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Venezia, sul red carpet Dwayne Johnson ed Emily Blunt

The Testament Of Ann Lee favola epica con Amanda Seyfried mentre Bellocchio presenta la serie su Tortora "Portobello"

Redazione La Sicilia

01 Settembre 2025, 20:25

johnson

Tra concorso e fuori concorso, sotto i riflettori alla Mostra del Cinema di Venezia i racconti di difficili vite vere, nella giornata nella quale al lido è arrivata una regina del cinema: Kim Novak, che ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera. Accolta da un’ovazione durata oltre otto minuti, la star, commossa e sorridente in un elegante abito nero, avvolta in una stola di seta nera e verde, ringrazia il pubblico ("io sono voi e voi siete me") e rende omaggio innanzitutto ai suoi genitori: «Mio padre mi ha donato il sistema di valori in cui credo e mia madre, sin da quando ero una bambina timida, mi ha insegnato ad essere la capitana della mia nave. Le loro parole mi hanno formato». Ad introdurre il suo riconoscimento un’appassionata laudatio di Guillermo del Toro.


Molto atteso questo ritorno di Marco Bellocchio, che in Portobello, attraverso il formato della serie televisiva (in sei puntate, di cui le prime due viste al lido) per la nuova piattaforma streaming Hbo Max che sarà pronta a marzo, racconta la terribile vicenda giudiziaria vissuta da Enzo Tortora, interpretato da Fabrizio Gifuni, già volto per il regista di Aldo Moro nella serie sul rapimento del leader della Dc, Esterno notte. La vicenda di Tortora «fu una ferita che ha lasciato un segno profondo sullo sfondo di un’Italia che stava nel frattempo cambiando faccia - spiega Bellocchio -. Iniziai comunque ad appassionarmi a questa vicenda anche per capire come mai un personaggio così popolare avesse accumulato tanta antipatia. Un uomo poi comunque di una libertà totale nel prendere posizioni, uno che aveva scontato sette anni di esilio per aver criticato la Rai e la sua dirigenza e si batteva per le tv libere. In quegli anni scriveva cose di grande forza in un personaggio né democristiano, né comunista e massone».


In concorso sono scesi in campo due biopic di personaggi che non potrebbero essere più lontani, il lottatore di Mark Kerr e la predicatrice settecentesca Ann Lee. A raccontare il campione di arti marziali miste è Benny Safdie in The Smashing Machine, con il divo da blockbuster Dwayne (ex The rock) Johnson nel ruolo più complesso della sua carriera, a fianco di Emily Blunt. Sul grande schermo seguiamo il percorso del fighter che ha fatto la storia degli sport da combattimento tanto da guadagnarsi un posto nella prestigiosa Ufc Hall of Fame. Incontro dopo incontro, battaglia dopo battaglia, tra caos emotivo e le contraddizioni. «Avevo voglia di interpretare un film così, diverso dai miei soliti: quando sei a Hollywood tutto ruota intorno al botteghino e ti mettono all’angolo - spiega Johnson - Vogliono che tu rappresenti solo quello che la gente vuole che tu faccia. Ho fatto tanti film di successo che mi sono piaciuti, alcuni divertenti e altri meno, ma questa volta cercavo qualcosa in più, raccontare storie che vengono dal mio passato».

Si fa invece un salto di quasi tre secoli indietro con Mona Fastvold, che nel dramma storico/musical/biopic The Testament Of Ann Lee, favola epica, scritta col marito Brady Corbet (The Brutalist) su Ann Lee (Amanda Seyfried, in una performance da premio), predicatrice settecentesca che fondò gli Shakers, un movimento di quaccheri radicali, per i quali parte integrante dei rituali erano il canto e la danza. È «molto interessante parlare di una leadership femminile in questo momento - spiega la regista - e per me personalmente era importante provare a realizzare un film, un’opera d’arte come questa in un mondo che è molto dominato degli uomini. Io cerco sempre di creare una cultura empatica nei confronti di tutti e ho trovato questo elemento nella storia di Ann Lee».