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Sequestro depuratore Ias: “Così chiudono tutte le aziende del Petrolchimico”

Di Massimiliano Torneo |

"Se la Procura dovesse decidere di chiudere le valvole, non ci sono tante alternative". Senza il sistema di depurazione delle acque, per le aziende della zona industriale sarebbe qualcosa di molto simile alla chiusura. Impossibile operare. Potrebbe essere questa, dunque, una conseguenza del provvedimento emesso stamattina dal tribunale di Siracusa, con cui è arrivato il sequestro del depuratore Ias di Priolo, nel quale finiscono i reflui dei Comuni di Melilli e Priolo, ma anche i fanghi dalle aziende della zona industriale. L'accusa è grave: disastro ambientale aggravato in relazione all’inquinamento atmosferico e marino, e coinvolge, oltre ai vertici della società Ias anche quelli delle grandi aziende del petrolchimico (Versalis, Sonatrach, Raffineria Italiana, Esso, Sasol, Isab e Priolo servizi). Secondo le conclusioni della Procura, avallate dal gip, la gestione "abusiva" del depuratore avrebbe prodotto negli anni l’immissione illegale in atmosfera di circa 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive e di oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi in mare, tra il 2016 e il 2020. Ora l'impianto verrà affidato a un amministratore giudiziario e nel decreto di sequestro spicca la "totale inadeguatezza allo smaltimento dei reflui industriali immessi dalle società coinvolte", per cui il depuratore potrà continuare ricevere e trattare i reflui domestici dei due comuni (Priolo e Melilli), ma non più i reflui provenienti dalle grandi aziende del polo industriale. Un dettaglio inquietante per la produzione dell'intera area. Tuttavia confermato da fonti della Procura. Le aziende coinvolte aspettano le disposizioni del subentrante commissario, ma non sembra ci siano margini interpretativi. "Se verranno chiuse le valvole ne prenderemo atto", è il pensiero amaro dalle parti delle imprese. Che con l'amarezza masticano un ragionamento: "È ragionevole pensare a un'associazione criminale che coinvolga Sasol, Sonatrach, Isab, Priolo Servizi, e quindi anche Erg, Versalis e indirettamente Eni? Con quale fine?". Le condizioni di esercizio del 2019, anno cui si riferiscono le indagini che hanno portato al sequestro, sono le stesse di adesso, "ma anche le stesse del 2017, del 2015, o del 2008 o del 2002", è la coda del ragionamento amaro degli industriali. Con questo sequestro si potrebbe anticipare la crisi temuta a causa dall'embargo al petrolio russo. A dirlo con chiarezza è il deputato regionale di Prima l’Italia Giovanni Cafeo: "Il sequestro dell'impianto Ias, se da un lato apre interrogativi sul ciclo della depurazione, dall'altro spalanca le porte della chiusura delle aziende del Petrolchimico di Siracusa". Poi aggiunge: "ll problema è comprendere dove le aziende del Petrolchimico dovranno conferire i reflui industriali dopo il provvedimento del tribunale. Di certo, non potranno conservarli in eterno. È necessario svolgere gli accertamenti ma è altrettanto indispensabile individuare una via d'uscita rapida perché qui c'è in gioco l'esistenza di un intero settore produttivo, colonna portante del territorio siracusano e siciliano".

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