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L'"invenzione"

Tesi di laurea sulla “cannoloterapia” di Franco Neri, il pasticcere con la passione per la musica

Siracusano, ha cominciato a fare teatro a 13 anni con i fratelli Tripiciano e con il critico Demetrio Paparoni. "Sono cresciuto con il culto che il lavoro è l'unica cosa che ti dà la libertà. Io non ho un lavoro. Ho una vita"

Di Monica Cartia |

Talento ed estro, gusto e fantasia, musica e creatività. Questi solo alcuni degli ingredienti che non sono mai mancati nella vita di Franco Neri. Classe ’60, sin da piccolo è stato circondato da prelibatezze e ad oggi non si è mai pentito di aver proseguito l’arte della pasticceria. È titolare infatti di terza generazione della pasticceria Alfio Neri. Eclettico, ironico, colorato, il suo nome da più di qualche anno si accosta in tv come in radio o nelle grandi fiere alla “cannoloterapia”. Grande stupore quando ha scoperto che una giovane studentessa laureanda a Torino ha dedicato una parte della sua tesi di laurea al brand come caso studio.

La sorpresa

«È stato un colpo al cuore. Abbiamo una quindicina di citazioni però quando ho scoperto che questa giovane ha dedicato un anno della sua vita agli aspetti legali legati al marchio della cannoloterapia, mi sono inorgoglito. Adesso la “cannoloterapia” ha anche una sua precisa identità accademica che la rende attrice di una contemporaneità nella quale coesistono gusto ed emozioni, antichi saperi e nuovi sapori, sfide digitali e tutele legali. Ho scoperto leggendo la bibliografia e la sitografia cose che avevo rimosso. Diletta Bianchi si è laureata con 110 e lode e quando sono stato a Bologna per la fiera è venuta a trovarmi e ci siamo conosciuti. È la prima testimonial in assoluto di quello che è un percorso non degustativo ma di vita».

Vita e lavoro

E la vita di Franco Neri è sempre stata scandita dal lavoro. Un lavoro che ha scelto sin da piccolo e che porta avanti insieme ai suoi due fratelli: Massimo che guida il laboratorio e Salvo che si occupa dell’aspetto amministrativo dell’azienda.«Era il 1972 quando mio padre decise di trasferirsi da Lentini a Siracusa e per quei tempi fu un salto di qualità. Mi ha sempre affascinato il mondo dell’arte: ho iniziato a fare teatro a tredici anni con i fratelli Tripiciano e con il critico Demetrio Paparoni a giocare con l’Arte. Io e i miei fratelli siamo il prodotto di un signore che sotto la guerra andava a vendere il pane. Siamo cresciuti con il culto che il lavoro è l’unica cosa che ti dà la libertà. Io non ho un lavoro. Ho una vita». Una vita che si è mossa su due binari paralleli; da un alto la pasticceria; dall’altro la musica e i concerti. «Sono stato il primo a portare i Litfiba in Sicilia ma anche i Neon, i Dissidenti. La musica è parte integrante di me. Ascolto di tutto e la musica fa da tappeto sonoro alle mie giornate. La radio è sempre accesa. Era il 1984 quando mi venne l’idea del video bar. C’erano dei televisori in cui mandavamo in loop i videoclip musicali». Se fosse uno spot, Franco Neri sarebbe: work in progress. Non si ferma mai e la prima cosa che fa quando vede entrare i suoi clienti è quella di invitarli a rallentare, a staccare dalla frenesia perché per gustare ognuno deve ritagliarsi del tempo. Da questo principio nasce il rito della cannoloterapia.

La nascita di un’idea

«La cannoloterapia è nata guardando le persone e studiando. Il successo? Intanto esiste da quattordici anni perché i progetti sono vincenti se vengono pensati a medio e lungo termine. Le cose si devono fare per il piacere di farle e non per avere un ritorno economico. Quando si inizia a ragionare sui numeri hai già perso perché puoi avere un risultato nell’immediato ma poi finisci. È la sublimazione dei sensi. Mi piace far assistere alla preparazione del cannolo quindi vista, poi nel momento in cui lo senti tra le mani entra in gioco il tatto e infine il gusto con il primo morso ma anche udito e olfatto con l’esplosione della cannella». È esperto di marketing e comunicazione. Non capita di rado infatti che le sue perle di mandorla impreziosiscano eventi culturali come presentazioni di libri, rappresentazioni teatrali, vernissage di mostre o concerti.

L’aneddoto

«Un aneddoto carino è legato al gruppo “Banco del mutuo soccorso”. Si esibivano al Teatro Abc di Catania e complice Leonardo Lodato, giornalista e appassionato di musica, mi presentai nei camerini con le perle di mandorla e con tutto l’occorrente per preparare i cannoli. Saliti sul palco raccontarono l’esperienza della Cannoloterapia. Si è instaurato un rapporto di amicizia e quando vengono in Sicilia li accolgo sempre alla stessa maniera». Quando si pensa a Franco Neri la mente corre alla fine degli anni ‘80 quando coraggiosamente decise di dare alla città un luogo diventato negli anni spazio di aggregazione culturale e musicale: Le Terrazze. «Era il 1986 e Ortigia aveva solo 2000 residenti, totalmente spogliata dalle sue persone e sostanzialmente “morta”. Non c’era nulla e il centro storico era vissuto male. Individuai il Forte Vigliena e da lì con la collaborazione sottesa dell’allora sindaco Fausto Spagna, che ha sempre avuto una visione non personalizzata delle cose e Sebastiano Battaglia, presidente della circoscrizione di Ortigia, intrapresi l’iter burocratico e all’epoca la burocrazia era più contro che favorevole. Ho organizzato più di trecento concerti. È stato un crescendo e un’esplosione di vita. Ora vorrei portare i Rockets. E poi ho tutta la stagione di Generazione 60 con i giornalisti Aldo Mantineo, Giuseppe Attardi, solo per citarne qualcuno, professionisti ma soprattutto amici».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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