L'intervista
Antonello Laneri vede già il Catania di domani: «Pochi innesti e vinciamo anche la serie C»
Il ds che ha costruito la squadra che ha dominato la serie D racconta un'annata da sogno
Ha spento sessanta candeline, regalandosi un trionfo, e esprimendo un desiderio. Antonello Laneri ha compiuto gli anni proprio a ridosso della vittoria di Caltanissetta che ha regalato al suo Catania la conquista della C. Adesso, approfittando della sosta per il “Viareggio”, si gode la sua creatura, osservando con fierezza i calciatori che si allenano sul prato del “Massimino”. Li scruta con orgoglio. Come si fa con un figlio che cresce e impara pian piano a superare gli ostacoli che la vita gli pone di fronte. Laneri è l’architetto che in estate ha disegnato il Catania, ha assemblato un gruppo di vincenti. Ha vinto, e chi vince ha sempre ragione.
La festa è già iniziata e continuerà. Ma già, il giorno dopo la gara di Caltanissetta, i tifosi hanno cominciato a pensare al futuro. E lo fa anche la società che pare voglia creare una squadra che l’anno prossimo possa vincere di nuovo e approdare in fretta in B.
Laneri, cominciamo dalle sue emozioni personali scaturite a Caltanissetta.
«Lo avevo detto all’inizio, vincere qui a Catania ha un sapore speciale. Siamo partiti da zero e abbiamo costruito un gruppo granitico. Sono state emozioni uniche. Vedere piangere uomini come Rapisarda, Lodi, Biagianti, mi ha commosso».
Ricorda quando la chiamarono da Catania?
«Non c’era niente. Era necessario infatti prima comporre la società e poi una squadra. Grella mi contattò i primi di luglio, per un colloquio a Roma, io ero al Trapani, mi dimisi perché non c’erano le condizioni per andare avanti e poi Catania è il sogno di qualsiasi siciliano. Quando cominciai a fare il dirigente, nutrivo un sogno, diventare il ds dei rossazzurri».
Adesso, ha espresso un altro desiderio?
«Io il sogno l’ho già realizzato, poi se dura vedremo. Certo è che da qui in avanti metterò sempre passione, lavoro, competenze. Comunque andrà, sarò sempre un tifoso del Catania, mi auguro che arrivi a raggiungere i traguardi che merita».
Grella ha detto: “Siamo tutti in discussione”. Come ha interpretato le sue parole?
«Ha usato parole sacrosante, io mi sento in discussione tutti i giorni. Qui bisogna dimostrare quotidianamente, nessuno ha il posto garantito».
Molte decisioni sul progetto futuro arriveranno dopo la poule scudetto.
«Certo, la proprietà deciderà, e a cascata, verranno fatte delle scelte. Fin qui posso dire che abbiamo lavorato in sintonia, c’è stato un confronto quotidiano. La nostra è una squadra dirigenziale forte, ognuno si sente parte integrante di questa società. A luglio si dovrà iscrivere la squadra al campionato e poi per cominciare a siglare i primi contratti con i giocatori si dovrà attendere metà dello stesso mese».
Le dò fastidio essere etichettato come un direttore sportivo adatto alla sola Serie D?«Rido, perché se leggete il mio cv, ho fatto più C che D. Tutti i calciatori che sono qui sono di B e C, quindi vorrà dire che conosco il mercato dei professionisti».
In estate, quale impronta ha utilizzato per comporre la squadra?
«Abbiamo creato uno staff tecnico di alto livello, penso a Tomei, Catania, Di Mauro. Realizzando una sinergia tra staff tecnico e squadra molto robusta. Sa, in passato quando osservavo il Catania, mi chiedevo perché ignorassero i calciatori catanesi che erano in giro per l’Italia. Così quando sono arrivato ho seguito una linea chiara. Cercavo appartenenza ai colori e quindi ho chiamato i vari Palermo, Rapisarda. Tutti questi ci hanno portato a raggiungere questi risultati. A Caltanissetta vedere piangere Biagianti e Rapisarda mi ha commosso. Bisogna spingere su questo tasto».
Qual è stata la cifra annua che la proprietà ha sborsato tra tesseramenti e stipendi dei giocatori?
«La società mi ha messo a disposizione un budget e non l’abbiamo sforato, non abbiamo speso follie, anche perché a Catania i giocatori sono venuti volentieri. Fare questa squadra in altre piazze sarebbe costato il doppio. Diciamo che abbiamo speso meno di quello che dovevamo spendere».
Ricorda le critiche all’inizio?
«Si diceva che servissero giocatori di categoria, ma noi abbiamo puntato sugli uomini. Cercavamo personalità, perché se giochi davanti a 15 mila spettatori cambia tutto. Esistono buoni giocatori che in alcune piazze rendono tanto, ma a Catania gestire la pressione è diverso».
Mettiamo il caso che lei venga confermato, serve molto a questa squadra per vincere anche in C?
«Non tantissimo, alcuni innesti si devono fare. Questo gruppo ha una base solida di giocatori che provengono da categorie superiori e poi con 5/6 pezzi si può vincere la C».
In teoria gli under non saranno più necessari.
«Sono convinto che gente come Castellini, Chiarella, Vitale possano giocare tranquillamente in Serie C».
Per Vitale dovrete incontrare la Samp.
«Credo che in Liguria abbiano tutta la voglia di lasciarlo qui. Io, fossi la Samp, sarei felice di fare giocare un mio calciatore a Catania davanti a 20mila spettatori».
E per Chiarella?
«C’è un accordo e tra un po’ ne riparleremo con il Pescara».
Il Catania dovrà prendere spunto dal Catanzaro?
«Il Catanzaro ha utilizzato gli stessi uomini per anni, c’è voluto parecchio tempo per vincere e hanno speso tanto. Noi abbiamo una base importante e se facciamo dei ritocchi mirati ce la giochiamo con tutti».
In Serie C, servirà un attaccante da 20 gol.
«Ho sempre costruito le squadre con tanti attaccanti. Se si può contare su un attaccante che fa 20 gol bene, altrimenti devi avere altre risorse, come abbiamo fatto già in questa stagione. Non abbiamo avuto un bomber da 20 reti, ma hanno segnato in tanti. Quella è stata la nostra forza. Nel calcio ormai contano i duelli. Chi ne vince di più, conquista i tre punti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA