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“I coetanei gli vorranno bene”, mamma e figlio dall’Ucraina a Siracusa.

Di Francesco Nania |

Madre e figlio sono fuggiti dalla guerra per trovare riparo a Siracusa. Alexandra e il figlio Chico hanno lasciato Zaporizzja, sesta città più grande dell’Ucraina, sul versante sud Orientale, quello maggiormente colpito dai bombardamenti russi. Dopo un lungo e tortuoso viaggio, sono arrivati a Portopalo, ospiti di una famiglia. Da giovedì, invece, sono stati accolti da Tiziana De Ieso, che fa parte della sezione siracusana dell’associazione nazionale carabinieri, che, quasi per istinto, ha deciso di fare un importante gesto umanitario e di solidarietà.Alexandra è una donna minuta, che prova a celare i suoi sentimenti dietro un paio di occhiali da sole. Insieme con suo figlio di dodici anni, ha deciso di seguire l’esempio di migliaia di altri suoi concittadini, raggiungendo il confine per sfuggire alla guerra.“Abbiamo lasciato nel nostro paese una brutta situazione – dice con quel poco d’italiano che ha imparato quando per circa un anno è stata nella nostra nazione per lavoro – ci sono tanti problemi da risolvere e, per paura di finire sotto i bombardamenti, siamo scappati, lasciando la nostra casa, tutta la nostra vita in Ucraina”. Alexandra ha un compagno e il fratello che sono rimasti a casa per difendere la propria terra e i loro genitori. “Li sento tutti i giorni – dice – e ogni volta che ascolto la loro voce mi commuovo e piango”.Quando le si chiede che cosa si augura per il prossimo futuro, abbozza una risposta ma la voce si blocca in gola, e si scioglie in un pianto irrefrenabile. “Quanto vorrei che tutto questo fosse solo un incubo e ben presto ci si possa risvegliare. Purtroppo non sappiamo quando questa guerra finirà. La mia città, come tante altre, è stata bombardata. Speriamo che siano risparmiate tante vite umane”.Chico osserva tutto ciò che accade attorno a lui con la consapevolezza di essere lontano dai propri affetti ponendosi con uno sguardo a volte confuso ma voglioso di vivere questa nuova esperienza. “Per mio figlio è stato un trauma dovere lasciare gli amici, la sua casa, abbandonare le sue abitudini – dice Alexandra – gli è stato strappato via tutto quello che aveva fino al giorno prima dello scoppio della guerra. Adesso è qui. Non conosce la lingua ma sa di essere tra coetanei che gli vorranno bene, e già lo coccolano, lo coinvolgono nelle loro iniziative. E’ la prima volta in Italia di cui gli ho molto parlato. Sta bene e ha una capacità di adattamento che non pensavo. E’ tranquillo, sa di dovere affrontare una nuova realtà. Sono certa che riuscirà a venirne fuori”. Da domani comincerà a frequentare la seconda media all’istituto comprensivo Archia. Le insegnanti e i suoi nuovi compagni sono pronti ad accoglierlo in classe. “Chico è un ragazzo sveglio – dice la dirigente scolastica Valeria Nicosia – imparerà molto in fretta la nostra lingua e noi lo aiuteremo”.

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