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Il personaggio

Il grande salto di Daniele Perrone: da Santa Teresa di Riva a “The equalizer 3”

L'attore siciliano tra i gli interpreti del nuovo film di Denzel Washington. "Volevo fare il calciatore, ma poi ho scelto il cinema"

Di Salvo Guglielmino |

Dalle coste linde e assolate di Santa Teresa di Riva ai fasti di Hollywood, accanto a mostri sacri del cinema come Denzel Washington. È stato un percorso sempre in salita quello di Daniele Perrone, l’eclettico attore siciliano giunto oggi a una svolta nella sua carriera. Dall’esordio felice nel 2009 con il pluripremiato “Baaria” di Giuseppe Tornatore, è stata una sequela infinita di personaggi variopinti, come quello del boss palermitano Totuccio Inzerillo ne “La mafia uccide solo d’estate”, o la figura umile e gentile del carabiniere in “Edda Ciano e il comunista”.

Senza dimenticare la partecipazione alle grandi fiction “Squadra Antimafia” e “Distretto di Polizia” o la fortunata serie di Gabriele Muccino “A casa tutti bene”. Ora il grande salto nel cinema americano, con un ruolo non marginale nel nuovo film di Antoine Fuqua “The equalizer 3”, girato in buona parte nella Costiera Amalfitana lo scorso autunno, con protagonisti Denzel Washington e Dakota Fanning. «Denzel è una persona straordinaria – racconta – raramente ho incontrato persone che ti regalano così tanto, sia umanamente che professionalmente. Lavorare al fianco di un mostro sacro come lui vuol dire innanzitutto toccare con mano la vera professionalità», ci tiene a sottolineare Perrone.

Ci parli del personaggio che interpreta in questo nuovo film.«Interpreto Angelo, un pescivendolo che vive in un paese del sud Italia. È un coraggioso lavoratore, un marito affettuoso che ha a che fare purtroppo con la criminalità. La sua quotidianità si intreccerà con quella di “Roberto” (Robert McCall, interpretato da Denzel Washington) il quale si ritroverà, per varie vicissitudini, nel suo stesso paese».

Il regista ha detto che in Italia ha scoperto il luogo perfetto per ritrovare se stessi. Va davvero tutto bene nel nostro Paese?«Non va tutto bene, come forse non va bene da nessuna parte nel mondo. Ci sono molte cose da fare e da migliorare. Tutto parte e dipende da noi cittadini, dalle scelte che facciamo e dalle nostre azioni di tutti i giorni. Ma di certo l’Italia è un Paese magico, in cui c’è tutto ciò che si può cercare: storia, cultura, arte, buon cibo, buon vino, accoglienza…e sì, può essere il luogo perfetto per ritrovarsi».

Il nostro sud è solo mafia, ricatti, violenza o la realtà è diversa?«Il nostro sud è tutto e il contrario di tutto. È bellezza ma è anche rassegnazione, abitudine all’abbandono. Non è solo ricatti e violenza. Molto della Sicilia e del nostro sud è nei personaggi buoni di questo mio ultimo film, cioè in tutta quella gente che ha coraggio e voglia di giustizia e serenità e non si rassegna, continua a lottare per un futuro migliore e profondamente meritato».

Lei ha fatto tanti mestieri per vivere. Ma è vero che voleva fare solo il calciatore?«Sono stato calciatore professionista fino a 22 anni. Poi, a causa di un grave infortunio e a un mondo che va avanti con o senza di te, ho cambiato programmi e ho iniziato a studiare a Firenze e poi a Roma per diventare attore. Adesso, mi diletto a giocare nella Nazionale attori».

È risaputa la sua passione per il cibo e la buona cucina siciliana. Se dovesse invitare a cena Denzel Washington che cosa gli cucinerebbe?«Gli farei assaggiare – sorride – qualcosa di tipico, che possa raccontargli delle mie radici, delle mie tradizioni, dei sapori con cui sono cresciuto. Penso non potrebbe mancare, per esempio, una Norma, piatto che ha anche una bella storia, visto che è dedicato a Bellini».

Lei ha esordito con Tornatore in “Baaria”. Qual è la differenza più evidente tra il cinema italiano e quello americano?«Beh, Tornatore è un altro mostro sacro del cinema italiano, la differenza è sottilissima in questo caso: set entrambi immensi, aria di grande cinema, accoglienza straordinaria. In generale, la differenza tra c’è ma in realtà non abbiamo niente da invidiare a nessuno. Per quanto riguarda me, vorrei certo continuare a lavorare su grandi set, anche americani, ma l’Italia è il mio paese ed è qui che voglio lavorare soprattutto».

Quando torna A Santa Teresa Riva, come in questa estate, qual è la prima sensazione: nostalgia, rabbia, voglia di restare, fuggire?«La sensazione è sempre quella di ritorno alle radici, alla mia vera casa, quella dove non hai bisogno nemmeno di parlare per comunicare tutto quello che hai dentro alle persone che conosci da sempre. Poi, a volte, sopraggiungono anche rabbia per ciò che non va e la nostalgia per la mia Sicilia che porto sempre con me».

Cosa pensa dei tanti giovani che lasciano la Sicilia per cercare lavoro?«Io sono uno di quelli che è andato via ma questa isola meravigliosa la si porta sempre nel cuore. Purtroppo si dice che la vita è dove c’è il lavoro e, se ciò che si vuole fare non c’è nel proprio territorio, penso sia inevitabile andare via. E poi siamo tutti cittadini di uno stesso mondo, no?».

Che ruolo ha la sua famiglia?«Per me ha un ruolo fondamentale – si commuove – sia la famiglia di origine che quella che ho formato con mia moglie e mia figlia. E poi c’è una famiglia fatta di amici veri, quelli che si contano su una mano ma ci sono quando hai davvero bisogno. L’ho capito soprattutto qualche mese fa, quando, appena finito di girare “The Equalizer 3”, con mia moglie e mia figlia siamo stati coinvolti in un gravissimo incidente in cui sono morte due persone. Siamo sopravvissuti per miracolo, mia moglie è stata in ospedale per due mesi e io ho dovuto gestire mia figlia con uno stato d’animo che non auguro a nessuno. Ho dovuto anche rimandare dei lavori. In quel caso chi pensavo ci fosse non c’era, e chi era amico è diventato molto di più che fratello; lì ho capito che la famiglia è quella che ti ritrovi accanto nelle difficoltà».

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