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Mons. Baturi: «Sant’Agata è un elemento forte dell’orizzonte mentale e spirituale della città»

Di Sonia Distefano |

Tra i figli di Catania che vivono la Festa di S. Agata a distanza ci sono anche esponenti dell’alto clero, impegnati in diverse diocesi italiane. Tra questi  S.E. Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari, per il quale Sant’Agata «è un elemento forte dell’orizzonte mentale e spirituale di Catania, così come l’Etna è un elemento caratterizzante del panorama e dell’immagine della città» e «il popolo che partecipa alla festa di Agata e si reca al suo altare in tutti gli altri giorni dell’anno, “sente” profondamente che la propria esistenza, anche sofferente, è accolta da Dio e trova un senso nel mistero di sofferenza, morte e resurrezione di Gesù Cristo, un mistero che nel volto della Santa si fa vicino a ciascuno». L’Arcivescovo di Cagliari parla di «un sentimento popolare intenso e diffuso, che riconosce alla santa martire catanese un potere di difesa contro le avversità che minacciano la città e una straordinaria capacità di tenere insieme gente diversa, di ogni condizione sociale e culturale, in una vera unità di fede e cultura».  In Agata dunque la gente di Catania si riconosce come popolo e Agata diventa «esempio di pietà per la sua città e per le persone ferite nell’anima e del corpo», secondo «l’etica del prendersi cura delle persone fragili» che «guarisce noi stessi e le nostre stesse fragilità che troppo spesso proviamo a mascherare».  Mons. Giuseppe Baturi auspica quindi che  «la memoria di sant’Agata sia motivo di carità e di cura per gli uomini». Una cura che non può mancare in questo tempo di pandemia che ha determinato anche le particolari restrizioni alla festa. A tal proposito Mons. Baturi auspica che «La povertà delle manifestazioni esteriori renda ancora più bella la partecipazione spirituale. Il silenzio di certi momenti, solitamente pieni di suoni e colori, non ci turbi e non ci distragga. Non è il silenzio di un vuoto ma della preghiera, della gratitudine e dell’ascolto. Quante storie abbiamo da raccontare alla nostra Santa. Ricordiamo soprattutto i morti di questi anni, i più poveri e quanti sono feriti negli affetti. Lasciamo che sia proprio Sant’Agata a parlarci, a confidarci il suo segreto: lasciamola parlare dell’amore a Cristo e della potenza della croce. Lasciamoci ferire dalla bellezza di Sant’Agata, lasciamoci attirare dalla verità di Cristo». «Siano i nostri occhi e la nostra vita a esprimere, nelle strade della nostra città, la bellezza e la misericordia della fede. Siamo noi testimoni dell’amore di Cristo per ogni uomo».    

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