A Napoli appunto inedito di Giacomo Leopardi 16enne

Di Redazione / 02 Maggio 2022

NAPOLI, 02 MAG – Un manoscritto giovanile, inedito,
di un Leopardi appena 16enne. Un ‘quadernetto’ formato da
quattro mezzi fogli, ripiegati nel mezzo in modo da ottenere
otto facciate, recanti una lunga e fitta lista alfabetica di
autori antichi e tardo antichi (circa 160 i lemmi), ciascuno dei
quali seguito da una serie di riferimenti numerici. (oltre 550
nel complesso). E’ l’inedito intercettato nel fondo
Leopardiano, conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli , da
Marcello Andria e Paola Zito che ne hanno curato la
pubblicazione per i tipi di Le Monnier Università.
Il volume “Leopardi e Giuliano imperatore. Un appunto inedito
dalle carte napoletane ” presentato a Napoli alla Biblioteca
Nazionale -Sala Rari- domani martedì 3 maggio (ore 16) con
interventi di Maria Iannotti, Giulio Sodano, Francesco Piro,
Rosa Giulio, Silvio Perrella, Lucia Annicelli.
“L’inedito conferma l’importanza della raccolta leopardiana
napoletana che si presenta sempre più completa, mettendo a
disposizione degli studiosi un panorama integrale dell’opera di
Giacomo Leopardi – si legge in una nota – Siamo di fronte ad uno
scritto di Leopardi appena sedicenne, assiduo frequentatore
della biblioteca paterna, che realizza un accurato e capillare
spoglio dell’Opera omnia di Giuliano imperatore, ricorrendo
all’autorevole edizione di Ezechiel Spanheim, apparsa a Lipsia
nel 1696”. “Leopardi che soltanto l’anno prima ha cominciato a
studiare il greco da autodidatta, perlustra assiduamente i
migliori esemplari della biblioteca paterna, l’autografo ci
mostra come benché giovanissimo Leopardi è già uno studioso
provveduto e curioso ed abbia già un accurato metodo di lavoro,
che rappresenterà la caratteristica costante del percorso
leopardiano – si spiega –
Gli anni in cui il giovane Leopardi si accosta alla lettura di
Giuliano rappresentano una tappa significativa nel percorso di
rivalutazione della figura dell’Apostata, per lungo tempo
offuscata dalla condanna pressoché unanime degli storici della
fino alla metà del XVI secolo e riscoperta nel Settecento ad
opera soprattutto degli illuministi (Montesquieu, Diderot,
Voltaire) ma accolta in Italia, fra attestazioni di stima e
dichiarata ostilità.

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