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Il cuore di Matteo Marzotto per la Sicilia: «Terra generosa e dinamica, ma sappiate rispettarla»

Frontman della lotta alla fibrosi cistica, sarà con Nicola Piovani a Giarre per il gala di beneficenza “Fundraising Doniamoci”

Di Giorgia Lodato |

I numeri da record che raccontano il successo del “Fundraising Doniamoci”, uno degli eventi di beneficenza più importanti in Italia, dedicato alla ricerca sulla fibrosi cistica, sono i numeri del cuore. Quelli, per cominciare, di chi ha ideato sei anni fa questo evento, l’imprenditore etneo Claudio Miceli. E c’è, poi, il cuore di ospiti straordinari che in ogni edizione hanno voluto spendersi per essere testimonial della raccolta, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per dare anche il proprio contributo alla causa. E quest’anno, per la manifestazione che si svolgerà domani alle 19 a Radicepura, a Giarre, sarà il cuore del grande compositore premio oscar Nicola Piovani a battere per il “Fundraising 2023, Doniamoci”. E poi i numeri da record, abbiamo detto: oltre 3.500 ospiti in cinque edizioni hanno partecipato in questi anni al Fundraising dinner, dando vita a una gara di beneficenza. 200mila euro i fondi raccolti, 2.500 i biglietti pagati e interamente destinati ai progetti di ricerca. E poi 200 chef coordinati da Seby Sorbello, decine i pasticcieri della CON.PA.IT, guidati da Peppe Leotta, accanto a decine di produttori di vino e sommelier dell’associazione Ais.

Si presenta, dunque, con questi numeri la sesta edizione dell’evento che gode del sostegno della Lega Italiana Fibrosi Cistica (Comitato di Catania), della Fondazione Italiana Fibrosi Cistica, dell’Associazione volontari contro la fibrosi cistica e malattie correlate. E anche quest’anno a testimoniare l’importanza della manifestazione di Radicepura sarà il presidente nazionale della Fondazione FC, Matteo Marzotto. L’imprenditore, che è erede di una della famiglie italiane che ha fatto la storia dell’impresa nel nostro Paese e nel mondo, è oggi presidente di MinervaHub, una nuova realtà industriale del settore moda, specializzata in finiture e materiali per manufatti di lusso, e si occupa di altre innumerevoli e diversificate attività economiche e finanziarie. Ma per noi è, in questo caso, soprattutto il presidente della Fondazione Fibrosi cistica. Un impegno scattato in lui da quando questa malattia gli ha portato via la sorella Annalisa ad appena 32 anni.

Da quel momento Matteo, “giovane, ricco, famoso, bello, amante degli sport legati al volo e alla bicicletta”, dice la sua biografia ufficiale, e fervente credente in Dio, della lotta alla fibrosi cistica ha fatto la sua missione, senza risparmiarsi. Partendo proprio dallo sport, dalla sua passione per la bici, e dal Bike tour che da 11 anni riunisce campioni delle due ruote, ma anche semplici sportivi e appassionati, che vengono chiamati per sensibilizzare l’opinione pubblica a sostenere le attività delle delegazioni che si occupano della lotta alla fibrosi cistica.

E allora con Matteo Marzotto partiamo proprio da qui, dalla bicicletta. Un piccolo giro prima di arrivare a Radicepura e a Giarre. Perché per Matteo le due ruote sono davvero una passione. «Sì, è così. La bici è molto coinvolgente ed è diventato per noi uno straordinario mezzo per far crescere l’attenzione sulla nostra attività a sostengo della Fondazione. Abbiamo tanti amici campioni dello sport, che ci hanno sostenuto anche quest’anno con grande affetto, e tantissimi sono proprio legati al mondo del ciclismo. La bicicletta è un mezzo che ci unisce nella sfida contro la fibrosi cistica. Siamo una grande famiglia di oltre 5mila volontari suddivisi su tutto il territorio nazionale in circa 156 delegazioni. Tutta l’Italia è coinvolta in centinaia di eventi ogni anno, e tra queste manifestazioni che suscitano anche curiosità tra la gente, c’è il nostro piccolo grande viaggio in Italia in bicicletta».Per Matteo Marzotto la bici è passione, è socializzazione, è vita familiare. «Io pedalo con il tandem con la mia compagna, riusciamo a fare circa 100/120 chilometri al giorno attraversando le piazze dove ci sono i gazebo che raccontano della fibrosi cistica e offrono il nostro ciclamino della ricerca. E proprio con il bike tour si inaugura il mese nazionale della ricerca contro la malattia genetica grave più diffusa in Italia e in Europa».

