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IL PERSONAGGIO

Monica Vitti e l’unione con Roberto Russo, il marito che l’ha protetta sino all’ultimo rendendola immortale

Di Redazione |

Icona degli incandescenti anni Sessanta, figura di spicco del cinema rivoluzionario di Michelangelo Antonioni di cui era stata la musa e la compagna, immensa star del teatro, della commedia e della televisione italiana, Monica Vitti si era ritirata dal mondo all’inizio degli anni 2000 dopo essere stato colpita dal morbo di Alzheimer. Non era mai più apparsa in pubblico, tranne, racconta la sua leggenda, durante le passeggiate con il suo compagno, il fotografo e cineasta Roberto Russo, all’alba, per le strade di Roma dove era nata il 3 novembre 1931.

Se oggi la possiamo vedere e ricordare, immortale, nella pienezza della sua arte e della sua vitalità è solo grazie alla dedizione del marito Roberto Russo che in questi anni l'ha protetta dalla curiosità morbosa dei paparazzi. Quella di Monica Vitti è stata un'assenza totale, persino fitta di mistero (come quando un anno fa Russo dovette smentire di nuovo che era in una clinica in Svizzera: «È  a Roma, a casa sua, con me e una badante che aiuta»).

Roberto Russo e Monica Vitti si erano sposati  in gran segreto il 28 settembre 2000, in Campidoglio, dopo 27 anni di fidanzamento. Prima di lui era stata legata sentimentalmente a Carlo Di Palma, fotografo come Russo poi diventato regista, che l'ha diretta in diversi film. Anche Russo, come Di Palma, diventa regista dopo essere stato macchinista, elettricista, operatore, fotografo. E anche lui fa il suo primo film per lei, o forse grazie a lei: "Flirt", che le fa vincere il premio come migliore attrice a Berlino nel 1983. All’epoca lui aveva 36 anni e lei 52. Nonostante la differenza d’eta, diciassette anni, decisero di diventare una coppia. Russo la dirige poi in un altro film, "Francesca è mia", ma non solo: realizza per Raidue "Qualcosa di Monica", un programma in quattro puntate tutto incentrato sulla Vitti, e poi un altro per Raiuno intitolato "Passione mia. Un omaggio al cinema".

Russo, nella sua testimonianza scritta per "La Dolce Vitti", il volume curato da Stefano Stefanutto Rosa realizzato da Cinecittà Luce, si sofferma su ognuno dei progetti realizzati insieme, ma anche Scandalo Segreto (1988), l'ultimo film, di cui l'attrice è anche regista. «In tutti i personaggi di Monica c'è un po' di lei – spiega Russo – del suo carattere a volte anche del suo modo di pensare e di agire. Monica ha sempre lavorato sulle sceneggiature che le mandavano per cucirsi addosso il personaggio. Perciò in realtà Flirt non è la prima sceneggiatura alla quale ha collaborato è solo la prima  che ha firmato».

L'intervento termina con un brano scritto dalla Vitti all'epoca del lancio di Scandalo segreto, per parlare della sua esperienza di neoregista: «C'e' sempre un'altra storia che si inserisce nella tua mentre stai girando, il punto e' restare fedele alla prima – spiega – Durante le riprese non ho pensato a me, a come ero fisicamente, ma a come raccontare la storia. Volevo essere sincera a qualunque costo. Mettermi a nudo. Io che non mi sono mai spogliata. Forse non avrei dovuto rischiare fino a questo punto. Ma era tecnicamente dolce e l'ho dovuto fare. E' uno striptease psicologico. Ma non il mio. Non è la mia storia. La sincerità puo' essere uno stile? Non lo so. Ho cercato di essere severa, dura con me stessa. Senza pieta». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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