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Ermal Meta, l'artista che racconta la vita, in concerto oggi a Marsala e domani a Noto

Un nuovo singolo e il secondo romanzo. «La felicità è tendere verso qualcosa, è come seguire una stella polare»

07 Agosto 2025, 12:40

1.Ermal Meta - ph Angelo Trani


Ermal Meta unisce i sogni, la scrittura, la musica pop con radici rock e racconta la vita. Ogni canzone ne rappresenta un frammento capace di trasformare il dolore in luce. L’artista albanese naturalizzato italiano intreccia emozioni universali e storie personali, parlando di libertà, amore, resilienza e verità. Il “Live 2025” arriva in Sicilia con due date: oggi a Marsala in piazza della Vittoria e domani a Noto alla Scalinata della Cattedrale per la rassegna “Le Scale della musica”. È stato protagonista per il secondo anno consecutivo del concerto del Primo Maggio. Al momento è in radio e sulle piattaforme digitali con il nuovo singolo “Ferma gli orologi” e in libreria con il suo secondo romanzo dal titolo “Le camelie invernali” (La nave di Teseo).

“Dalla vita prendo quello che mi dà” canta in “Ferma gli orologi”. È un invito a cogliere l’attimo?

«Qualsiasi momento, di qualsiasi entità esso sia, sarebbe banale fermarlo. Al massimo lo si può fotografare. Questa canzone è la fotografia di un momento».

Cos’è per lei la felicità?

«La felicità è tendere verso qualcosa, senza in effetti raggiungerlo mai per davvero. La felicità è come la stella polare. Ci orientiamo tutti guardandola ma è difficile toccarla».

Accantonare la forma canzone e lasciarsi andare a una scrittura più ampia come il romanzo.

«È un sogno che avevo dall’età di vent’anni ma ero troppo impegnato con la musica: prima nel cercarla, poi nel darle una forma e poi nel conservarla e ad un certo punto ho pensato che dentro di me ci fosse tanto di più rispetto a quello che riuscivo a esprimere nelle canzoni. Questo mi ha portato a provarci anche con grande timore. Mi metto nei panni di chi legge e una buona parte di questo dipende dall’istinto e c’è sempre una dose di mistero all’interno dell’atto creativo».

La sua adesione al progetto “Una Nessuna Centomila” è anche scelta etica. In che modo gli uomini possono contribuire, in maniera concreta e responsabile, alla lotta contro la violenza sulle donne?

«Quello che possiamo fare è prendere consapevolezza e poi occuparci di ciò che abbiamo vicino; saper cogliere i segnali. Le grandi manifestazioni servono così come le grandi prese di coscienza collettive ma serve molto di più curarsi del micro tessuto connettivo sociale che sono le persone che hai vicino».

Canta l’amore, la semplicità delle gioie quotidiane ma anche l’orrore della guerra. Quanto è importante il ruolo della musica come messaggio di pace?

«Credo che la musica serva ad unire le persone che la pensano allo stesso modo. Oggi viviamo in un mondo molto polarizzato, talmente tanto che una canzone non ha più la possibilità di penetrare sotto pelle e farti cambiare idea. Quando John Lennon cantava “Imagine”, molti ci hanno creduto ed è diventata una bandiera di pace. Quello che sta accadendo a Gaza è uno scempio per il quale verremo tutti giudicati un giorno perché è inaccettabile. Penso che la musica possa unire sotto il suo grido, le sue note e all’interno del suo abbraccio tutti quelli che la pensano allo stesso modo; coloro che non riescono a vedere o che non vogliono vedere quello che sta accadendo non lo vedranno dopo un concerto».

Ritorna in Sicilia dove è sempre stato apprezzato sia dai tempi de “La fame di Camilla”.

«Per me è sempre bellissimo venire in Sicilia. Il primo fan club de “La fame di Camilla” è nato a Catania. Il primo concerto fatto in Sicilia è stato al Barbara Disco Beach di Catania e c’erano più di duemila persone; il promoter non se lo aspettava e l’impianto era insufficiente. Da un punto di vista audio non fu un granché ma erano tutti in visibilio. Ho un ricordo bellissimo!».

Le mancano i live club?

«Suonare nei live club è una cosa stupenda. Io li adoro e ogni tanto mi viene la malinconia».