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Il pigiama party di Dolce & Gabbana conquista Milano

Lo show di D&G per la prossima estate dedicato al capo da notte maschile per eccellenza

Di Venera Elisa Fichera |

Il pigiama party di Dolce&Gabbana apre la Milano Moda Uomo dedicata  alle collezioni maschili primavera/estate 2026. Un omaggio a un capo che fa parte del guardaroba della maison celebrato mediante mille declinazioni sotto l’egida del leisure time.

Sulle note di una sinfonia di musica classica, che fa da soundtrack,  l’indumento nato nella lontana India con tutto il suo fascino esotico,  e diffusosi in Europa dal 1700 mediante la colonizzazione inglese,  diventa interprete dei codici del brand. Ed ecco sfilare in una passerella dal design minimalista pigiami in  tessuto froissé: effetto stropicciato, a righe, animalier, tempestati  di strass, di decori artigianali nati da “mani sapienti”, impreziositi  da spille cammeo, accompagnati da canotte, coppole, cardigan tricot e  biker in pelle ecologica anche in stampa cocco o capispalla in faux  fur come le calzature. A completare il look la borsa Sicily dalle linee oversize, utilizzata  come 24h, e cravatte per pijama boys metropolitani che scelgono  un’attitude rilassata anche per affrontare la giungla urbana.

Indossato spesso in seta dagli aristocratici, nel corso del 900 molti  artisti hanno persino scelto di farsi ritrarre nelle foto con eleganti  pigiami, spesso considerati indumenti di lusso, mentre altre  personalità organizzavano ricevimenti nella propria abitazione  indossando proprio un pigiama. Il duo creativo lo riporta in auge con questa elegante collezione,  moderna, seppur intrecciata con preziosi fili del passato, e dedicata  a un uomo, eccellente interprete della maison, che sussurra al mondo:  “the street is my runway”.

Ci spostiamo adesso nell’Africa di Emporio Armani. Infaticabile “Re Giorgio”: seppur a casa in convalescenza dopo il recente ricovero ospedaliero ha seguito in diretta non solo la sfilata, ma anche le prove dello show della linea Emporio. «Giorgio ha visto la sfilata in diretta. Mi ha detto che gli è piaciuta, e gli ho risposto “lasciala almeno finire”» ha scherzato il suo storico braccio destro Leo Dell’Orco, responsabile delle linee maschili della maison, uscito in passerella a fine sfilata, la prima in 50 anni senza lo stilista.  La notizia della sua malattia ha fatto preoccupare il mondo della moda e non solo: da quando ha comunicato la sua indisposizione, a Giorgio Armani sono arrivati centinaia di messaggi di auguri, a partire da quello dell’amica Michelle Pfeiffer. E lui ieri mattina, leggendo i giornali, si è anche un po’ commosso per tutto questo affetto. Ieri, alla sfilata della collezione Emporio, inevitabilmente si parlava molto delle condizioni di salute di Armani, che compirà 91 anni l’11 luglio, ma il suo team ha rassicurato tutti spiegando che il signor Armani  si sta riprendendo e, fedele alla sua celebre dedizione per il lavoro, ha seguito via Facetime ogni dettaglio dello show, ansioso di riprendersi per i prossimi appuntamenti parigini dell’alta moda.

La collezione torna su un motivo fondante della sua estetica:  l’interesse autentico per altre culture tradotto nel gesto quotidiano  del vestirsi. Segni, colori, idee della cultura africana sono riletti  attraverso la lente della visione Armani. Richiami all’artigianato  locale si integrano armoniosamente in un guardaroba eclettico e  contemporaneo, fatto di giacche morbide spesso portate a pelle,  pantaloni ampi, lunghe tuniche dove crêpe e lino hanno una mano ruvida  o fluida e impalpabile, con tinture a freddo che danno al colore una  patina di vita vissuta sotto un sole inesorabile mentre pattern che  muovono le superfici sono ispirati ai mosaici marocchini o alle tende  berbere. «In questi ultimi anni è stata per me una piacevole sorpresa  riscoprire l’interesse delle giovani generazioni per le origini del  mio lavoro, per le forme esplorate trent’anni fa e che appartengono  ancor oggi a un’estetica in continua evoluzione. Questo mi ha spinto a  riguardare quel momento, non con nostalgia, ma per coglierne  leggerezza ed energia. Questa collezione, molto sentita, è un omaggio  al sud del mondo che mai smette di ispirare, pensata per un uomo  consapevole che non disdegna la decorazione», dichiara Giorgio Armani in una nota diffusa a margine dello show.

Fay, infine, ha presentato venerdì sera, nel  Padiglione di Arte Contemporanea, la sua collezione in parte ispirata  al mondo del gentleman driver e al glamour che si respirava nei  paddock e nei circuiti delle corse automobilistiche tra gli anni 60 e  70 insieme alla Limited Edition realizzata in collaborazione con il  pilota e imprenditore svizzero Ronnie Kessel denominata “Fay Racing”  Jacket.

Ronnie Kessel è uno dei più importanti player globali nel mondo  dell’automotive e proprietario della Loris Kessel Auto fondata nei  primi anni 70 dal padre Loris, ex pilota professionista con una  carriera culminata in Formula 1. Per la realizzazione di questa  Limited Edition sono stati consultati anche i preziosi archivi di  famiglia. «Sono molti i brand di moda che oggi stanno lanciando delle  capsule collection dedicate al mondo dell’automobilismo, anche grazie  al film “F1” con Brad Pitt a breve nelle sale», racconta Ronnie Kessel  che continua: «Io credo che Fay abbia declinato questo concept in  maniera più classica, quindi pensiamo alle auto classiche, vintage,  riportando a un romanticismo che secondo me si sposa benissimo con la  moda, rappresentando al meglio i codici del dress code in pista. La  giacca in questa sfumatura di azzurro è ispirata alla tuta di Formula  1 di mio padre, che correva negli Anni 70, e rappresenta uno dei primi  tentativi di tuta ignifuga. Il blu deriva dal jeans che componeva il  tessuto in quanto materiale ignifugo utile a proteggere dal fuoco».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA