Notizie Locali


SEZIONI
°

Sant'Agata

“A cammaredda” con le reliquie della Santuzza

Il sacello è ricavato in una intercapedine del muro della navata di destra della Cattedrale 

Di Carmelo Aurite |

Il sacello di Sant’Agata, che i catanesi chiamano a “Cammaredda”,  è un vano che custodisce il busto e lo scrigno reliquiario di S. Agata. Il luogo di culto è ricavato in una intercapedine del muro della navata di destra della Cattedrale di Catania, utilizzato come collegamento tra l’area del presbiterio e la cappella absidale laterale. Il sacello è uno dei luoghi più venerati della devozione agatina, ma è anche interessante per seguire la storia della pittura a Catania  nel ’400 e nel ’500. Non c’è una documentazione che attesta quando venne realizzata la cappella, ma la storiografia locale lo fa risalire al post 1376, quando arrivò da Avignone il busto realizzato da Di Bartolo e ci fu necessità di custodirlo.  La stanzetta è coperta da una volta a botte e vi si accede attraverso una porta in metallo, preceduta da un cancello in ferro battuto dorato, incorniciato da motivi ornamentali a rilievo: opere realizzate tra il 1495 e il 1513 dallo scultore messinese Antonello Freri.           A spiccare è il programma iconografico all’interno con pareti affrescate. La pittura più antica è la rappresentazione frontale della “Pietà”, risalente al 1400. Gli affreschi delle pareti laterali sono divisi in quattro registri. Nel superiore il riquadro che raffigura Lucia e la madre Eutichia, rappresentate in posizione eretta e di preghiera, che la trascrizione iconografia  traspone nel pellegrinaggio della martire siracusana al sepolcro di S. Agata.                Accanto, nel secondo riquadro, sono rappresenti Goselmo e Gisliberto, gli esecutori del “lodevole furto” del corpo della Martire avvenuto mentre si trovava custodito a Costantinopoli.             Nel registro inferiore, le figure sono appena accennate; realizzate da una mano popolare rappresentano una folla stupita per il rientro in casa delle reliquie agatine, mentre la seconda scena rappresenta un personaggio chino su un sarcofago mentre prende dei resti, che potrebbe essere il vescovo Maurizio. Sopra la “Pietà”il ciclo pittorico prosegue  con  l’immagine di Davide, re di Israele. La volta è, invece, caratterizzata da tre scomparti, campeggiati singolarmente da un medaglione formato da ghirlande di fiori e frutti, con angeli portatori di messaggi.  Sopra la porta d’ingresso un affresco con un profilo maschile. Il restauro della cripta è stato fatto nel 2010.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
Di più su questi argomenti: