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“I Capuleti e i Montecchi” stasera al Teatro Bellini di Catania

Grande appuntamento lirico con l'allestimento firmato da Gianluca Falaschi e Fabrizio Carminati sul podio. Diretta su Rai5

Di Laura Cavallaro |

«Da sempre credo che il teatro sia l’atto di riflessione di una comunità, forse è per questo che mi è sempre piaciuto». Una passione talmente forte quella di Gianluca Falaschi – che questa sera al Bellini di Catania firmerà la regia, le scene e i costumi de “I Capuleti e i Montecchi” al Bellini International Context, con sul podio Fabrizio Carminati, in scena il soprano Ruth Iniesta e il mezzosoprano Chiara Amarù    – da diventare una professione. Ha vent’anni quando si avvicina alla prosa come costumista frequentando i teatri di ricerca della Capitale ma è a maestri come Giancarlo Sepe e Arturo Cirillo che deve la sua formazione. «Il sistema teatrale prima e la pandemia dopo – racconta –, hanno  schiacciato le realtà sperimentali. Sono fortunato ad aver fatto in parallelo la gavetta con i grandi maestri e con i miei coetanei, perché con i primi ho imparato il mestiere mentre con i secondi ho avuto la possibilità di mettere alla prova la mia creatività». 

A traghettarlo nel mondo della lirica sono stati però la regista statunitense Lydia Steier e l’artista dei primati Davide Livermore, per il quale oltre ad aver realizzato gli iconici costumi de “Il barbiere di Siviglia” per l’Opera di Roma e del “Ciro in Babilonia” per il Rof, con il quale si è aggiudicato il Premio Abbiati 2012, ha anche inaugurato per quattro anni di fila la Scala. Costumista in oltre 100 produzioni di prosa e in 50 di lirica, docente di Costume design alla “Silvio D’Amico”, nel 2021 Falaschi debutta alla regia con “Adriana Lecouvreur” a Mainz e da quel momento per lui si apre un mondo. Per “I Capuleti e i Montecchi”, suo quarto spettacolo, ha tentato un compromesso fra il teatro di drammaturgia tedesco e quello di visione italiano. «Ho cercato un punto di incontro fra questi due terreni – spiega – per raccontare una Giulietta che non fosse quella scespiriana pronta a ribellarsi al proprio destino per amore di Romeo ma, come tratteggiata da Bellini, la vittima di una società borghese ottocentesca in cui il potere patriarcale è più forte della vita stessa. Il suo essere riflessivo e la sua volontà vengono vissuti come una condizione patologica, anticamera dell’isteria, quando in realtà è consapevole del fatto che solo la morte potrà renderla veramente libera».

Opera della piena maturità artistica di Bellini, “I Capuleti e i Montecchi”, presentano molti elementi del passato, dal libretto di Felice Romani che riprende quello scritto per Nicola Vaccaj ma anche il protagonista en travesti e il rimaneggiamento di brani da “Adelson e Salvini” e “Zaira” che convivono con elementi innovativi grazie ai quali si evidenziano ancora una volta le grandi doti artistiche del Cigno catanese.

«Ho deciso di spostare l’ambientazione nel XIX secolo – prosegue ancora Falaschi – affascinato da certa cinematografia, penso a “Lezioni di piano”, ma anche alla letteratura gotica come “Giro di vite”. Eppure questa storia potrebbe essere collocata tranquillamente nella nostra contemporaneità, d’altra parte la società in cui viviamo è ancora di stampo fortemente patriarcale e machista e a farne le spese sono purtroppo ancora le donne. E difatti l’unico atto di ribellione che Giulietta si concede alla fine della sua storia è proprio quello di bere un sorso in più di veleno». Il melodramma in due atti che si ispira a un’ampia tradizione letteraria fra cui la IX novella di Matteo Bandello è dunque permeato di morte e libertà. «Mi ha molto colpito il fatto che in Bellini non ci sia giudizio religioso – evidenzia – come accade per altri autori e questo è una grande sorpresa per me». 

Come già accaduto lo scorso anno per “Norma” anche “I Capuleti e i Montecchi", in scena fino al 25 settembre al Teatro Bellini, verranno trasmessi in diretta su Rai5 nel giorno del 187esimo anniversario di morte del compositore siciliano.  «È la prima volta che il mio linguaggio teatrale verrà tradotto da una regista televisiva – dice – e anche se con Barbara Napolitano abbiamo parlato molto della mia visione, sono molto curioso di vedere la sua. I miei compagni di viaggio sono tutti artisti speciali soprattutto il soprano Ruth Iniesta che con il suo sguardo e la sua interpretazione è riuscita sempre a dare voce a Giulietta, anche quando questa da partitura non canta. Io sono convinto che se le relazioni fra i personaggi sono autentiche il risultato lo sarà altrettanto. E poi dal momento che il teatro è scritto nell’acqua, la possibilità di conservarlo con una registrazione Tv permetterà non solo di averne memoria in futuro ma di farlo entrare in case dove solitamente il teatro non arriva». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA