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Il regista Antonio Capuano, il David alla carriera e il legame con il collega Paolo Sorrentino

Di Redazione |

Antonio Capuano ha ricevuto  il David Speciale 2022 nel corso della 67ª edizione dei Premi David di Donatello. «l cinema di Antonio Capuano, celebrato anche nel film È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, è allo stesso tempo irriducibile e intriso di poesia e immaginazione, di resistenza sociale, di immagini straordinarie, di memoria e utopia come dimostra la sua opera più  recente Il buco in testa» ha detto Detassis, presidente e direttrice artistica dell'Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello

«Da Vito e gli altri a Pianese Nunzio 14 anni a maggio, fino a La guerra di Mario che regalò il David per la migliore attrice a Valeria Golino, Capuano, da sempre estraneo ai giochi industriali, vero outsider, sceneggiatore, regista, scenografo e pittore, ha saputo ritrarre Napoli e le ferite aperte di tutte quelle vite, ragazzi specialmente, in una terra travagliata quanto magica. In lui la realtà  brucia, la cinepresa sublima. Un David Speciale, per un cinema davvero speciale e fuori norma».

Regista, autore e scenografo, 82 anni, citato di recente nel film È stata la mano di Dio, Capuano ha ricevuto la statuetta proprio dalle mani del regista, Paolo Sorrentino.  Un legame che quello tra i due registi, che dura da quasi 25 anni, nato nel 1998, quando Capuano chiese all'allora  28enne Sorrentino di scrivere con lui la sceneggiatura di Polvere di Napoli. «Antonio non è accomodante, non ti lusinga, e questo mi è  stato di un'utilita' incredibile – ha detto in passato il regista de La grande bellezza  -.  Il rapporto tra noi è basato sul conflitto e lo trovo molto bello e sano. Ad esempio quando tentavo di fare il mio primo film, L'uomo in più  e gli raccontavo qualche scena che avevo in mente non gli andava bene nulla. Aveva anche ragione, perché  dicevo le classiche ingenuità di un aspirante regista. E' stato importantissimo e fondamentale per me, perche'  non e'  facile trovare persone senza peli sulla lingua come lui. Antonio mette alla prova la tua forza e la tua capacità  di reazione».

Un punto di riferimento presente anche come personaggio (interpretato da Ciro Capano) nel suo ultimo film, l'autobiografico E' stata la mano di Dio, che ha rappresentato l'Italia agli Oscar. «L'ho un po' reinventato – spiegò Sorrentino – , ho cercato di rappresentarlo, non so quanto ci sia riuscito. Non era importante fare la copia di Capuano ma rendere il modo in cui lo percepisco e lo ricordo».

Il regista di Vito  e gli altri ha sempre raccontato con la sua abituale naturalezza e ironia come è  nato l'incontro con Sorrentino: «Avevo letto una sua sceneggiatura, Dragoncelli di fuoco ("era su una gara di cuochi prima che questi diventassero star in tv") , che mi era piaciuta, e in un bar e gli ho chiesto semplicemente "Paolo facciamo questo mio film insieme".

Sorrentino oggi è arrivato sino agli Oscar, i film di Capuano raramente hanno trovato nella distribuzione lo spazio che meritavano,  Da cineasta lui ha affrontato spesso temi scomodi come la camorra in Luna rossa (2001): «L'ho girato perché  mi fanno schifo i camorristi, invece il pubblico ha schifato il film» spiegò  con humour.  Per Sorrentino, Capuano «e'  molto onesto e si permette sempre di stare dalla parte più scomoda. Penso che abbia una grande capacità  di muoversi con il suo cinema nel territorio dei carnefici senza condannarli, e questo implica una certa diffidenza. Poi lui dice sempre solo quello che pensa, non ha filtri, e questo si paga».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA