De Gregori, 50 candeline per la festa di "Rimmel" il 10 settembre a Taormina
L'artista: "Aver scritto delle cose che piacciono ai miei coetanei e a chi potrebbe essere mio figlio, o mio nipote, significa che in queste canzoni c'è qualcosa di buono"
Cinquant’anni e sentirli tutti. Non per “demeriti” anagrafici, ma perché nell’arco di questo mezzo secolo, “Rimmel” e i suoi derivati, arrivati intatti fino a noi, hanno graffiato i cuori di ogni generazione, hanno fatto sognare, discutere, cantare.
«Prendo tutto questo - racconta Francesco De Gregori - con una certa soddisfazione, perché sicuramente aver scritto delle cose che piacciono sia ai miei coetanei, sia a chi potrebbe essere mio figlio o addirittura a chi potrebbe essere mio nipote, stabilisce il fatto che in queste canzoni c'è qualcosa di buono. E quindi per me che le ho scritte, insomma, sì, è una soddisfazione».
Le storie che racconta in quest’album le appartengono ancora oggi?
«Sicuramente i sentimenti che stanno dietro alle storie che ho raccontato in questo disco sono sentimenti che ancora mi appartengono perché c'è molto amore, molta passione e c'è anche un certo sguardo sulla società che ancora coltivo, quindi sì, anche se ovviamente sono un uomo molto diverso da allora».
Il 10 settembre sarà di scena, ancora una volta, nello scenario unico del Teatro antico di Taormina. Poi, farà tappa il 21 novembre al Metropolitan di Catania e il 2 febbraio, in un’atmosfera più intima, al Land sempre a Catania. Cosa ci può dire di questo tour?
«Le canzoni rimarranno molto fedeli alle versioni originali. Sarà una cosa abbastanza strana per me, perché di solito ho sempre approfittato dello spazio live per poter giocare un po' le mie canzoni, cambiarle, ma qui invece per rispetto a questo bel disco che stiamo per celebrare dopo 50 anni, le farò molto vicine a com'erano. Per quanto riguarda il concerto del 10 settembre, beh, Suonare nei bei posti da un'impronta particolare alla tua giornata. Non direi al modo di suonare, più al modo di viverla. Io arrivo sempre al pomeriggio nei posti dove devo suonare. Trovarsi nello spogliatoio di un palazzetto dello sport o trovarsi dentro la Reggia di Caserta o al Teatro antico di Taormina fa una certa differenza».
Con De Gregori, sul palco, per i concerti siciliani organizzati da Puntoeacapo, Guido Guglielminetti (basso e contrabasso), Carlo Gaudiello (pianoforte), Primiano Di Biase (hammond, tastiere e fisarmonica), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (chitarra, pedal steel e mandolino) e Simone Talone (batteria e percussioni). Coriste: Francesca La Colla e Cristina Greco.
Il tour, come detto, toccherà luoghi molto diversi tra loro: location all’aperto, teatri, club. Come cambia il suo modo di stare sul palco in questi contesti?
«Mi piace avere la gente molto vicina, che il palco sia molto vicino al pubblico. Quindi questo è più facile che avvenga nei locali. Non mi rendo conto di come cambia il mio stare sulla scena, ma sicuramente quando ho la gente vicina mi viene voglia di sorridergli, di guardare il pubblico e cercare di capire se stanno lì per fare una foto o per sentire quello che sto cantando».
C’è una canzone di “Rimmel” che oggi sente più attuale, o che ha cambiato significato col tempo?
«Credo che le canzoni d'amore di questo disco, che sono poi la maggior parte, siano quelle più attuali. Quindi, “Buonanotte fiorellino”, “Rimmel” e “Pezzi di vetro”.
“Pablo” raccontava una storia di emigrazione. Se la scrivesse oggi, cambierebbe qualcosa?
«Cambierebbe il versante, perché io parlavo di italiani che andavano a lavorare in Svizzera. Oggi invece viviamo una situazione opposta, c’è gente che viene da noi in Italia a cercare lavoro o per fuggire da situazioni terribili. Quindi ci dobbiamo porre il problema di accoglierli come noi avremmo voluto essere accolti in Svizzera».
Il 24 settembre tornerà all’Arena di Verona, che ricordi ha dei suoi concerti lì, in particolare di quello del 2015 legato a Rimmel?
«È un ricordo sempre piacevole quello di 10 anni fa all’Arena, e non mi sembra che siano passati 10 anni francamente. Ricordo un concerto molto caotico, in senso buono, grandi contributi musicali da parte di tutti, amici che sono venuti a trovarmi e a suonare le canzoni di “Rimmel” e arrangiamenti molto particolari. Ricordo “Pezzi di vetro” fatta col violoncello, bellissima. È stato un momento in cui ancora una volta la musica si è dimostrata capace di essere flessibile e reinterpretabile in tanti modi. Al contrario di quest'anno in cui invece farò appunto le canzoni di “Rimmel” in maniera abbastanza filologica».
Il 5 settembre, parentesi cinematografica per il “Principe” della canzone d’autore, con la proiezione alla Mostra del cinema di Venezia del film “Francesco De Gregori Nevergreen” diretto da Stefano Pistolini, che sarà sul grande schermo dall’11 al 17 settembre.
@leonardolodato