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Acireale e i suoi “100 campanili” sono simbolo della fede e dell’identità delle Aci che è rimasta invariata nel tempo

Un percorso turistico e religioso tra le basiliche

Redazione La Sicilia

30 Luglio 2025, 07:53

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Nel cuore barocco di Acireale, un itinerario imprescindibile nella “città dei 100 campanili” ci porta tra le tre basiliche alla scoperta dei luoghi simbolo della fede e dell’arte identitaria delle Aci.

La fondazione della Basilica Cattedrale intitolata a Maria Santissima Annunziata risale ai primi anni del XV secolo, ma già nel secolo precedente era stata edificata poco distante una piccola cappella dedicata all’Annunziata. Agli inizi del XVI secolo a pochi metri dalla cappella fu costruita una chiesetta ad una sola navata con un campanile, la cui pianta corrisponde all’attuale navata centrale. Dopo alcuni ampliamenti, che videro nel 1651 la santa vergine e martire Venera proclamata patrona della città di Acireale e nel 1683 avviare i lavori per la costruzione, all’interno della basilica, di una cappella che doveva custodire le sacre reliquie ed il prezioso simulacro della Santa, l’11 gennaio del 1693 un terribile sisma devastò la Sicilia sud-orientale distruggendone gran parte del patrimonio storico-artistico, compresa buona parte della chiesa Matrice, i cui restauri furono ultimati all’inizio del XVIII secolo. In seguito all’istituzione della Diocesi di Acireale, tra il 1887 ed il 1890, per volontà del primo vescovo monsignor Gerlando Maria Genuardi, venne completato il prospetto principale con la costruzione della torre campanaria di settentrione, il rosone ed una galleria di raccordo, composta da colonnine ed archetti. Tra il 1905 ed il 1907 il pittore Giuseppe Sciuti di Zafferana Etnea realizzò gli affreschi della volta.

Il prospetto

L’attuale prospetto è il risultato di interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli, tra campanili, capitelli corinzi, mattoni policromi smaltati, un portale in pietra bianca costituito da quattro colonne corinzie ed ovviamente l’imprescindibile pietra lavica.

L'altra basilica

Attraversando all’uscita piazza Duomo, si erge la basilica intitolata ai Santi Pietro e Paolo, legata ad una antica confraternita che per praticare il culto in onore dei due Principi degli Apostoli si riuniva in una chiesetta che sorgeva a ridosso dell’allora chiesa Madre di Acireale. La costruzione della chiesa risale al XVI secolo ma la violenza del terremoto del 1693 distrusse la cupola e provocò gravi danni a tutta la struttura. A partire dal 1705, i governatori della chiesa incaricarono Pietro Paolo Vasta di disegnare il nuovo prospetto, iniziato nel 1740. Il campanile ammirabile oggi è decorato con motivi floreali e mascheroni posti alla fine di ogni ordine.

Il portale principale è sormontato da un timpano spezzato sorretto da due colonne di minore grandezza sempre in stile corinzio. Il secondo ordine è arricchito da sei colonne in stile composito che fanno da cornice al finestrone centrale, la cui vetrata presenta lo stemma basilicale. Seguono poi due targhe circolari e le statue di san Pietro a sinistra e di san Paolo a destra. Chiude il secondo ordine un timpano triangolare di chiara matrice classica.

La chiesa San Sebastiano

Proseguendo oltre il Palazzo di città in direzione sud con pochi passi, sorge la maestosa Basilica dedicata al culto del compatrono della città, San Sebastiano, sviluppatosi tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo e invocato come protettore contro la peste del 1577, quando una terribile epidemia di peste colpì il territorio delle Aci e la statua del santo fu tenuta sull’altare come oggetto di suppliche da parte dei fedeli.
La città rimase immune al contagio e i devoti che, certi dell’intercessione del Santo, aumentarono al punto di non poter essere più accolti nella chiesetta. I rettori della confraternita decisero allora di costruire una monumentale chiesa di tipo basilicale a tre navate. Le circa 60.000 vittime del terremoto della Val di Noto, di cui 739 nella città di Aci, videro crollare buona parte dell’edificio che, come ricorda un’epigrafe posta sul lato destro della facciata, fu ricostruito tra il 1695 e il 1699. Ultimata la facciata nel 1715, nel 1732 Pietro Paolo Vasta realizzò gli affreschi del coro e del presbiterio, mentre tra il 1899 e il 1901 Francesco Patanè eseguì ad encausto gli affreschi dei due lati del transetto.

La facciata della basilica costituisce un perfetto esempio di barocco siciliano: disegnata dall’acese Angelo Bellofiore, è abbellita da colonne decorate con girali d’acanto e figure antropomorfe. Abbondano alla sua vista statue di santi e puttini che reggono ghirlande di fiori e frutti e che rappresentano un vero e proprio inno alla vita. Non a caso, l’Unesco ha dichiarato la basilica “monumento messaggero di una cultura di pace”.