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Trent’anni senza Freddie Mercury: ma il leader dei Queen vive ancora nell’amore dei fan

Oggi l'ìOmaggio della Rai con la trasmissione di "Bohemian Rhapsody” in prima serata e un documentario a mezzanotte

Di Redazione |

«Show must go on» cantava Freddie Mercury, e a trent'anni dalla sua scomparsa (24 novembre) il suo spettacolo ancora non è finito rivivendo nell’amore che il pubblico non ha mai smesso di dimostrargli. Nato a Farrokh Bulsara, in Zanzibar, il 5 settembre 1946, è morto a Londra il 24 novembre 1991, all’età di 45 anni a causa di una broncopolmonite complicanza dell’AIDS. Mercury è stato un cantautore, compositore, musicista e polistrumentista, leader dei Queen, band fondata nel 1970 insieme al chitarrista Brian May e al batterista Roger Taylor, ai quali un anno più tardi si aggiunse il bassista John Deacon, gruppo con cui restò fino alla sua prematura fine.

Freddy è uno dei più celebri ed influenti artisti nella storia del rock, riconosciuto come uno dei migliori frontman di sempre. Come membro dei Queen venne inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2001, e come singolo artista entrò a far parte della Songwriters Hall of Fame nel 2003. Nel 2008 la rivista statunitense Rolling Stone lo classificò 18° nella classifica dei migliori cento cantanti di tutti i tempi, mentre l’anno successivo si piazzò al primo posto tra le voci rock per Classic Rock.

 Autore prolifico, Freddy ha scritto tante canzoni di successo, e alcune hanno fatto la storia della musica, come "Bohemian Rhapsody", "Crazy Little Thing Called Love", "Don't Stop Me Now", "It's a Hard Life", "Killer Queen", "Love of My Life", "Bicycle Race", "Play the Game", "Somebody to Love" e "We Are the Champions". Oltre all’attività con i Queen, negli anni ottanta intraprese un breve percorso da solista con la pubblicazione di due album, "Mr. Bad Guy" nel 1985 e "Barcelona" nel 1988, quest’ultimo frutto della collaborazione con il soprano spagnolo Montserrat Caballé.

Nonostante la sua voce baritonale, Freddie Mercury cantava da tenore leggero e utilizzava anche la tecnica del falsetto, che dava alla sua voce una timbrica femminile. L'artista attribuiva la sua estensione vocale all’iperdontia di cui soffriva, nato con quattro incisivi oltre la norma: per paura di modificare il suo canto non volle mai correggere questo difetto. Come ampiezza della voce gli studiosi hanno identificato, per difetto, un intervallo che va da F2 a G5, quindi poco superiore alle tre ottave, senza aver potuto confermare il range di quattro intervalli in quanto sono stati registrati nella voce del cantante picchi fuori dal range di ricerca.

 Anche la sua vita privata, proprio come il suo talento la sua arte, ha fatto storia: dopo una relazione tra il 1969 e il 1970 con Rosemary Pearson, sua collega di corso all’Ealing College Of Art, Mercury iniziò un serio rapporto con Mary Austin, convivendo con lei per circa sette anni in Victoria Road, un rapporto che cambiò pelle negli anni ma rimase sempre fondamentale.

Nei primi anni settanta infatti Freddie cominciò ad avere le prime consapevolezze del proprio orientamento sessuale, espresse poi in un’intervista nel dicembre 1974 al New Musical Express: Mercury dichiarò la propria omosessualità pubblicamente, segnando così una scelta coraggiosa per i tempi. La convivenza con Mary finì ma il legame affettivo tra i due rimase per sempre: a lei l’artista dedicò "Love of My Life", fu padrino del figlio, le lasciò in eredità metà del suo patrimonio e Garden Lodge, la dua casa londinese. 

 Dal 1975 al 1978, a fasi alterne, il cantante ebbe la sua prima vera relazione con un uomo, il discografico David Minns, a cui il cantante si riferisce in "Good Old Fashioned Lover Boy"; tra il 1978 e il 1979 Freddy ebbe poi una relazione con Joe Fanelli, che diventerà suo chef privato. Nel 1984 iniziò infine la storia d’amore con Jim Hutto, parrucchiere, che risultò sieropositivo come il celebre compagno nel 1990 e morì di cancro nel 2010; Jim visse con Mercury nella Garden Lodge accompagnandolo negli ultimi anni della vita. In memoria di Freddy, ad un anno dalla scomparsa, il 20 aprile 1992 fu organizzato a Londra il "Freddie Mercury Tribute Concert", al quale parteciparono molti artisti della scena musicale internazionale ed i cui proventi dell’evento furono utilizzati per fondare "The Mercury Phoenix Trust", organizzazione impegnata ancora oggi nella lotta all’AIDS. 

DOPPIO OMAGGIO DELLA RAI

Trent'anni senza Freddie Mercury, non senza la sua musica: la stessa che accompagna l’omaggio Rai di oggi  giorno dell’anniversario della scomparsa del grande genio musicale e frontman dei Queen. Rai1, alle 21.25, propone in prima tv il film “Bohemian Rhapsody” di Bryan Singer, interpretato da Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joe Mazzello, Aidan Gillen. Vincitore, tra l’altro, di 4 Premi Oscar e campione di incassi al cinema, il film segue la parabola artistica e la vicenda umana di Freddie Mercury, che, sfidando, stereotipi e convenzioni, da semplice addetto ai bagagli dell’aeroporto di Heahtrow, diventa un’icona senza tempo. “Bohemian Rhapsody” si sofferma, in particolare, sulle performance più emozionanti della rock band, fino all’iconico concerto Live Aid del 1985, che consegnò la band alla storia del rock. 

A seguire, a mezzanotte su Rai5, Rai Cultura propone invece il doc ''Queen: dagli esordi a Bohemian Rhapsody” che approfondisce la nascita della canzone forse più emblematica dei Queen. Dopo gli inizi faticosi, il gruppo trova il successo con il quarto album, “A Night At The Opera”, lanciato soprattutto dal singolo “Bohemian Rhapsody”, una canzone formata da tre parti ben distinte che esprimono le diverse anime del gruppo: il rock duro, l’ispirazione melodica e l’orchestrazione, con un tocco di bizzarria. Il brano raggiunge un pubblico vastissimo, grazie al video, e diventa in qualche modo il testamento artistico di Freddie Mercury.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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