La Fondazione fibrosi cistica di Matteo Marzotto promuove e sostiene la ricerca, ma ha anche un obiettivo immediato e contingente da centrare. Aiutare chi non può sostenere le terapie. «Ci sono farmaci molto onerosi e molto efficaci – spiega – che oggi il sistema sanitario nazionale offre anche gratuitamente e di cui possono beneficiare 7 persone su 10. Noi vogliamo occuparci del restante 30%. Nel frattempo stiamo lanciando, oltre a quelli consueti, alcuni grandi progetti strategici, come quello dedicato a un laboratorio genetico molto importante che speriamo di poter finanziare nei prossimi anni».Matteo è imprenditore nell’anima, ovviamente, con un grande amore per il suo Paese. E questo riemerge quando spiega che è un delitto perdere i nostri cervelli. «La Fondazione lavora anche per far rimanere in Italia giovani scienziati. Abbiamo un importante progetto intitolato al nostro fondatore più illustre, il prof. Gianni Mastella, per perfezionare all’estero la formazione di giovani ricercatori e farli rientrare in Italia per portare il loro contributo nel sistema della ricerca italiana».

Ed eccoci al Sud, a Giarre, a Radicepura. Al contributo che arriva da questo pezzo d’Italia. È poco? È tanto? Matteo ha le idee chiarissime anche su questo e confessa il suo amore per questa terra.«La nostra è una bellissima storia vissuta tutti i giorni e la Sicilia è una regione di straordinario dinamismo e generosità. Come dice il nostro Papa, “da soli non si fa niente, ma tutti insieme si possono fare grandi cose”. Quasi 6mila chilometri pedalati in tutta Italia e posso testimoniare che il Sud, tanto quanto e forse di più del Nord, sostiene le cause importanti e intelligenti. E la Sicilia ha una parte straordinaria in questo».

E l’amore per la Sicilia, emerge anche dal racconto che Matteo fa delle sue pedalate nell’Isola, dall’apprezzamento, ma anche dagli appunti. L’imprenditore, lo sportivo, il turista: un occhio attento e critico. «Abbiamo pedalato due volte in Sicilia, con grandi attraversamenti dell’entroterra. Sono stato a Enna, abbiamo fatto un percorso da Pachino a Catania, passando per Noto, Agrigento. È una terra che frequento da tutta la vita. Era nel cuore di mia madre, mio nonno ha avuto per tanti anni una bella casa a Taormina che frequentavamo e spesso ho partecipato a Festival ed eventi di lavoro. La Sicilia è una terra che amo. Dispiace, se devo dire la verità, vedere che è una terra di grandi contraddizioni. Basterebbe poco per essere un luogo perfetto, ma pedalando a 25 chilometri all’ora vedo molto da vicino che c’è poca cura, il territorio è sporcato dall’immondizia e mi colpisce enormemente. Ho fatto migliaia di chilometri in Sicilia in bicicletta e ancora mi stupisco di come non ce ne prendiamo cura. Il nostro Paese siamo noi stessi, dobbiamo curarlo e rispettarlo. Sarei più felice se vedessi una Sicilia, ma anche altre parti di Italia, bella e pulita in tutte le sue parti. Ogni volta che ne parlo con un siciliano mi risponde “Sono d’accordo con lei”. Ma di concreto che si fa? Poi qui ci sono eccellenze mondiali, anche supportate dalle Università, ma che camminano fianco a fianco con le montagne di rifiuti: non si riesce a capire dov’è la logica. In Sicilia ci sono imprenditori straordinari, fiori all’occhiello del tessuto economico e sociale non solo locale, che hanno fatto cose egregie in tutto il mondo, partendo da un territorio che dai più viene massacrato. Bisognerebbe seguire il loro esempio. E trattare bene questa bellissima terra. Che ha un cuore grande così».

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