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Bonus nozze, a Siracusa più matrimoni civili che religiosi

Nel 2020 in provincia sono stati celebrati 870 cerimonie: 389 sono state quelle religiose, 481 civili 

Di Salvo Sorbello |

Ha fatto scalpore, suscitando anche critiche e scetticismo, la proposta di alcuni deputati leghisti che prevedeva in un primo momento un bonus di ventimila euro per chi avrebbe scelto di sposarsi in chiesa. Successivamente, il tiro è stato aggiustato e i proponenti, anche per superare dubbi di incostituzionalità, si sono dichiarati disponibili ad allargarla a tutti i matrimoni, quindi anche a quelli con rito civile. La proposta arriva in un periodo in cui i matrimoni sono in forte flessione, anche se negli ultimi mesi si sta registrando una confortante ma ancora insufficiente ripresa rispetto al passato. 

E questo per tutto il territorio nazionale e pure per la nostra provincia. Qui da noi però si registra una novità assai rilevante: per la prima volta nella storia, i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi. I primi sono stati infatti il 55,3% del totale, rispetto al 44.7% di coloro che hanno invece scelto di celebrare il rito in una chiesa, penalizzato quest’ultimo anche dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria. Se pensiamo che, secondo i dati forniti dall’Istat, nel 2005 il rapporto era di 75% di rito religioso ed il restante 25% civile, ci si può rendere facilmente conto di come la nostra realtà sociale sia in continua evoluzione. Nel 2020 in tutta la provincia di Siracusa sono stati celebrati 870 matrimoni: 389 sono stati quelli religiosi, 481 i civili (con un quoziente di nuzialità di 2,2 per mille abitanti). La differenza numerica diventa ancora più eclatante se si fa riferimento soltanto al capoluogo: dei 267 matrimoni celebrati, soltanto 109 sono stati quelli in chiesa, mentre in 158 casi sono stati preferiti i locali del Comune. 

Nel 2004, sempre secondo i dati forniti dall’Istat, i matrimoni nell’intera provincia di Siracusa erano stati 1897, ben più del doppio rispetto a quelli dei nostri giorni. Assai diverse le proporzioni: rispetto a 1399 nozze celebrate davanti a un sacerdote, erano soltanto 498 quelle in Comune. Nel capoluogo poi, su un totale di 624 celebrazioni, 474 si erano svolte in una chiesa e 150 col rito civile. Un dato in ogni caso da esaminare con grande attenzione è quello del numero complessivo di matrimoni, anche in funzione della natalità. E’ infatti un dato ormai consolidato che siano le coppie unite in matrimonio a far nascere circa il 75% dei nuovi nati e quindi questo crollo delle nozze sta incidendo anche sulle nuove nascite. «Le ragioni che allontanano le giovani coppie dall’altare e che le portano a prendere in considerazione solo ed esclusivamente il matrimonio civile sono molteplici e di natura differente – sostengono i parlamentari nella loro proposta – Innanzitutto il matrimonio civile è di per sé una celebrazione meno onerosa rispetto al matrimonio religioso».

Una cosa comunque appare certa, al di là delle considerazioni dei parlamentari. Per far aumentare i matrimoni è essenziale che i nostri giovani trovino un lavoro stabile e dignitoso quando concludono il ciclo dei loro studi, così da superare comprensibili timori per il futuro. E devono avere la possibilità di presentarsi in banca per poter autonomamente, magari giovandosi anche delle agevolazioni purtroppo insufficienti offerte dallo Stato, senza dover umiliarsi chiedendo, magari a trent'anni e più, ai loro genitori di fare da garanti per il mutuo per l’acquisto della prima casa.  Fino a quando ci si illuderà di poter risolvere problemi che sono di importanza vitale per il futuro della nostra stessa società con dei bonus per il fotografo e il pranzo e la torta nuziale, si dimostra di non aver compreso le reali proporzioni di un contesto che, se non si interviene per cambiarlo davvero, provocherà la diffusione di comunità cittadine formate da anziani, soli e bisognosi di assistenza.

Ben vengano quindi i provvedimenti che incoraggiano le giovani coppie a costruire una famiglia ma che siano strutturali, davvero risolutivi e non aiuti spot, una tantum. Tra l’altro anche autorevoli esponenti della Chiesa cattolica hanno avuto modo di evidenziare come il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et Spes, parli del matrimonio cristiano come scelta d’amore, libera, di fede, per formare una famiglia.  

E’ evidente come per un cattolico sposarsi e far nascere un nuovo nucleo familiare sia una scelta fondata sulla gratuità, di generosità verso i figli, i genitori anziani e non certo sull’aspettativa di un bonus. Servono quindi politiche familiari forti, stabili, che sostengano davvero le coppie che decidono di sposarsi, magari riscoprendo la saldezza del legame familiare.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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