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Marco Giallini compie 60 anni. Domani torna in tv con l'amato Schiavone. La lunga gavetta, la morte improvvisa della moglie: "Per me c'è sempre"

"Bilanci? No, sono un ragazzetto". Il lavoro da imbianchino, il cinema, l'incidente... e tanti successi da "Romanzo criminale" a "Perfetti sconosciuti"

Redazione La Sicilia

04 Aprile 2023, 19:44

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Ironico e dolente, lo sguardo da sparring partner, cinico dal cuore tenero, Marco Giallini compie oggi 60 anni e da domani, 5 aprile, torna su Rai2 con la quinta stagione di “Rocco Schiavone”, l’amatissimo vicequestore di Aosta dei romanzi (Sellerio) di Antonio Manzini, al quale regala la sua faccia stropicciata e i suoi sarcastici silenzi. "Bilanci? No, non è il momento, sono ancora un ragazzetto" commenta. Del suo compleanno parla con Silvia Fumarola in una intervista su Repubblica. “Ma no, non me ne frega niente, per me è come quando avevo 35 anni. Faccio la stessa 'caciara', dico le stesse cose, vado in motocicletta. Il compleanno proprio non lo vedo... da quando avevo 18 anni. Eravamo in tre, mi ricordo: io, Walter e il 'Banana'... Poi dopo non l'ho più festeggiato. I miei figli invece mi festeggiano".

La moglie morta improvvisamente per una emorragia cerebrale

Dei suoi figli parla spesso, Rocco e Diego, avuti dalla moglie Loredana morta improvvisamente per una emorragia cerebrale nel 2011, proprio quando è arrivata la popolarità. La compagna di tutta la vita. “Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una – ha raccontato anni fa in una intervista al Corriere. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze”.

Ogni tanto le parla ancora, proprio come Schiavone. “Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: Eh amore mio...". "Loredana per me è stata tutto. Penso che un dolore così grande non si possa superare. Ci siamo conosciuti quando eravamo quattordicenni e per i primi due anni della nostra relazione ci siamo sfiorati solo la mano”. Parla spesso di lei. “Sempre. Mi viene naturale”, ha spiegato “so di non essere l’unico ad aver perso la moglie, l’amore della vita… È il modo in cui è successo: un momento prima c’era, poi non c’era più. Per me c’è sempre”. Dopo la scomparsa della moglie, Giallini è rimasto solo con i due figli di 5 e 12 anni. "Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi. Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano”. “Il più grande ha iniziato a lavorare nel mondo del cinema come aiuto regista e fotografo, mentre l'altro studia ancora al liceo”, racconta adesso.

Cresciuto in borgata, fa l'imbianchino, inizia in teatro

"Cresciuto in una borgata, da una famiglia operaia, suonava con una band. Poi,  per tanti anni ha fatto di giorno l’imbianchino e il venditore di bibite e la sera la scuola di teatro. Lavora in palcoscenico con Arnoldo Foà e Angelo Orlando, che gli affida nel 1995, la parte di un poliziotto nel film “L'anno prossimo vado a letto alle dieci”. Nel 1998 Marco Risi lo chiama per L'ultimo Capodanno. "Sono molto legato a Marco Risi, che mi fece il provino dopo avermi visto a teatro”, dice a Repubblica. E in un’altra occasione aveva raccontato l'incontro con Risi: "'Faresti il marito di Monica Bellucci?’. Capirai, non gli feci ripetere la frase. C’erano almeno quindici persone in fila prima di me e, per farmi ottenere la parte, Risi dovette lottare. Cominciò tutto così, nel 1998”.

Con "Romanzo criminale" arriva la popolarità

Poi con Romanzo Criminale del ruolo del Terribile arrivano la popolarità e i premi, i Nastri d'Argento come miglior attore per  ACAB - All Cops Are Bastards di Stefano Sollima, "Tutta colpa di Freud" e Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese. La passione per la musica è rimasta, è un collezionista di dischi e nel 2020 pha ubblica con i DPCM Squad il singolo omaggio agli 883, "Una canzone come gli 883.
"A me", prosegue nell’intervista, "non sembra ancora vero che ormai vivo di cinema, sarà che nella vita ho faticato tanto. A casa mia non c' erano soldi. Ho costruito tutto pezzo per pezzo, ho lavorato tanto… La scoperta più bella è stata l' affetto del pubblico. Non so cosa voglia dire ‘essere famosi’ ma la popolarità, il fatto di ispirare simpatia, mi gratifica”.

La morte l’aveva già sfiorato nel 2007: un terribile incidente in moto, coma e 52 fratture multiple. «Nelle borgate ci si giocavano anche i denari andando a 200-240 all’ora - racconta - Cinquantadue fratture in un colpo solo. Correvo verso casa, sul bagnato. In moto so andare a un livello che pensavo di essere un Dio, finché ti rendi conto che le cose possono accadere”.

Da domani su Rai2 torna con l'amato Schiavone e i suoi spinelli

Da domani torna in tv con il ruvido Schiavone, gli hanno asportato un rene, ma è pronto a tornare al lavoro: " Lo ritroviamo un pò più stanco, malinconico: nella foto di locandina sembra uscito dall’obitorio! - anticipa Giallini – Schiavone è un di legge che coltiva la libertà, con un passato complicato e che ogni tanto fuma l’erba. A chi chiede degli attacchi alla serie della destra, proprio per via degli spinelli risponde: «Va bene così, posso capire è la tv di Stato». Che messaggio diamo? «Certo, se accendo la tv di messaggi ce ne stanno svariati anche sbagliati - ha sottolineato - nelle serie tv americane o su altre piattaforme, ormai fumano anche i bambini. Quando ero piccolo a Lando Buzzanca nella sigla di un programma non gli fecero dire “Mannaggia”..., quindi tra un mannaggia e una canna ne abbiamo fatti di passi Non so che dire e non è per non prendere una posizione perché se sto qua l'ho già presa». vive nel grande rimpianto della moglie Marina, a cui hanno sparato e con cui talvolta la sera a casa continua a confrontarsi. La interpretava Isabella Ragonese nelle prime quattro stagioni e ora, per la quinta, c'è Miriam Dalmazio.

Con Schiavone  afferma di avere parecchio in comune: "Caratterialmente mi ci ritrovo, nel mestiere poco perché mi capita raramente di svegliarmi alle sei per andare a vedere dove sta il morto. Come lui ho una certa malinconia, quel buco nero che un po’ abbiamo tutti ma che a volte per me è proprio nero, nero, nero".

Il successo con le fan

Le donne lo amano, le fan lo inseguono. “Eravamo al Festival della Letteratura di Mantova con lo scrittore Antonio Manzini per Rocco Schiavone – racconta nell’intervista a Repubblica -  Un casino, tipo l’arrivo dei Duran Duran quando erano al massimo o forse dei Beatles. Ad aspettarci ci saranno state duemila donne dai 12 ai 75 anni, coi cellulari in mano. Le donne sono forti, mica le fermi. Allora ho preso il microfono: ‘Ma se ero pure bello, che facevate?’. Le ho spiazzate e sono scappato con la macchina dei vigili, che figlio di....”.