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l'intervista

Privitera: «Battiato per me è come se non fosse mai morto»

Lo storico tastierista del Maestro: «Con brani come "E ti vengo a cercare" o "L'ombra della luce" ci convince che non se ne è mai andato»

Di Maria Lombardo |

Trent’anni con lui sui palcoscenici del mondo. Angelo Privitera è stato l’amico più fidato e il collaboratore più stretto di Franco Battiato, vicino a lui e alla famiglia anche quando suonare e cantare era ormai impossibile. Simbiosi d’arte e d’affetto fraterno. Acese, tastierista e programmatore per l’artista ripostese, nonché docente di Lettura della partitura all’Istituto musicale Bellini di Catania, Angelo è stato troppo scosso dalla scomparsa dell’amico per parlare. Ora, un mese dopo (era il 18 maggio) si lascia andare ai ricordi. Com’è cominciata l’avventura con Franco? «Nel 1985 si festeggiavano i 60 anni del Liceo scientifico Archimede di Acireale da lui frequentato, vent’anni prima di me. Franco viveva allora a Milano ma venne. Io c’ero come ex alunno e per suonare. Nacque un’amicizia. Lo andai a trovare a Milano e poi quando lui tornò a vivere in Sicilia, iniziò una collaborazione intensa. Ma il lavoro era quasi di contorno, eravamo come fratelli, condividevamo tutto. Sia lui che io ci alzavamo prestissimo la mattina. Io andavo a Milo alle 7 di mattina per lavorare. Tra i collaboratori stretti è arrivato poi Carlo Guaitoli. Ma Franco e io partivamo assieme, facevamo tutto assieme. Ho gestito il sito dai primi tempi di internet. E’ stato tra i primi artisti ad averne uno negli anni Novanta».  Ora il sito lo gestisce la cognata Grazia, moglie del fratello Michele, con la figlia Cristina. E, dato che nel 2017 con la malattia si è conclusa l’attività artistica, la pagina Facebook gestita da Angelo Privitera, quasi un milione di iscritti, si è fermata.   

Come si svolgeva la preparazione dei concerti? «Pochissime prove. Andavamo tutti preparati. Oltre a Guaitoli anche il Quartetto Italiano ha iniziato con noi nel ’93, è rimasto con fasi alterne per quasi trent’anni. Franco sembrava a molti un tipo distante, invece era scherzoso, amava ridere, faceva battute. Pioniere dell’elettronica, il 70 per cento del lavoro si faceva a Milo, poi andavamo in studio. Fu il primo negli anni Settanta ad avere un sintetizzatore VCS».   

Tutti gli artisti che passavano da Catania e Sicilia orientale volevano incontrarlo e così Lucio Dalla s’innamorò anche lui di Milo. «Lucio venne a trovare Franco nel ’90 e subito volle prendere una casa anche lui. Ne trovò una a 150 metri. Era un’altra bella persona, c’era tra loro un’amicizia personale». 

Fra le tournée, di quali hai un ricordo particolare? «Quella in India, esperienza fantastica perché facemmo due concerti uno a Nuova Delhi e uno Bangalore, dove si tiene un festival organizzato dal Dalai Lama. Eravamo con il Quartetto, gli unici europei». 

Hai preso parte anche alle riprese dei film? «No, tranne “Perduto amor” dove passo con la mia Gilera 1936 per Acicastello mentre a Catania in via Crociferi vengono riprese alcune mie moto d’epoca: ne ho una collezione e per quel film servivano perché ambientato negli anni Cinquanta». 

Cosa significa ricominciare? «Mi dedico alla direzione artistica della rassegna estiva di Recco in Liguria. L’anno scorso cinque eventi in sicurezza con 600 posti a sedere distanziati. Quest’anno 10 eventi e la Festa della musica organizzata col Conservatorio di Genova. Alla rassegna 2020 ha partecipato Fabio Cinti (Targa Tenco 2018) cantautore vicentino che ha interpretato “La voce del padrone”. Canta molto bene le canzoni di Franco. Quest’anno ci saranno anche contributi video di artisti e personalità: Renato Zero, Vincenzo Mollica, Michele Di Lernia».   

Altri progetti? «Porto avanti il progetto sui brani di Franco che tutti, a partire dalla nipote Cristina, mi invitano a continuare: con Fabio Cinti, quartetto d’archi più pianoforte e tastiere. Spero di portarlo anche in Sicilia». 

Franco Battiato non è mai è stato tanto presente come da quando se n’è andato: sul web centinaia di migliaia di estimatori con diversi gruppi Facebook postano video di concerti, pillole di partecipazioni a show televisivi, testi di canzoni, frasi riprese da interviste. Quale pensi sia l’eredità principale che l’artista ha lasciato al suo pubblico? «Con brani come “E ti vengo a cercare” o “L’ombra della luce” e “Torneremo ancora” ci convince che non se n’è mai andato». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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