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Scieri, si torna in aula. La caduta e le indagini di 23 anni fa al centro del dibattimento

 Gli imputati, accusati di omicidio volontario in concorso, sono gli ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara

Di Massimiliano Torneo |

Si torna in aula oggi, sabato 11 giugno, in Corte d’Assise a Pisa, per la terza udienza dall’avvio del dibattimento nel processo per la morte di Emanuele Scieri. Otto i testi previsti. E se nell’udienza del 28 maggio è stata analizzata prevalentemente, attraverso i testimoni, la giornata del ritrovamento del corpo di Lele, il 16 agosto del 1999, oggi sotto la lente d’ingrandimento dei riscontri potrebbe finire la sera (del 13) in cui sparì, rientrato dalla libera uscita, dentro la caserma in cui era arrivato al mattino per il servizio di leva nei parà, dopo aver svolto il Car a Scandicci. Gli imputati, accusati di omicidio volontario in concorso, sono gli ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara.Tra i testi sarà (a meno di colpi di scena) la volta di Stefano Viberti, commilitone di Lele e ultimo a vederlo vivo quella sera, prima di salire in camerata lasciandolo forse (gli verrà chiesto oggi) nell’area del casermaggio dove Lele avrebbe voluto fare una telefonata e invece, secondo l’accusa, incrociò i suoi aguzzini. Poi sfileranno dinanzi alla corte, ai pm e ai difensori di parti civili e imputati, anche il vicecomandante, a quell’epoca, della brigata Folgore, Gianni Fantini, e Alfio Pellegrin che nel ‘99 era capitano d’ispezione alla Gamerra, in servizio con quella funzione proprio il 13 agosto, la sera in cui Lele non risultò presente al contrappello e, nonostante fosse stato visto rientrare in caserma, non venne cercato. Verranno sentiti oggi anche i due militari del nucleo carabinieri che svolse le indagini subito dopo il ritrovamento, nel 1999. E ancora: l’ingegnere Grazia La Cava e il dottor Federico Boffi, redattori della consulenza cinematica, ossia la perizia sulla caduta di Enanuele dalla famosa torretta asciugatoio sotto la quale venne trovato morto. Per l’accusa, va ricordato, Scieri incrociò i suoi aguzzini nell’area casermaggio, zona “di dominio” dei nonni, venne costretto a atti di nonnismo che sfuggirono di mano, cercò di raggiungere la torretta per scappare, ma lì venne raggiunto, fatto cadere, e lasciato morire. I due periti, che erano stati nominati dalla commissione parlamentare che ha indagato sulla vicenda e fornito alla Procura pisana elementi per riaprire, nel 2017, l’indagine, forniranno elementi sulla eventuale compatibilità tra le lesioni e la caduta.Ognuna di queste testimonianze, secondo i legali della famiglia Scieri, Alessandra Furnari e Ivan Albo, continuerà a fornire “un pezzetto del puzzle di verità” su cosa accadde quella sera. Ma anche su come furono compiute le indagini nell’immediato. Assisterà all’udienza il fratello di Emanuele, Francesco Scieri.

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