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Addio a Joe Caroff: fu il grafico che inventò il logo 007

Aveva 103 anni, si è spento a New York

Paolo Martini

18 Agosto 2025, 17:28

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Joe Caroff, il grafico statunitense dietro alcune delle immagini più iconiche del cinema del Novecento - inclusa la pistola nascosta nel numero 007 del logo della saga di James Bond - è morto in una casa di riposo di Manhattan all’età di 103 anni, alla vigilia del suo 104º compleanno. L'annuncio della scomparsa è stato dato dai figli Peter e Michael Caroff.

Se il nome non dice nulla, è perché Joe Caroff ha scelto, con tenacia e modestia, di restare dietro le quinte. Ma il suo lavoro lo si è visto ovunque. Dietro al tratto che ha segnato i manifesti dei film "West Side Story", "Manhattan", "Cabaret", "Ultimo tango a Parigi" e "A Hard Day's Night - Tutti per uno" e centinaia di altri titoli, c'era lui: l’uomo con gli occhiali, la matita sempre pronta e un senso grafico che oscillava tra l’essenziale e il teatrale. Senza mai alzare la voce, Joe Caroff ha plasmato l’immaginario visivo del secolo scorso.

Nel 1962 gli venne commissionato un semplice logo per la carta intestata della campagna promozionale di un nuovo film: "Licenza di uccidere", il primo della saga di James Bond, prese il numero “007” e ci vide subito un’arma. Letteralmente. La linea che tracciava a matita per guidare la composizione si trasformò, nella sua mente, nella canna di una pistola. Bastò una curva, un tratto deciso, un grilletto aggiunto con maestria, ed ecco nascere il logo più famoso della storia del cinema. Un’opera da 300 dollari. Niente crediti nei titoli, nessuna royalty. Ma una firma indelebile nella cultura pop.

Caroff aveva una filosofia: "l'annientamento del superfluo". Il suo lavoro era ridurre un intero film a un solo, folgorante concetto visivo: una skyline composta da lettere per "Manhattan" di Woody Allen; un chitarrone attorcigliato per "A Hard Day's Night" di Richard Lester con i Beates; Liza Minnelli troneggiante su un’insegna luminosa per "Cabaret" di Bob Fosse. Per "Zelig" di Allen cambiò font a ogni lettera del titolo, riflettendo la mutevolezza del protagonista. Per "Rollerball", il titolo sembrava già una pista da pattinaggio.
Nato nel New Jersey il 18 agosto 1921 da immigrati ebrei dell’attuale Bielorussia, Caroff s'innamorò del colore quando, a quattro anni, dipinse il proprio vestito con un set d’acquerelli. Studiò al Pratt Institute, lavorò con Jean Carlu e dopo la guerra si costruì una carriera da freelance, promossa dalla moglie Phyllis, che portava i suoi bozzetti agli editori. Il primo incarico importante arrivò nel 1948: la copertina per il libro "Il nudo e il morto" di Norman Mailer. Era solo l’inizio. Negli anni, collaborò con decine di registi, ma uno in particolare - Woody Allen - lasciò il segno, o meglio, lo lasciò senza parole. Joe Caroff non amava la gloria. Preferiva le scadenze al red carpet. Nel 2021, alla soglia dei cento anni, ricevette un orologio inciso con il logo 007 dai produttori della saga di Bond. Un gesto tardivo, certo. Ma simbolico. Il tempo - quello sì - gli ha reso giustizia.