Calcio: ucraino del City Zinchenko “chi tace sostiene la guerra”

Di Redazione / 16 Aprile 2022

ROMA, 16 APR – “Odio sempre di più le persone che
hanno invaso la nostra terra. Non smetterò di parlarne, perché
il mondo intero deve conoscere la verità. Chi tace sostiene
queste atrocità”. Oleksandr Zinchenko, classe ’96, gioca nel
Manchester City di Pep Guardiola: è nato a Radomyshl, una città
di circa 15.000 abitanti a 60 miglia a ovest di Kiev. Da due
mesi, da quando è scattata l’invasione del suo paese da parte
dei russi, dice di vivere attaccato al telefono perché la testa
è sempre lì. “Nessuno vuole andarsene – racconta il giocatore in
una intervista al Guardian – Gli uomini sono andati a
combattere, stanno difendendo la loro terra e io sono orgoglioso
di loro”.
“Non riesco a non pensare nemmeno un minuto a ciò che sta
accadendo – continua Zinchenko -. Sono passate più di sette
settimane e puoi vedere alcune persone che cominciano ad
abituarsi alle atrocità che stanno accadendo nel mio paese. Non
è possibile. Bisogna parlare ogni giorno di quanto avviene”. Per
il giocatore del City (impegnato nella semifinale di Fa Cup con
il Liverpool) tra le maggiori preoccupazioni c’è proprio il
rischio che la gente si desensibilizzi alla guerra. Zinchenko è
arrabbiato anche con i russi che non sono disposti a reagire e
condannare. All’inizio della sua carriera ha vestito per due
anni la maglia del club russo FC Ufa: “Ho amici lì, ma ora si
sono ridotta quasi a nulla – racconta ancora -. Sono così
deluso. I ragazzi che conosco mi hanno chiamato non appena è
avvenuta l’invasione, mi hanno scritto ‘Mi dispiace tanto Alex,
ma non possiamo fare nulla’. Certo che puoi. Se rimani in
silenzio significa che sostieni ciò che sta accadendo in
Ucraina. E’ un peccato che non dicano nulla”. Zinchenko è invece
molto grato a Guardiola e ai suoi compagni di squadra: alla
prima gara del City subito dopo l’inizio della guerra gli è
stata data la fascia di capitano, mentre le bandiere
dell’Ucraina sventolavano sugli spalti. “Avevo gli occhi pieni
di lacrime – dice – davanti a quel sostegno ancora più forte ho
sentito l’orgoglio di essere ucraino”.

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