Francesco Gabbani in Sicilia: tra Battiato, coccodrilli e un bilancio da dieci anni di successi
Al Teatro di Verdura di Palermo e il Teatro Antico di Taormina ha regalato serate ricche di energia e musica.
I fan siciliani hanno salutato con entusiasmo Francesco Gabbani, che ha incantato il pubblico dell'isola con due concerti indimenticabili del suo "Dalla tua parte – Summer Tour 2025". Le due tappe hanno visto il cantautore esibirsi in due location d'eccezione, il Teatro di Verdura di Palermo e il Teatro Antico di Taormina, regalando serate ricche di energia e musica. Entrambi gli eventi sono stati parte del Wave Summer Music, la prestigiosa rassegna musicale prodotta da Giuseppe Rapisarda Management, che ha garantito un'organizzazione impeccabile e di alta qualità. Per la data di Taormina, l'organizzazione è stata curata dalla Fondazione Taormina Arte Sicilia, confermandosi promotrice di grandi eventi culturali e musicali. Gabbani ha saputo conquistare il pubblico con la sua esibizione, trasformando questi concerti in esperienze davvero magiche.
«Ho un rapporto davvero speciale con la Sicilia – dice Gabbani -negli ultimi anni sono venuto spesso a suonare e ormai si è creato un legame straordinario, soprattutto per il calore immenso che ho sempre ricevuto dai siciliani. Tantissimi dei miei sostenitori – anche se non amo usare il termine inglese "fanbase" – sono siciliani, e questo mi riempie di gioia. Ogni volta che torno a suonare qui, provo emozioni fortissime. In realtà, i miei legami con la Sicilia sono due e affondano le radici nel tempo. Il primo risale a quando avevo nove anni e iniziai a studiare chitarra a Carrara, la mia città natale, con un maestro che era un siciliano doc. Si era trasferito a vivere lì, ma era originario della provincia di Messina. È stato lui il mio primo ponte con quest'isola e sento che nel mio modo di suonare la chitarra c'è un po' di Sicilia. L'altro legame è la mia immensa ammirazione per Franco Battiato, purtroppo non più con noi. È stato un grandissimo maestro per me. Nel 2017 ho avuto l'onore di essere ospitato a casa sua a Milo per un festival che organizzava, e ho potuto trascorrere del tempo prezioso con lui. Mi è capitato anche, nell'anno in cui ho vinto Sanremo Giovani, di aprire due suoi concerti, un'esperienza indimenticabile».
Cosa succede sul palco del “Dalla tua parte – Summer Tour 2025”?
Continuo ad approcciarmi ai miei concerti con la massima genuinità. Mi piace definire il live che sto portando in giro come un "concerto vero, suonato". Con la mia band usiamo pochissime cose elettroniche; è tutto molto suonato, con le canzoni e la musica al centro di ogni performance. La vera peculiarità di questo tour sta nel fatto che, dopo dieci anni di musica inedita, è diventata un'occasione per portare sul palco una sorta di riepilogo delle mie canzoni più significative. Non mancano poi alcune chicche: brani contenuti negli album che forse sono meno noti al grande pubblico, ma che ci tengo particolarmente a suonare dal vivo. La preparazione di un concerto è un processo intenso che inizia molto prima di salire sul palco. C'è una fase di premeditazione in cui, paradossalmente, più brani pubblichi, più diventa difficile scegliere quali canzoni non suonare. È impossibile proporre l'intero repertorio in un unico concerto, quindi la prima, cruciale, fase è proprio la selezione dei brani da inserire in scaletta. Questa scelta bilancia il mio piacere personale nel suonarle e il desiderio di compiacere il pubblico che verrà ad ascoltarmi. C'è, quindi, una parte razionale e una più analogica: dopo la selezione, si passa ore e ore in sala prove con la band. Ci si esercita tantissimo, con l'obiettivo di raggiungere un punto in cui, durante il concerto vero e proprio, non si debba più pensare. A quel punto, l'esecuzione diventa un flusso puramente emotivo.
Ma è vero che prima di salire sul palco canti “Ci son due coccodrilli ed un orango tango”?
È vero, mi capita spesso di canticchiare questo brano. Non sono scaramantico e non ho veri e propri riti prima di salire sul palco. Tuttavia, questa abitudine di intonare "I due coccodrilli" è diventata qualcosa di spontaneo. Sebbene sia una canzoncina molto semplice, presenta dei salti e degli arpeggi che mi permettono di testare la voce e di scaldarla adeguatamente prima di cantare le prime note sul palco.
Sul palco del Festival di Sanremo hai presentato “Viva la vita”, ma com’è la tua vita?
