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"The end", il disaster movie ambientato nella miniera di salgemma a Petralia

Da oggi nelle sale il fim di Joshua Oppenheimer: la storia di una famiglia che per sfuggire a un disastro ambientale si rifugia nel sottosuolo

03 Luglio 2025, 11:19

Sfuggire a un disastro ambientale rifugiandosi in una miniera oggi ancora attiva nel ventre della Sicilia: accade in “The end” di Joshua Oppenheimer da oggi nella sale dopo l’anteprima nazionale al Biografilm festival di Bologna e l’anteprima siciliana nelle Madonie presente il regista e l’attore protagonista George MacKay.

E’ il primo lungometraggio di finzione girato (in parte) in Sicilia nelle grotte della miniera di salgemma più grande d'Europa, situata nella frazione di Raffo (Petralia Soprana). I cunicoli set ideale per la trama del film distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

“The End” è la storia di una famiglia costretta a vivere in un bunker sotterraneo dopo un'apocalisse ambientale. Un bunker trasformato in appartamento di lusso, punto di partenza per esplorare le profondità più inquietanti dell'animo umano, in linea con precedenti lavori del regista.

La  miniera di Petralia Soprana (frazione di Raffo) è un antro imponente e maestoso, con cunicoli e grotte tra le più grandi d’Europa. Il film è stato girato nel 2023 prodotto con il sostegno del MIC e di Sicilia Film Commission e Regione Sicilia – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo e Sviluppo e Coesione Sicilia.

 La scenografia è affascinante. Nel bunker vive una famiglia: la Madre (Tilda Swinton), il Padre (Michael Shannon) e il Figlio (George MacKay). Si cerca di mantenere la normalità attraverso i piccoli rituali quotidiani facendo anche esercitazioni per la sicurezza: una situazione di reclusione che ricorda a tutti il lock down di un paio d’anni fa. Il film è visivamente straordinario e riserva sorprese fra cui l’inserimento di parti cantate che ne fanno parzialmente un musical. Usare gli strumenti di cui disponiamo per salvare l’umanità dal disastro, questo il messaggio.

“Voglio che i miei film siano specchi. Cerco di convincere, a volte costringere, gli spettatori a prendere coscienza delle verità più urgenti – dice il regista - ciò richiede il confronto con i nostri autoinganni. La nostra capacità di mentire a noi stessi è probabilmente il tragico difetto che ci rende umani. E sarà quello che distruggerà la nostra specie, a meno che non ci fermiamo e troviamo il coraggio di riconoscere le nostre bugie per quello che sono”.

Un preciso grido d’allarme circa i cataclismi provocati dal cambiamento climatico: ghiacciai che si sciolgono e crollano, maremoti, allagamenti ed esondazioni, desertificazione e incendi. “Altre specie possono aver causato la propria estinzione – dice ancora Oppenheimer - ma non credo che l'abbiano prevista. Noi vediamo l'abisso, vediamo che ci stiamo correndo incontro, eppure non cambiamo rotta”.

Due volte nominato agli Oscar per “The Act of Killing” e “The Look of Silence” Oppenheimer con “The End” è già stato ai festival di Telluride, Toronto, San Sebastián e alla Berlinale. Un filmone molto atteso.