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«L’incessante lavoro di informazione ha contribuito a piegare Cosa Nostra»

Di Marcello Sorgi |

I settantasette anni de “La Sicilia” (a proposito: auguri!) coincidono con il trentennale della terribile stagione delle stragi di mafia. 1992-2022: sembra incredibile che sia già trascorso un periodo così lungo, che affonda ormai le sue radici nella storia contemporanea. L’assassinio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e dei componenti della scorta (23 maggio). E, cinquantacinque giorni dopo, di Paolo Borsellino e anche in questo caso dei suoi “angeli custodi”. Non solo: appena un anno dopo, le bombe al Velabro, a Roma, via dei Georgofili, a Firenze, e via Palestro a Milano. L’ordigno inesploso allo Stadio Olimpico di Roma, progettato per fare centinaia di vittime. Frutto di “un unico disegno criminoso”, per usare il linguaggio delle carte delle inchieste: dopo quello terroristico degli Anni Settanta, culminato nel sequestro e nell’assassinio di Aldo Moro, il più violento e spietato attacco allo Stato, nel tentativo di sovvertirne le istituzioni.    Ma mentre lo Stato commemora, insieme alle vittime, la propria capacità di reazione e la sconfitta, maturata in un tempo assai più breve dei trent’anni passati dalle stragi, di Cosa Nostra e non soltanto del suo sanguinario gruppo dirigente (Riina e Provenzano, per citare i capi più famosi, sono morti in carcere, all’ergastolo), è giusto ricordare il contributo che il giornalismo italiano, e in quest’ambito  quello siciliano, ha dato alla costruzione di una coscienza antimafia; all’educazione dei più giovani; alla diffusione di una cultura, prima patrimonio soprattutto della sinistra politica, e poi, via via, dell’intera società civile.    Sono stati gli articoli, i servizi televisivi, i dibattiti, pubblicati e mandati in onda in questi anni, a diffondere e a far crescere questa consapevolezza. E soprattutto a far sì che la memoria non si disperdesse, nel vortice di quel che è diventata l’informazione moderna: una macchina tritatutto che ha sempre bisogno di materiali nuovi da macinare, consumare, cancellare nella continua ricerca di attenzione da parte del pubblico. Se a ciò si aggiunge la confusione – non sempre voluta e intenzionale – portata dai social e spesso dalla loro inevitabile superficialità, si può dire che Cosa Nostra è stata piegata, se non proprio definitivamente sconfitta, grazie a quest’incessante lavoro di informazione e coinvolgimento della società civile. Una vicenda che non ha precedenti nella storia recente del giornalismo libero: i settantasette anni che vanno dalla fine della guerra e del Fascismo a oggi e coincidono con la vita di questo giornale. Che “La Sicilia” può celebrare con il legittimo orgoglio di chi vi ha preso parte, dando il suo generoso contributo.  

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