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Isab-Lukoil, ministro Urso: “Cessione? Nelle condizioni migliori. Con il Golden power”

Si tratta dello strumento normativo che permette al governo di orientare, bloccare, o apporre particolari condizioni, a specifiche operazioni finanziarie che ricadano all’interno di settori strategici, nell'interesse nazionale

Di Massimiliano Torneo |

Il governo ha intenzione di salvaguardare le raffinerie Isab-Lukoil di Priolo anche nell’ipotesi di cessione, intervenendo attraverso il Golden power per definirne “le condizioni migliori”: lo ha detto ieri, sabato 5 novembre, a La Sicilia il ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex Mise) Adolfo Urso. Per la prima volta il governo, per voce del ministro Urso, parla di Golden power, che è lo strumento normativo che permette al governo di orientare, bloccare, o apporre particolari condizioni, a specifiche operazioni finanziarie che ricadano all’interno di settori strategici, nell'interesse nazionale. I poteri speciali, insomma. Il ministro Urso ha parlato di “dossier strategico”, riferito a Isab-Lukoil che con le sue due raffinerie nel petrolchimico siracusano garantisce la maggiore produttività nazionale, il 26% del totale. E aggiunto “per questo supporteremo al meglio ogni iniziativa anche di eventuali investitori. Peraltro ricordo – ha proseguito – che il settore rientra nei parametri della Golden power e questo può aiutarci nel definire le condizioni migliori”. Forse, dunque, il timore che la vicenda smuova appetiti speculativi e quindi la necessità di una supervisione del governo su un asset così importante e strategico. Ma di sicuro è la prima volta che da fonti governative si parla di supporto all’ipotesi “investitori”.

Potrebbe dunque non bastare il provvedimento emanato pochi giorni fa dal governo attraverso il Comitato per la sicurezza finanziaria (Csf) del Mef, per fare in modo che le due raffinerie di Priolo non fermino la produzione con il sopraggiungere dell’embargo, a partire dal 5 dicembre. La “Comfort letter” nelle intenzioni del Csf dovrebbe servire a rassicurare le banche che Isab-Lukoil non è soggetta a sanzioni ed è fuori da quel perimetro giuridico: questo dovrebbe permettere la riapertura delle linee di credito per l’azienda, che così potrà tornare a acquistare petrolio non russo. Il problema, va ricordato, ha origine nella reazione delle banche alle prime sanzioni Ue alla Russia per la guerra in Ucraina: a marzo gli istituti di credito avevano interrotto i rapporti finanziari con l’azienda, andando oltre alle sanzioni che di fatto non toccano Isab-Lukoil. Isab è una società italiana, di proprietà della svizzera Litasco a partecipazione della russa Lukoil: né Isab, né Litasco e nemmeno Lukoil sono soggette a sanzioni. Ma banche e fornitori erano andati oltre alle stesse sanzioni temendo rapporti con un’azienda gravitante attorno a un gruppo russo. Questo ha costretto Isab-Lukoil a rifornirsi solo di petrolio russo. E quindi a rischiare la chiusura con l’avvio dell’embargo al greggio di Mosca. Ora, dunque, se non bastassero queste rassicurazioni, il governo parla chiaramente anche di supporto a una eventuale cessione. Forse per vigilare su eventuali appetiti speculativi. L’azienda nel frattempo ha respinto l’offerta di acquisto da parte di un fondo Usa, la Crossbridge Energy Partners. La Sicilia aveva scritto a fine settembre di questo interessamento. Raccontando di rappresentanti del fondo statunitense per dodici giorni all’interno degli impianti del petrolchimico siracusano per una “due diligence”, ossia una di quelle incursioni per analizzare lo stato economico e patrimoniale di un’azienda, con l’obiettivo di stabilire la fattibilità di un acquisto. Avevamo scritto anche della “freddezza” dell’azienda. Ora la conferma dell’offerta respinta arriva dal Financial times, La cessione a un proprietario non russo, secondo il quotidiano economico britannico, avrebbe permesso agli stabilimenti di Priolo di rifornirsi di greggio alternativo. Lukoil non la pensa così. Pare non abbia intenzione di cedere le raffinerie né a fondi né a altri eventuali investitori.

Supportata dalla “comfort letter”, avrebbe anche stilato due piani per resistere. I manager dell’azienda li hanno descritti ai quadri alcune settimane fa: da una parte l’eventualità di utilizzare grezzo tecnicamente “non russo”, visto che l’azienda è proprietaria di pozzi fuori dal territorio russo; dall’altra la massimizzazione del parco stoccaggio (quello dell’impianto Sud di Priolo è il più grande di tutte le raffinerie italiane). Riguardo all’interessamento di fondi come quello Usa, il ministro Urso ha detto: “Credo che le raffinerie di Priolo siano un asset importante e remunerativo, quindi di interesse da parte degli operatori, non solo dei fondi”. C’è un distinguo, dunque. Da qui l’idea di vigilare con lo strumento del Golden power. L’azienda comunque fa intendere di non pensare a alcuna cessione. E sulle parole del ministro (“supporteremo al meglio ogni iniziativa anche di eventuali investitori”) ha lasciato trapelare: “Magari la prossima settimana il ministro le spiegherà al governatore e poi a tutti”. Martedì, infatti, a Roma volerà il presidente della Regione Renato Schifani, atteso al Mimit (nuovo acronimo del ministero) da Adolfo Urso proprio per trattare il caso Isab-Lukoil. Insomma, sono ore convulse, si capisce. L’ultimo carico di grezzo russo in realtà scatta domani, 7 novembre, visti i tempi tra ordine e consegna. Sono dunque ore decisive. Anche per il futuro degli oltre 3mila operai, tra interni e indotto. E per il resto del polo siracusano, che a Isab-Lukoil è legato a doppio filo. Dal ministro Urso comunque parole rassicuranti: “Se saranno necessari ulteriori interventi (oltre la comfort letter ndr) li faremo in tempo utile. Stiamo lavorando affinché l’azienda possa continuare la sua attività produttiva così importante per il paese e per l’occupazione in Sicilia”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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