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Nicolò Filippucci: il progetto «Un'ora di follia» e l'amore che muove musica e vita dopo “Amici”

Centinaia di fan, molti giovanissimi, si sono radunati per salutare il loro beniamino in un centro commerciale catanese

Simone Russo

02 Luglio 2025, 12:34

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Nicolò Filippucci, uno dei volti più amati dell'ultima edizione di Amici, ha incontrato il suo pubblico al centro commerciale Katanè. L'occasione è stata la presentazione del suo primo Ep “Un’ora di follia”, un progetto che segna l'inizio della sua carriera musicale e racchiude mesi di intenso lavoro. Centinaia di fan, molti giovanissimi, si sono radunati per salutare il loro beniamino. «Sono stato poche volte in Sicilia, purtroppo. Ho avuto l'occasione di visitarla in vacanza solo una volta, eppure è una terra bellissima, con del cibo squisito. Inoltre, ho diversi amici siciliani». 

 Come nasce “Un’ora di follia”? 

«Questo progetto, nato all'interno della scuola di Amici, rappresenta il mio esordio e racchiude mesi di intenso lavoro, non solo mio ma anche di tutte le persone che mi hanno supportato. È un racconto del mio percorso artistico e musicale all'interno della scuola, segnando l'inizio della mia carriera nel mondo della musica. Penso che l'amore sia il filo conduttore della vita, una forza così potente da spingerci a volte a compiere follie. Sono un romanticone, lo ammetto, e credo fermamente nell'importanza dell'amore non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche come enorme spinta a livello musicale». 

Quando capisci che è arrivato il momento giusto per scrivere le canzoni? 

«Non c'è un metodo standard, in realtà. Tutto nasce in modo casuale, quando sento che c'è qualcosa che devo dire. Se non riesco a spiegarlo a parole, cerco di farlo attraverso la musica. Di solito mi ci metto la sera; è il momento della giornata in cui tendo a buttare fuori i miei pensieri, anche scrivendoli. Non so perché proprio la sera, forse è più un momento di riflessione, più "filosofico". È semplicemente il momento giusto per me». 

All’interno di questo Ep troviamo sei brani, ce li racconti… 

«Ogni mia canzone è una storia a sé stante. "Un'ora di follia" è la ricerca di quella follia personale che a volte cerco di reprimere, un'esplorazione della pazzia nella musica e nell'amore. "Non mi dimenticherò" è un brano dedicato al ricordo di una persona, di un sentimento o di un luogo che non voglio assolutamente scordare. "Cuore bucato" cerca di esprimere il dolore di una delusione amorosa o della perdita di qualcosa che non c'è più, quel dolore emotivo che tutti proviamo. "Yin e Yang" narra la storia di due persone che, pur tendendo a separarsi e essendo molto diverse, scoprono di completarsi a vicenda quando stanno insieme, una ricerca di ciò che è palese. "Mi sono innamorato di te", la cover di Luigi Tenco, è un pezzo a cui tengo tantissimo. Ha segnato un momento importante nel mio percorso ad Amici e ci ho lavorato moltissimo. Adoro la presenza quasi irreale del pianoforte in questo brano, ed è proprio per questo che ho deciso di includerla nell'Ep. Infine, "Occhi stanchi" racconta la perdita di una persona cara ed è un tentativo di perdonarsi quando ci si attribuiscono colpe non proprie. È il pezzo che ho scritto più d'istinto e a cui sono profondamente legato». 

A mente serena, com’è andata questa esperienza ad “Amici”? 

«Amici mi ha lasciato un'eredità incredibile, tanto che ridurla a una sola cosa sarebbe impossibile. Principalmente, mi sento una persona completamente nuova dal punto di vista artistico. Ho avuto l'opportunità di ascoltare tantissima nuova musica, di ricevere spunti inediti e di confrontarmi con veri professionisti. Ma una delle cose più importanti è la mia crescita umana. È stato bellissimo stare a contatto con i professori e i ragazzi in casetta, così come con tutte le persone che lavorano al programma. Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa: ho la tendenza a "prendere" molto dalle persone, osservandole e cercando di assorbire il meglio da ognuna. Sono davvero cresciuto tantissimo». 

Quando hai capito che la musica avrebbe fatto parte della tua vita? 

«La passione per la musica è sempre stata dentro di me, non voglio sembrare troppo filosofico, ma è proprio così. È nata in casa: mio fratello suona il pianoforte da quando eravamo piccoli, e mia madre suonava musica classica. Sono cresciuto ascoltando moltissima musica, sia italiana che internazionale, grazie ai miei genitori. Ho preso uno strumento in mano quasi subito, ma non c'è stato un momento preciso in cui ho capito che la musica sarebbe stata la mia vita. È stato un processo graduale. Fin da piccolo ero molto legato allo sport e mi allenavo tanto, ma la musica è sempre stata lì, mi ha sempre accompagnato. Negli ultimi due anni, però, è diventata fondamentale».