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L'INTERVISTA

Catania, Biagianti e la felicità dopo gli anni difficili: «Ma quello che mi ha toccato di più sono state le lacrime di Rapisarda»

Di Giovanni Finocchiaro |

Anche al Supercorso di Coverciano si brinda il Catania in Serie C. Marco Biagianti, con appena due ore di sonno dopo la festa promozione, s’è imbarcato su un aereo destinazione Firenze tornando a casa per studiare da allenatore di Uefa A, un secondo livello che spera di ottenere per arricchire un bagaglio calcistico già notevole. Il team manager rossazzurro, ex capitano della Serie A, è stato atteso con trepidazione e applaudito tra gli altri da ex calciatori come Floccari, Dainelli, Cois, Magnanelli, Peluso.

Biagianti, la festa in città, nel post partita, resterà a lungo nella mente dei catanesi.

«Quel momento racchiude una reazione d’orgoglio dopo gli ultimi anni difficili, complicati. E’ stata una ripartenza. Molti anni precedenti li ho vissuti anche io e tornare a sorridere per qualche ora è stato speciale».

Emozione?

«Visibile. Tanta felicità, soprattutto».

Il ruolo che ha svolto dietro le quinte è stato gratificante.

«Sto a contatto con la squadra, tutti i giorni osservo gli allenamenti. Mi confronto con il tecnico, con il direttore Laneri, con gli stessi giocatori. Ovviamente sempre con il vice presidente Grella, con il dg Carra, con il consigliere Caniglia».

Che bilancio personale traccia?

«All’inizio è stato difficile, ho interpretato un ruolo diverso, in società siamo partiti da zero a livello organizzativo. Mi arrivavano richieste da tutte le parti. Ma con l’aiuto dei dirigenti mi sono organizzato integrandomi a una realtà che assicura crescita personale e professionale».

Lei osserva tutti gli allenamenti a un metro dal campo. La tentazione di scendere in campo anche per cinque minuti l’ha mai avuta?

«La tentazione c’è sempre, del resto ho anche smesso da poco tempo. Per togliere ogni pensiero non ho mai portato vestiario e scarpe chiodate. Al massimo ho fatto due palleggi in borghese coi ragazzi alla fine della seduta e senza sudare».

A Caltanissetta alla fine della gara la commozione dei catanesi del Catania è stata evidente.

«La commozione e l’abbraccio con Rapisarda, per esempio, mi ha toccato profondamente. Francesco è nato con il vivaio del Catania e qualche volta veniva in trasferta con la prima squadra. Lo seguivo, si allenava con noi e negli anni ho sempre sperato che tornasse a Catania. Ha fatto carriera, abbiamo sempre parlato di un possibile rientro nella sua città. Quest’anno è accaduto e il terzino è stato una delle anime della squadra. Capisco le sue lacrime, so che cosa ha provato».

Il suo rapporto con i vertici dirigenziali è continuo.

«I confronti con Pelligra, Grella, Carra, Caniglia, Laneri sono quotidiani. Sto imparando da persone di enorme professionalità, che hanno voglia di fare crescere Catania sul piano calcistico e non solo. Mi colpisce la determinazione nel volere realizzare un progetto nato da zero. Ed è bello avere quella forza di voler fare. Siamo una squadra che lavora dietro le quinte per far quadrare ogni aspetto della nostra vita sportiva».

Lei ha giocato in Serie A dopo il 2006 festeggiando traguardi storici.

«La salvezza all’ultima giornata l’abbiamo festeggiata per tanti anni come se fosse una promozione. Siamo anche arrivati al traguardo negli ultimi minuti della stagione, logico si facesse festa come se fosse uno scudetto».

Quale momento ricorda con emozione, a proposito?

«La partita di Bologna contro il Chievo. Il tecnico Marino mi schierò da titolare nonostante fossi giovanissimo. Quella era la mia prima partita in A, ed è stata un bivio della mia carriera. Domenica ho ricollegato quell’inizio da calciatore con l’inizio in seno alla dirigenza attuale».

video da Youtube/mondocataniaTV1

Prima di tornare al Catania ha vissuto due stagioni nella Meta di calcio a cinque grazie alla chiamata del presidente Enrico Musumeci.

«Ho fatto il giocatore e il dirigente, è stata una sorpresa piacevole. Il primo anno sono andato in campo da atleta ed era uno sport diverso dal calcio. Mi sono adattato a una nuova realtà, c’era voglia di imparare, siamo arrivati in finale scudetto e l’anno dopo mi hanno dato l’incarico di club manager. Sì, sono stati due anni importanti, intensi, formativi».

Ha sempre cercato una maglia rossazzurra.

«Nel calcio a 5 c’era la 27 libera ne ho approfittato per giocare ancora dopo la voglia che avevo di continuare col Catania calcio che non era andata a buon fine».

Che emozioni ha vissuto a Caltanissetta?

«Il momento dell’entrata in campo per la ricognizione è stato intenso. Vedere i tifosi cantare due ore prima del via, sapendo che giocavamo la gara della promozione in C, mi ha toccato. Ho risentito i cori degli anni della Serie A. I sostenitori hanno sofferto tanto negli ultimi anni, vederli gioire e farlo io con loro è stato favoloso».

L’hanno anche chiamata a gran voce e più volte.

«Mi sono emozionato anche prima del fischio finale. Tanto che mi sono appartato un po’ per ritrovare la concentrazione».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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