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Quando l’Italia faceva “13”: il rito della schedina specchio del Paese che fu

Quel “2” fisso giocato su Juventus-Catania: la giocata spercolata di Lino Banfi e Jerry Calà

Di Carmelo Di Mauro |

«Hai fatto 13?». È una simpatica espressione per indicare l’essere una persona fortunata. È vero che nell’uso comune esistono tante altre espressioni più o meno colorite di questa per indicare una situazione molto favorevole, ma questa è sicuramente una delle più usate… da quando è nata la “schedina” del Totocalcio.

Era il 5 maggio 1946 quando, da un’idea del giornalista sportivo Massimo Della Pergola (che insieme ai colleghi Fabio Jegher e Geo Molo fondò la Sisal) venne stampata per la prima volta la schedina con 12 partite e premiato chi indovinava almeno 11 risultati. Si chiamava Sisal (Sport Italia società a responsabilità limitata) e la posta era di 30 lire a colonna. Nello specifico il gioco consisteva nell’azzeccare l’1 se vinceva la squadra in casa, la X per il pareggio, il 2 se vinceva la squadra in trasferta.Da allora in Sicilia si cominciò a dire «jucari a sisula»; nacque anche il modo di dire «Ma chi pigghiasti a sisula?» («Hai forse vinto al Totocalcio?»). Questa la domanda un po’ provocatoria che veniva rivolta a una persona quando ci si accorgeva di spese oggi diremmo extra-budget.Di quella prima schedina furono stampate cinque milioni di copie, ma giocate solo 34mila. Allora, per sbarazzarsene, alla Sisal decisero di distribuire la rimanenza ai barbieri per pulire i rasoi. Il primo scommettitore a vincere, Emilio Biasotti, un milanese che si è aggiudicato 463.146 lire, ovvero l’intero montepremi. Nel 1947 la posta per ciascuna colonna fu portata a 50 lire e in occasione del concorso numero 21 Giorgio Amelotti con un 12 vinse 63 milioni di lire.

Scaduto l’appalto della gestione Sisal, nella stagione 1948-1949 fu il Coni con il Servizio Totocalcio ad assumere direttamente la conduzione del concorso pronostici. Da quel momento, lo sport italiano ha avuto a disposizione i mezzi per la realizzazione delle finalità prefisse potendo disporre delle risorse economiche necessarie.

La Sisal però non scomparve: continuò a gestire solo il Totip, basato sulle corse dei cavalli. Oggi la stessa Società gestisce anche il Superenalotto dopo che l’Enalotto, in mani al Coni, era caduto in bassa fortuna. La prima schedina Totocalcio è del 19 settembre 1948 e offriva la possibilità di giocare un sistema a combinazioni da 64 a 512 colonne. L’anno seguente entrava nella storia dei plurivincitori un minatore sardo, Giovanni Mannu: nel concorso numero 22 realizzò un 12 che gli fruttò ben 77 milioni di lire.Il 13 arrivò sulla schedina con la prima giornata del girone di ritorno del campionato 1950-1951 (21 gennaio) e a vincere, quindi, tredici e dodici nello stesso tempo.

Il periodo d’oro del Totocalcio risale agli anni Ottanta e Novanta quando venivano distribuiti fino a mille miliardi di lire ogni stagione e la vincita più grande fu quella del 7 novembre 1993: un 13 e cinque 12 valsero ai possessori di quella schedina oltre 5,5 miliardi di lire. In seguito, per cercare di rivitalizzare il gioco, le gare da indovinare nella schedina sono diventate 14 e sono state inserite anche partite di campionati esteri. Bisogna riconoscere che quella cara e oggi dimenticata schedina rappresentava negli anni passati un vero e proprio rito familiare. Ci si riuniva in ufficio con i colleghi di lavoro o al bar con gli amici e attorno al tavolo di casa con moglie, figli, nonni, zii… e si pronosticava, a volte litigando sul segno da mettere. Il rito, che si combinava con l’ascolto di “Tutto il calcio minuto per minuto” e “90° minuto”, oppure le sovraimpressioni nelle trasmissioni domenicali, davano la suspense di un… tutto di un fiato!Alla caduta inesorabile delle giocate ha dato un colpo bene assestato il cosiddetto “spezzatino” con la disputa delle gare in diversi giorni, a volte da venerdì al lunedì, e in diverse ore. Oltre alla diffusione delle scommesse, raccolte nei centri ormai disseminati ovunque.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA