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L'INTERVISTA

Virginia Raffaele a Catania e Palermo per 6 tappe di Samusà: «Tanti personaggi, una giostra emotiva»

Dopo l’eccezionale accoglienza di critica e di pubblico ricevuta nella prima stagione, la tournée teatrale arriva in Sicilia

Di Simone Russo |

Dopo l’eccezionale accoglienza di critica e di pubblico ricevuta nella prima stagione, la tournée teatrale di Samusà, lo spettacolo di Virginia Raffaele – che così tanto racchiude della sua arte e anche della sua vita – riparte per nuove città e arriva anche in Sicilia. Ecco le date da appuntare sul calendario: Virginia Raffaele sarà al teatro Metropolitan di Catania il 17-18-19 dicembre e al teatro Biondo di Palermo il 20-21-22 dicembre 2022. Lo show sbarcherà nelle principiali città isolane grazie ad un’intuizione di Andrea Randazzo e di Agave Spettacoli e avrà inizio alle ore 21. Il racconto di Samusà si nutre dei ricordi di Virginia e di quel mondo fantastico in cui è ambientata la sua infanzia reale, il luna park, e da lì si sviluppa in quel modo tutto della Raffaele, che fa divertire ed emozionare, stupire e performare, commuovere e far ridere a crepapelle. «Sono pronta – dice Virginia – mi piacciono molto la Sicilia, i siciliani e la vostra lingua. Avete un mare pazzesco e mi piace tantissimo il vostro cibo. Basta “taliare” la cartina per vedere che siete speciali».

Sei appuntamenti in Sicilia, cosa si deve aspettare il pubblico siciliano. Cosa succederà sul palco?

«Non vi aspettate nulla. Venite con una aspettativa bassa, così tutto quello che arriva è sorpresa. Spero di farvi fare un giro nel mio personalissimo luna park, tra i racconti di quella che è stata la mia infanzia e la mia adolescenza. Vi porterò all'interno del luna park, attraverso gli occhi di un bambino. Cercherò di far vedere com'è l'infanzia di un bambino che vive all'interno di un luna park ed è cresciuto in una famiglia di circensi e giostrai. Ogni personaggio sarà come se fosse una giostra emotiva. Ci saranno le montagne russe ma anche gli specchi riflettenti e deformanti. A loro il compito di deformare la realtà a dei personaggi che possono essere metaforizzati come giostre. Spero di emozionare, far ridere, far sorridere e forse anche di fare commuovere e riflettere. L'obiettivo è quello di far trascorrere due ore piene».

Il tuo primo bacio lo hai dato dietro il “bruco mela”. Hai trascorso la tua adolescenza tra giostre e divertimento. In pratica il sogno di ogni bambino.

«Vista così potrebbe sembrare questo, ma in realtà è stata una infanzia al contrario. Mentre tutti i bambini pregavano i genitori di portarli alle giostre, io li pregavo per restare a casa. Vivevo dentro una casa, però, nel luna park, quando ci nasci, diventa proprio casa tua. È stupendo per un bambino. A sei anni stavo in giro con la bicicletta fino all'una di notte. Una libertà notevole, ma anche limitata. La mia libertà finiva ai cancelli di ingresso ed uscita. Il primo viaggio l'ho fatto a 19 anni. È una realtà particolare, cresci lì dentro e tutto diventa comunità. La nave pirata diventa il tuo divano. È speciale, ma non te ne rendi conto quando ci stai ma quando te lo tolgono. Come tutte le cose belle».

Samusà, pochi giorni fa, ha ricevuto il premio Duse 2022. E' un bellissimo traguardo.

«Per me è importantissimo. È un riconoscimento teatrale che ha un valore immenso. Nasco dal mondo del teatro ed ho studiato per poter fare l'attrice. Per me vale doppio. Ho iniziato nel '98 a mettere i primi passi in questo lavoro. Ho avuto la fortuna di avere una gavetta infinita, ancora oggi la sto facendo, il riconoscimento che arriva dal teatro ha un valore importante. Non perchè snobbi la tv, anzi. La televisione mi ha aiutato a farmi conoscere dal pubblico. Il teatro, però, ha un qualcosa in più. Si è accorto di me e dello spettacolo ed è veramente un gran bel risultato. Veramente importante. Negli anni passati, con il premio Duse, sono state premiate donne incredibili come Mariangela Melato, Franca Valeri. Attrici grandiosi e notevoli».

Sei protagonista a teatro, in televisione, al cinema e in radio. Un'artista polivalente, ma dove ti senti a casa?

«Al luna park (ride, ndr). Dove riesco a fare il mio lavoro, mi sento sempre a casa. Il mio lavoro comprende tante cose, se in quel momento sto facendo uno show televisivo quella è la mia casa. Ritorna sempre la vita da giostraia. Sono una nomade, cambio paese ma quello che sono io lo porto ovunque. Il mio lavoro ha più sfaccettature. Il teatro, ovviamente, ha un contatto diretto con il pubblico che è la sua peculiarità. È una marcetta in più. Quello che succede in quelle due ore è il “qui” ed “ora”. Ogni sera è speciale. Uno show lo puoi registrare o fare dal vivo in uno studio televisivo, ma il teatro è totalmente un'altra roba. Ci sono teatri da 1500 posti, questo vuol dire che 1500 persone escono da casa, prendono la macchina, arrivano al teatro, trovano parcheggio, comprano il biglietto, si siedono al teatro, ascoltano, partecipano, applaudono. Tutto questo ha un valore inestimabile. Non sei tu che entri nelle loro case, sono loro che vengono da te. Il teatro crea proprio un legame fisico con il pubblico».

Sul tuo profilo instagram ti descrivi come una “attrice d'estrazione popolare”. Cosa vuol dire?

«In realtà amo follemente Gigi Proietti. Lui è il mio faro su molte cose. Lui per anni ha omaggiato Petrolini in un modo sublime. L'attore d'estrazione popolare è un pezzo di Petrolini che Proietti ha interpretato mille volte. Ho rubato questo titolo, perchè mi piace e perchè è vero. La mia è proprio una estrazione popolare».

In questi anni, hai interpretato tantissimi personaggi. Qual è la combinazione giusta per scegliere chi interpretare? Come scegli il “personaggio giusto”?

«Non c'è una strategia. Capire se c'è un personaggio giusto è come capire se c'è una persona giusta. Quindi no. È giusto capire il momento in cui farlo. L'attimo giusto. A volte incontri le persone giuste nei momenti sbagliati e viceversa. Un personaggio di solito mi colpisce per qualcosa. Non è mai un legame con l'attualità. Mi interessa di più la sua personalità ed il suo carisma. Vengo colpita da un qualcosa che accade. Possono essere mille le cose che mi colpiscono, non c'è una strategia giusta. Quando tirai fuori dal cilindro dei personaggi che non erano sulla cresta dell'onda in quel momento fu un successo. Si ricollega sempre al mondo del teatro, come se fossero delle maschere rappresentative. Quando faccio un personaggio in parodia, racconto la vita sotto la lente d'ingrandimento della satira».

Per due volte hai condotto il Festival di Sanremo. Sul palco più importante d'Italia hai portato i tuoi personaggi ma, l'ultima sera, ti sei presentata proprio da Virginia Raffaele. È stato il momento più importante?

«E' stato il personaggio più difficile. Prima di Sanremo ero già stata in televisione con il mio volto, ma esserlo dal palco più floreale d'Italia è stato veramente molto importante. Lì tutto ha un eco molto più risonante. Quella sera ho sentito un affetto del pubblico che mi ha scioccata. È stato un gioco bellissimo. Molto faticoso ma bellissimo. C'è tanta fatica anche fisica, nel periodo di Sanremo stavo più di tre ore al trucco per interpretare ogni personaggio. Arrivavo prima di tutti e andavo via l'ultima. Chiudevo il teatro Ariston. Arrivavo in albergo e in base a quello che era successo in puntata scrivevo o riscrivevo il pezzo da fare la serata successiva. È stato tutto meraviglioso. Io amo tutte le maestranze del Festival e l'orchestra. Faccio subito parentela con loro».

Prima la pandemia e poi la guerra, stiamo vivendo un periodo molto difficile. Oggi, quanto è difficile far ridere la gente? C'è ancora la voglia?

«Anche la risata è un istinto di sopravvivenza. Non è possibile che la gente non abbia più voglia di ridere. Non è possibile. Non ci posso credere e non ci voglio credere. Non è la verità. Dipende su cosa si ride e soprattutto quando si ride. Oggi è più difficile la leggerezza, siamo appesantiti da questa realtà che ha superato l'immaginazione. Abbiamo avuto un periodo tragico, noi italiani siamo fortunati ad essere nati in questa parte del mondo. Noi parliamo della guerra e siamo scioccati, lì, invece, la stanno facendo veramente. Adesso di là ci sarà tantissimo freddo e sentiranno il rumore delle bombe che esplodono. Ci penso costantemente. Ricordo, anche, che durante il primo lockdown non riuscivo più a ridere. Uno shock talmente grande ed ho empatizzato tantissimo con tutte le notizie che arrivavano. Le immagini dei camion di Bergamo sono indimenticabili. Però, l'essere umano ha l'istinto di sopravvivenza e la voglia di ironizzare e dissacrare i momenti che vive. Quando incontro le persone per strada sono delle testimonianze che questo lavoro fa un bel po' di bene. È bello quando la gente mi ferma per strada e mi ringrazia per averli fatti ridere in un loro momento difficile. Questo è veramente importante. Ho una fortuna importante ad avere questo riconoscimento da parte della gente. Ogni tanto ci si deve fermare ed essere grati alla vita».

A te cosa fa ridere?

«Mi fa sorridere il contro tempo. Non è quello che dici, ma come lo dici. Ci sono situazioni per cui mi diverto tantissimo. È un po' difficile poterti dire cosa mi fa sorridere, sicuramente le cose inaspettate. Una battuta detta in un modo, in un determinato momento».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA