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Il caso

No al ritorno delle spoglie di Santa Lucia a Venezia: esposto degli avvocati aretusei

In “prestito” in Sicilia da alcuni giorni, dopo Siracusa saranno esposte oggi a Belpasso e domenica nella cattedrale di Catania

Di Seby Spicuglia |

La lunga notte degli avvocati aretusei per “salvare” Lucia. La notte della vigilia di Natale, a Siracusa un gruppo di legali laici e cattolici si è riunito per tentare l’impossibile, ovvero compilare un esposto da presentare in Procura e alla Sovrintendenza per chiedere che il corpo di Santa Lucia non lasciasse la sua città natale per tornare a Venezia.Mentre ieri mattina i resti mortali della Patrona si sono mossi alla volta di Carlentini, il 24 notte un gruppo di civilisti e penalisti ha lavorato incessantemente e in gran segreto per cercare di distillare una motivazione valida che intercettasse il sogno di una parte dei siracusani perché Santa Lucia non ripartisse alla volta della città lagunare.

La vara spostata

All’origine del conciliabolo, i fatti di giorno 21, quando la vara che trasportava il Corpo dalla Basilica della Borgata in Cattedrale è stata spostata dal centro di Corso Umberto, dove precedeva il simulacro, nella corsia laterale perché a detta dei rappresentanti della Curia veneziana presenti – il corpo di Santa Lucia è dal 1860 conservato nella chiesa di San Geremia, ed era tornato a Siracusa in prestito per la terza volta – gli scossoni per la strada erano troppi e troppo frequenti.Ad essere in discussione l’integrità della Sacra Salma, fragilissima: è vero che a Siracusa sarebbe arrivata integra, ma quella passeggiata per la città per alcuni sarebbe stata troppo traumatizzante, al punto che proprio durante la processione dalla Borgata in Ortigia, all’altezza di Corso Umberto sarebbe scoppiata la bagarre: nervosismo, l’ipotesi di portare la teca a spalla, improvvisi divieti di avvicinamento a tutti, vecchiette redarguite per i tentativi di porre sul manufatto fiori e immaginette.

Le strategie

Il gruppo di avvocati avrebbe messo sul tavolo strategie di ogni tipo, privilegiandone una ardita: «Ovvero – racconta chi l’ha ascoltato direttamente da uno dei protagonisti – che un ulteriore spostamento da Siracusa a Venezia, a quel punto, potesse essere dannoso». Nell’esposto, elaborato ma alla fine non presentato, si sarebbe sostenuto che «se il corpo è un “bene culturale”, come tale non si sarebbe dovuto sottoporre di nuovo ad un trasporto ipoteticamente pericoloso».E’ vero che il corpo appartiene alla Curia veneziana, ma se si fosse dimostrato che in realtà si tratta di un “bene culturale”, come ha provato ad elaborare il gruppo notturno di avvocati aretusei, con una forte componente storica, portato dalla catacombe siracusane a Costantinopoli e da lì a Venezia, a tutelarne l’integrità – in quanto bene culturale – dovrebbe essere lo Stato. Poi, la compagine legale ha desistito alle prime luci dell’alba, ormai era Natale, riproponendosi di ritornare sull’argomento con calma e di approfondire in seguito, lasciando sul tavolo del dibattito la certezza che il percorso stradale cittadino si sarebbe potuto approntare meglio, ma anche con il timore che l’attuale visita del Corpo a Siracusa potrebbe essere l’ultima. Quegli scossoni non sarebbero piaciuti affatto ai piani alti della Chiesa veneziana, e una volta che i resti sacri faranno ritorno a San Geremia i controlli sullo stato di salute dei resti saranno attentissimi.Ieri mattina il Corpo intanto ha proseguito il suo minitour in terra siciliana – Carlentini, oggi Belpasso e infine domenica nella Cattedrale di Catania. Poi lunedì Santa Lucia volerà alla volta di Venezia.

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