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Inti Illimani, la nostra musica per la pace

In Italia con il Vale la pena tour in collaborazione con Amnesty

Di Redazione |

ROMA, 12 MAR – “Abbiamo cominciato a lavorare a questo tour due anni fa, poi il Covid ha bloccato tutto. Volevamo fare un concerto pieno di energia, uno spettacolo che fosse anche una festa. Ora la guerra allunga la sua ombra su tutti noi e il concerto assume inevitabilmente un significato diverso, dipenderà da noi ma anche dal pubblico: una canzone che parla di pace o di speranza in un momento come questo ha un valore simbolico per chi sta pensando che non lontano da qui c’è gente che muore sotto i bombardamenti”. Jorge Coulon Larranaga è uno dei fondatori degli Inti Illimani, da più di cinquant’anni un nome simbolo della musica al servizio della Pace: nel 1973, quei ragazzi che si erano incontrati all’università di Santiago del Cile, furono accolti in Italia come esuli politici quando ci fu il colpo di stato di Augusto Pinochet. Da allora Jorge non ha mai separato il suo lavoro di artista dalla lotta contro la guerra e per la difesa dei diritti umani. Anche questi nuovi concerti, il “Vale la Pena Tour”, che vede gli Inti Illimani insieme al cantautore fiorentino Giulio Wilson, sono organizzati per sostenere Amnesty International: si comincia domenica 13 marzo al teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme, lunedì 14 alla Tuscany Hall di Firenze, martedì 15 al teatro Duse di Bologna, giovedì 17 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, venerdì 18 al teatro Comunale di Carpi e domenica 20 al teatro Comunale di Sassari. “Noi siamo legati ad Amnesty da quando è stata fondata, è il nostro ambiente naturale. La verità è che ci ricordiamo della guerra solo quando è vicino a noi, ma nel nostro mondo malato c’è sempre una guerra da qualche parte: la guerra in Siria per esempio non è diversa da quella in Ucraina – continua Jorge Coulon -. Il problema è che la pace non è l’assenza di guerra, è qualcosa di molto diverso e più delicato che attiene ai diritti dell’uomo e alla difesa dei più deboli e degli equilibri democratici. Proprio per questo una canzone, che di per se può sembrare una cosa fragile, può acquistare un potere così forte e può aiutare a curare questo nostro mondo malato”.

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