L’isterismo collettivo dopo una mancata vittoria come quella del Monopoli durerà fino alla prossima gara, quella di venerdì a Foggia. Il Catania che non vince in superiorità numerica e che, per di più, si fa pareggiare il confronto dal Monopoli e rischia persino di perdere, ha irritato tutti i 17 mila che erano al Massimino per sostenere il tentativo di rimonta in classifica.
Invece, al solito, questa squadra s’è già sgonfiata. Primo tempo non male, ripresa da incubo. I dirigenti hanno cambiato allenatore, stanno rivoluzionando l’organico eppure emergono le solite lacune. Si segna poco, si beccano gol evitabili. Si sbaglia ovunque. Non c’è un regista degno di questo nome – un Lodi vecchio stampo – che riesca a guidare la squadra con polso sicuro. Aspettiamo Sturaro per vedere un gruppo finalmente incavolato nel senso puramente agonistico e lucido del termine se non si vince? Mah, aspettiamo.
Non è un processo per trovare per forza di cose un colpevole e metterlo in croce. Colpevoli? Lo siamo tutti. Sì, lo siamo. Noi che scriviamo e facciamo passare in secondo piano le scelte estive di “semu tutti svincolati tutti” durante una campagna acquisti tardiva che ha fatto arrivare nomi importanti ma fuori forma. C’è ancora chi deve recuperare la condizione dopo il mancato ritiro… Su, siamo seri, non prendiamoci in giro…
S’era vinto il campionato tre mesi prima, ci siamo ridotti a registrare l’arrivo del centravanti principe (Di Carmine) alla fine del rodaggio d’agosto, quasi. Colpa nostra, ma non solo, se il ritiro di Zafferana è stato deleterio perché non si sono disputate amichevoli, perché c’era un caldo tutt’altro che utile per una preparazione. Poi, Zafferana non ha responsabilità alcuna: è un centro favoloso per turismo, sport e spettacoli. Ma nell’estate del caldo incendiario è andata male. È andata così.
Le scelte societarie? Il gruppo Pelligra è solido e ha entusiasmo. Ha anche cercato di costruire un ciclo duraturo sotto il profilo della sostenibilità. Che adesso è andato a farsi benedire perché sul mercato di riparazione le spese sono state triplicate. Si potevano spendere meglio e prima? Questione di esperienza che si deve vivere sul campo.
Le soluzioni
Le soluzioni quali sono? Defenestrare Grella e avanti un altro? Fare scappare Pelligra a furia di frasi e improperi social? Far cacciare Lucarelli così il prossimo “genio” non cambierà due punte al momento della superiorità numerica in gara? Che succede a quel punto? Arriva un altro allenatore che chiederà un mese di tempo per raccapezzarsi sulla confusione generale che regna tra campo e decisioni dietro la scrivania? Cambiare ancora giocatori più di quelli che il club sta alternando?
Senza fare tanti conti: sono stati ceduti Sarao, De Luca, andranno via Marsura e Bocic che segnavano poco. Fatta eccezione per Di Carmine chi è arrivato segna a ripetizione? No. Chiricò, poi: per tanti è la palla al piede, per altri il salvatore della patria. Peralta il nuovo profeta? O avanti un altro se quest’ultimo cicca una gara?
Il Catania è una squadra potenzialmente forte. Ma resta un laboratorio in fase di continuo rinnovamento. Manca un ds, sarebbe opportuno averlo o incaricare ufficialmente un Lodi per gestire questo settore. La verità l’ha detta Lucarelli e l’abbiamo scritta più volte noi. Chi arriva qui deve avere il carattere – diciamo così – per reggere l’urto di un blasone che pesa.
Il pubblico, al di là dei fischi giusti e sacrosanti dell’altra sera, ha sempre tollerato, viaggiato, sostenuto. Non veniteci a parlare di pressione in negativo perché altrimenti avete visto “Il cielo sopra Berlino” in tv e non le partite. Allora, che si fa? Si sfascia tutto o si cerca di correggere? Le critiche da tastiera, se equilibrate, ci stanno. Con gli insulti non si costruisce nulla. Hanno sbagliato tutti a Catania: Grella (che dovrebbe parlare ogni tanto per un confronto con la piazza), Tabbiani, ora anche Lucarelli, i giocatori. Tutti. Anche i giornalisti. Ma che si fa? Si dice a Pelligra di andarsene a quel paese? O si tenta di ripartire tra Coppa Italia e la gara di Foggia?