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San Casciano come Riace, dall’acqua 24 statue di bronzo

"Scoperta che cambierà la storia". Sangiuliano "Eccezionale"

Di Redazione |

SAN CASCIANO DEI BAGNI, 08 NOV – Divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana un deposito votivo mai visto: insieme a migliaia di monete ed ex voto 24 statue in bronzo, 5 delle quali alte quasi un metro, perfettamente integre. “Una scoperta che riscriverà la storia” annuncia in anteprima all’ANSA l’archeologo Jacopo Tabolli (Università di Siena). Per Massimo Osanna, dg musei del Mic è “la scoperta più importante dai Bronzi di Riace”. Il ministro Sangiuliano applaude: “Un ritrovamento eccezionale”. Realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, le 24 statue appena ritrovate – spiega Tabolli affiancato dal direttore dello scavo Emanuele Mariotti e da Ada Salvi della Soprintendenza- si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., racconta, quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all’acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, di fatto “il più grande deposito di statue dell’Italia antica e comunque l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto”, ribadisce Tabolli. Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi appunto ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e addirittura imperatori. Un grande santuario che sembra raccontarsi come un luogo unico anche per gli antichi, una sorta di bolla di pace, se si pensa, come spiega Tabolli, “che anche in epoche storiche in cui fuori infuriano i più tremendi conflitti, all’interno di queste vasche e su questi altari i due mondi, quello etrusco e quello latino, sembrano convivere senza problemi”.

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