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“Accendersi”, otto nuovi concerti per il Monk Jazz Club

Primi concerti il 6 e 7 gennaio con il Mat Trio di Marcello Alulli, Francesco Diodati e Ermanno Baron. 

Di Redazione |

Dopo un inizio scoppiettante con nomi del calibro di Paolo Fresu, Daniela Spalletta con Giovanni Mazzarino, Paolo Sorge con Fabrizio Puglisi, Rita Marcotulli, Javier Girotto, la stagione 2022-2023 al chiuso del Monk Jazz Club di via Scuto 19 a Catania prosegue con un cartellone invernale e primaverile che si intitola “Accendersi” dedicato “a tutte le genti che spendono la loro vita per farsi strumento di questo fuoco che arde, che è la musica”, come sottolineano i soci del club. «Ad eccezione del sempreverde Gianni Cazzola, è una seconda parte di stagione fatta più di giovani rispetto alla prima – commenta Dino Rubino, direttore artistico del Monk -, musicisti comunque con una carriera già importante alle spalle che a Catania non è facile ascoltare».

Si riparte venerdì 6 gennaio e sabato 7 gennaio (concerti alle 21.30) con il trio romano Mat formato da Marcello Allulli al sassofono, Francesco Diodati alla chitarra, e Ermanno Baron alla batteria. «Diodati, per esempio – commenta Rubino -, ha suonato a lungo con Enrico Rava, con Paolo Fresu e altri, ha numerosi progetti suoi, un musicista molto attivo nel panorama jazzistico italiano». La musica del Mat Trio è un flusso e per immergersi in esso non bisogna avere definizioni o paradigmi. Concerti carichi di tensione emotiva quelli del trio nato nel 2007 che si è distinto per la profonda e spregiudicata ricerca in cui suoni acustici ed elettronici si fondono. Quattro gli album all’attivo – “Hermanos”, “MAT”, “Musgo Y Luna” e l’ultimo “In front of”, pubblicato dalla prestigiosa etichetta Tuk Music di Paolo Fresu – di questo solido trio senza piano e senza basso, diretto all'essenza della musica. Una peculiare interazione fra i tre per una perfetta fusione di ritmi e atmosfere di grande apertura, in un album, l’ultimo, registrato dal vivo e senza sovra-incisioni. 

Il 20 e il 21 gennaio arriva al Monk una leggenda vivente del jazz italiano, il batterista bolognese, oggi 84enne, Gianni Cazzola, il quale sarà accompagnato da due dei soci/musicisti del jazz club catanese – il sassofonista Giuseppe Asero e il chitarrista Giuseppe Mirabella – e dal contrabbassista Carmelo Venuto. Rubino: «Cazzola, un pezzo della storia del jazz italiano, ha suonato con mostri sacri come Billie Hollyday, Chet Baker, Sarah Vaughan, Franco Cerri solo per citarne alcuni. Nonostante l’età ha un’energia incredibile ed è un grande talent scout». Il mercoledì il Monk continua ad essere spazio aperto: si riprende il 25 gennaio con una open session a cura del sassofonista Giuseppe Asero. Il 10 e l’11 febbraio al Monk arriva la pianista di Castelvetrano Sade Mangiaracina, accompagnata da Marco Bardoscia al contrabbasso e da Gianluca Brugnano alla batteria, i quali presentano “Madiba”, un chiaro omaggio alla figura di Nelson Mandela. Rubino: «Sade si sta facendo strada grazie alle produzioni della Tuk Music di Fresu. Recentemente ha suonato nella formazione al femminile del tour “Le donne e la musica” di Ornella Vanoni, curandone anche gli arrangiamenti». Il 24 e il 25 febbraio il palco del Monk sarà all’insegna del Brasile grazie alla cantante fiorentina Barbara Casini, che nel paese sudamericano ha vissuto a lungo, e del chitarrista Roberto Taufic, brasiliano di formazione e italiano d’adozione, i quali proporranno il loro live di musica “verde-oro”.  Il 10 e 11 marzo torna a Catania il sassofonista Rosario Giuliani che si esibirà in duo con Dino Rubino al pianoforte. Tenacia-talento, una profonda passione per la musica e grande abilità tecnica hanno portato Giuliani da subito (vinse il premio Massimo Urbani nel 1996) alla ribalta della scena jazz europea e internazionale. Apprezzato dalle platee internazionali, si divide tra i tanti appuntamenti concertistici in Italia e all’estero, suonando nei festival più importanti al mondo. Nel mondo delle colonne sonore ha lavorato con Ennio Morricone, Luis Bacalov, Armando Trovaioli, Gianni Ferrio, Nicola Piovani, Ritz Ortolani. 

Il 24 e il 25 marzo spazio al Big Apple Quartet, quartetto siculo-francese formato dai musicisti siracusani Rino Cirinnà, al sax e Santi Romano al basso, i quali suoneranno con Michael Santanastasio alla batteria e Vittorio Silvestri alla chitarra, italiani adottati da Montpellier dove vivono da più di 30 anni. Il quartetto presenterà l’album “Open letters”. L’1 e 2 aprile spazio al quartetto del batterista romano Enrico Morello il quale presenta “Cyclic Signs” il suo primo album da bandleader realizzato (e suonato dal vivo) insieme con il trombettista Francesco Lento, il sassofonista Daniele Tittarelli, e il contrabbassista Matteo Bortone. «Un quartetto di nuovi nomi del jazz di grande spessore» aggiunge Rubino». Ultimi concerti della rassegna il 28 e 29 aprile con il sassofonista Paolo Recchia il quale con il pianista Luca Mannutza, il contrabbassista Giuseppe Romagnoli, il batterista Nicola Angelucci presenterà l’ultimo album “Imaginary Place” uscito a novembre.

Terminata la stagione al chiuso il Monk Jazz Club da metà giugno si trasferirà come di consueto nell’azienda vitivinicola Murgo a Santa Venerina per la stagione estiva “Jazz in vigna”. Il primo evento sarà l’inedito quartetto formato dal trio del trombettista Paolo Fresu con Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso cui si unirà il cantautore romano Luca Barbarossa che ha scritto le liriche di alcuni brani di Fresu e soci. Rubino: «Un’idea nata a Roma dopo che Luca ci ascoltò in “Tempo di Chet”. A Santa Venerina sarà un bel esperimento!».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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