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Dopo due anni di stop riecco i riti della Settimana Santa in Sicilia tra Misteri e Diavoli: tutti gli appuntamenti

Da Caltanissetta ed Enna fino a Trapani, le tante tradizioni alcune delle quali affondano le proprie radici nei secoli

Di Redazione |

«Con la Domenica delle Palme è entrata nel vivo la Settimana Santa. In Sicilia, questo periodo che anticipa la Pasqua, assume un significato ancora più profondo, legato alle nostre tradizioni e ai Riti che in tantissimi luoghi della nostra Isola si tramandano da secoli. Quest’anno, poi, le celebrazioni, con le Processioni dei Misteri, le Sacre Rappresentazioni e i Cortei storici, hanno il sapore della rinascita dopo due anni di pausa forzata dovuta alla pandemia». A sottolinearlo è l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, commentando l'inizio della Settimana Santa in Sicilia

In Sicilia la Settimana Santa è un susseguirsi di rappresentazioni e processioni. Tra fede e folklore, piccoli e grandi centri rievocano la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo. Un richiamo per fedeli e turisti. E per i tanti emigrati che, proprio a Pasqua, tornano nel paese natio. La Sicilia che sembra quasi l’Andalusia. E come potrebbe essere diversamente visto il passato della nostra isola e vista la secolare presenza spagnola in Sicilia. 

Vie crucis e rappresentazioni sacre vissute con pathos, con la partecipazione di decine di figuranti, con scenari e rituali che continuano a parlarci di morte e rinascita, del risveglio della vita, della vittoria del bene sul male.  La Settimana Santa in Sicilia è uno scrigno di sorprese che spesso colpisce al cuore: religiosità popolare, devozione sentita, atmosfera suggestiva e riti che affondano in tradizioni secolari si diffondono in tutte le province.

Nella “mappa” delle celebrazioni religiose occupa un posto di primo piano Caltanissetta. Durante la Settimana Santa la città nissena si trasforma in un immenso teatro, dove prendono vita antiche tradizioni, riti e processioni. Come quella dei Misteri del Giovedì Santo, nel corso della quale sedici statue raffiguranti le varie stazioni della Via Crucis attraversano le vie della città.

Stessa ritualità anche a Trapani, dove vengono portate a spalla antiche e pesantissime statue di legno – i “misteri” – che rappresentano le varie scene della passione di Cristo. Una tradizione lunga oltre 400 anni che si svolge il Venerdì Santo per concludersi il giorno dopo. Ventiquattr’ore durante le quali la città si anima di luci e colori. 

Niente statue, invece, a Montelepre, in provincia di Palermo. Qui i protagonisti della processione dei misteri sono circa 400 cittadini in costumi d’epoca. I figuranti che interpretano gli ottanta quadri con gli eventi più importanti dell’Antico e del Nuovo testamento percorrono le vie del paese seguiti dall’urna del Cristo morto portata a spalla dai “civili” e dai “galantuomini” e il simulacro della Madonna Addolorata avvolta da un manto nero e condotta dalle "maestranze". La tradizione vuole che anche Salvatore Giuliano, prima di diventare un bandito, impersonò Re di Gerico, uno dei personaggi che dalla metà del ’700 vengono rievocati nella processione per rivivere il "mistero della salvezza".

A Enna, la processione del Venerdì è animata dalle congregazioni: antiche corporazioni delle arti e dei mestieri riconosciute fin dai tempi dei sovrani spagnoli. Circa 2mila confratelli, incappucciati nei costumi propri delle singole confraternite, sfilano portando su vassoi i 25 simboli del martirio di Gesù. Seguono poi, nel silenzio più assoluto, le “vare” del Cristo Morto e dell’Addolorata. 

Si annodano fasce di tela di lino bianche per “Lu Signuri di li fasci” a Pietraperzia, si preparano grandi archi di pane, e frutta, alloro, rosmarino, cereali, datteri, canne, a San Biagio Platani, gli “schetti” si sfidano a Terrasini. Cortei di congregazioni e confraternite delle arti e dei mestieri nei loro caratteristici e antichi costumi, con passo cadenzato, con la banda che segue ritmi luttuosi o suoni di festa di resurrezione, seguono “scinnute” e “giunte” trasportando statue, teche, crocifissi, vare, fercoli, addobbi floreali, giganti di cartapesta, vassoi con strumenti di crocifissione, simboli religiosi di morte e “festa”.

I diavoli protagonisti ad Adrano e Prizzi. Nel centro in provincia di Catania si svolge la “Diavolata” (dramma religioso del 1728), chiamata in gergo “I Diavulazzi di Pasqua”. La rappresentazione si svolge la mattina di Pasqua: su un palco allestito nella piazza principale va in scena la lotta tra 5 diavoli vestiti di rosso, la Morte, Lucifero e un Angelo interpretato da un bambino. La lotta ha termine quando l’Angelo costringe tutti gli altri a gridare “Viva Maria”. Il paese dei monti sicani viene animato dal “Ballo dei diavoli”. Una festa al confine tra sacro e profano, con i diavoli e la morte che tentano d’impedire l'incontro tra la Madonna e il Cristo risorto. 

Le antiche tradizioni, custodite di generazione in generazione, sono in leit motiv dei riti di Pasqua. Come a San Fratello, in provincia di Messina, con la festa dei Giudei. I giovani del paese, con indosso abiti vistosi e il volto coperto da maschere rosse, interpretano metaforicamente gli assassini di Cristo, correndo per strada e disturbando la gente. E che dire della Pasqua Arbëreshe, le celebrazioni della Pasqua bizantina a Contessa Entellina, Santa Cristina, Mezzojuso e Palazzo Adriano e Piana degli Albanesi.

«Riappropriamoci delle nostre tradizioni, patrimonio immateriale di straordinaria bellezza, cuore pulsante della nostra identità e facciamone la bandiera della Sicilia che vogliamo consegnare al mondo» ha detto l'assessore Samonà.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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