché lì non potevo esprimere la mia passione».
Farm cultural park ha cambiato Favara.


«Il cambiamento l’ho vissuto poco, ero già partita per Roma. Ma è stata una scossa, ha permesso a tanti giovani di poter restare nel territorio, di far nascere altre realtà, altre associazioni, ha reso viva la città».


Il legame con la Sicilia?


«È forte, è la mia terra. La nostra isola è ricchissima d’arte e bellezze naturali. Tutti i registi si innamorano dei nostri luoghi e anche noi dovremmo dar loro più valore. Amo Scala dei Turchi, la Valle dei Templi, Sciacca ma anche i piccoli paesi dell’interno, con le viuzze, la piazza, le loro tradizioni. Tutti da scoprire».