La vita è un dono magnifico, e non posso che approcciarla con un profondo senso di gratitudine per il semplice fatto di essere vivo e avere la fortuna di poterla vivere. Questo è un concetto meraviglioso che il brano "Viva la vita" cerca di raccontare: la capacità di trovare una certa serenità, di accettare consapevolmente l'esistenza sia della luce che dell'oscurità. È naturale che ci sia la gioia, ma per apprezzarla appieno, è altrettanto necessario che esista la sofferenza. L'una non può esistere senza l'altra; sono elementi inevitabili e interconnessi della nostra esistenza. La mia vita, per quanto complessa possa essere la domanda, è fondamentalmente bellissima, anche se a tratti mi fa soffrire. Il mio approccio è sempre improntato alla positività. Spesso mi viene detto che ho sempre il sorriso, e la mia risposta è semplice: scelgo di essere sorridente. È una decisione consapevole che ognuno può prendere. Anche nei momenti più bui, scelgo di sorridere per un motivo molto basilare: se mi aspetto un sorriso dagli altri, devo essere il primo a donarlo.
Dieci anni fa, il grande pubblico ti conosceva con “Amen”, come sono andati questi primi dieci anni?
Il bilancio è ottimo, direi benissimo! Sono profondamente grato per il percorso che ho intrapreso e ringrazio l'universo per avermi dato la possibilità di vivere una condizione così speciale. Posso dedicarmi a ciò che mi è sempre piaciuto fare, la mia passione più grande. Sono pienamente conscio e consapevole di vivere una situazione privilegiata. Ovviamente, me la sono sudata; non è qualcosa che mi è caduto dal cielo. Questi dieci anni sono stati bellissimi, un periodo in cui ho raccolto i frutti di quei "semi sognanti" che avevo piantato negli anni precedenti. Fin da piccolo, infatti, ho sempre avuto l'idea di voler vivere facendo qualcosa legato al mondo della musica.
Sei un cantautore che “dona” le tue canzoni anche ai colleghi, cosa si prova a sentire un proprio testo interpretato da altri artisti?
Dal mio intimo e profondo punto di vista, ho avuto l'immensa fortuna e il privilegio di sentire le mie canzoni prendere vita, cantate da vere e proprie leggende assolute della musica italiana. Donare i miei brani ad artisti del calibro di Mina, Ornella Vanoni e Adriano Celentano non è stato solo un gesto, ma un'emozione indescrivibile, un fremito di orgoglio che mi ha avvolto. È stata una conferma vibrante, una dimostrazione tangibile che quello che creo ha un senso profondo, un'anima. Se mostri sacri come loro, icone che hanno plasmato la storia della nostra musica, hanno sentito che valeva la pena dare voce a una mia melodia, allora sì, vuol dire che in ciò che faccio c'è davvero qualcosa di buono, qualcosa che risuona e tocca le corde dell'anima. È una soddisfazione che travalica ogni parola, un'emozione pura. Non è stato affatto un "togliermi" qualcosa, al contrario: l'averle condivise con queste stelle ha solo aggiunto un valore inestimabile, quasi sacro, alla mia musica. Ogni nota interpretata da loro è diventata un'eco ancora più potente, un inno alla bellezza e alla magia della creazione.
Da sempre unisci la tua musica all’impegno per il rispetto del pianeta, qual è lo stato di salute del nostro pianeta che ci ospita?
Il nostro pianeta si trova in una condizione complessa, un equilibrio precario tra bene e male. Sta subendo una forte accelerazione nei cambiamenti che l'umanità gli ha imposto. Si parla molto di cambiamento climatico e, pur non essendo un esperto o uno scienziato, mi piace studiare e cercare di capirne di più. A volte l'allarmismo sembra eccessivo, perché è innegabile che il pianeta abbia una sua evoluzione naturale. Ha sempre avuto cambiamenti climatici come parte del suo processo, basti pensare alle ere glaciali o alle fluttuazioni di temperatura avvenute in passato. Tuttavia, è altrettanto chiaro che l'uomo, con il progresso, l'industrializzazione e l'inquinamento, ha notevolmente accelerato questi processi. Sicuramente, l'umanità ha causato un danno in termini di rapidità dei mutamenti. Ma quando mi guardo intorno, vedo la natura, una forza esplosiva e vitale, dotata di una resilienza tale che il pianeta, a prescindere da noi, sopravviverà. Noi, probabilmente, siamo sulla strada dell'estinzione, ma il pianeta riuscirà a cavarsela, finché i ritmi cosmici lo permetteranno. Abbiamo commesso grandi errori e spesso non ce ne siamo resi conto. In alcuni momenti, abbiamo persino superato il punto di non ritorno. Potremmo ancora cambiare qualcosa, ma la vera differenza la farà una rivoluzione interiore. Le grandi rivoluzioni globali nascono dalle rivoluzioni interne di ognuno di noi. Fintanto che non cambieremo il nostro modo di pensare e di sentire, tutto rimarrà un rischio.
Dopo il tour estivo, ci sarà l’appuntamento all’Arena di Verona, cosa puoi anticiparci?
Verona sarà una grande festa. È un luogo davvero emblematico per chi fa il mio mestiere, un palco che ha visto esibirsi tantissimi artisti importanti. Non posso ancora svelare i nomi, ma ci saranno degli amici speciali a condividere il palco con me per rendere la serata ancora più indimenticabile.