Santuario di Valverde tra culto mariano e identità
Dalle cronache del 1038 con la conversione di un brigante, alla ricostruzione della chiesa dopo il terremoto del 1693
Uno dei santuari più antichi e apprezzati in Sicilia affonda le sue radici, tra storia e leggenda, nella vicenda di Dionisio, valoroso soldato dell’esercito che, deluso da tradimenti, si diede al brigantaggio rifugiandosi in una caverna sull’Etna in prossimità di una “Vallis Viridis”. Secondo le cronache, nel giugno del 1038, sul sentiero collinoso che conduceva da Catania all’antica Aci, assalì un viandante di nome Egidio, molto devoto alla Madonna, che ne invocò l’aiuto.
La Vergine intervenne con un doppio miracolo, salvando Egidio e convertendo il brigante, che desistette e, per riparare ai propri misfatti, si ritirò nella grotta conducendo il resto della vita in preghiera e penitenza, costruendo poi la chiesa in onore di Maria Santissima nel luogo che ella stessa gli indicò, originando poi una comunità crescente. Secondo le cronache del Gaetani, dopo circa 280 anni dall’accaduto, quando la chiesa venne ampliata, l’immagine della Vergine si spostò autonomamente da una parete all’altra della chiesa, depositandosi lì dove oggi possiamo ammirare un altare impreziosito da decori in marmo.
Il santuario fu consacrato nel 1296 per volere di Federico II d’Aragona, re di Sicilia, che partecipò alla cerimonia accompagnato dalla sua corte e da tre vescovi. Quando il terribile terremoto dell’11 gennaio 1693 danneggiò la struttura esistente, i lavori di ristrutturazione, che terminarono nel 1715, compresero anche la sovrapposizione all’antica facciata di un porticato formato da pilastri in pietra lavica per ospitare il convento degli Agostiniani Scalzi, inglobando anche il vecchio campanile.
Tra colonne di pietra lavica ed archi portanti che donano movimento all’intera facciata, sul portico che precede il prospetto principale dell’edificio sono collocate le tredici finestre del convento in cui risiedono i padri agostiniani scalzi, custodi del Santuario. Il portone in bronzo, eseguito e firmato da Giacomo Petralia nel 1979, è suddiviso in ventidue formelle: le prime dieci, dal basso a sinistra, narrano le apparizioni della Vergine Maria a Dionisio e la costruzione del Santuario; le successive quattro raffigurano i quattro evangelisti, mentre altre due rappresentano due fasci di luce che scaturiscono dalla Croce; su quella di destra si legge in latino “Haec est domus Mariae” (Questa è la casa di Maria). Infine, le ultime quattro ritraggono Sant’Agostino, la Consacrazione del Santuario, la Consegna dello stesso agli Agostiniani Scalzi nel 1697 e Santa Rita da Cascia.