Da Gangi a Del Core, quando il gol del Catania diventa un'icona
Le partite memorabili dei rossazzurri dove la categoria è "quasi" un dettaglio
Del Core e Gangi Catania
Diciassette anni di attesa. Chi ha vissuto quel 28 maggio del 2006 che oggi sembra meno lontano, potrà capire perché Catania si è mobilitata per una risalita in Serie C che potrebbe sembrare un dettaglio poco significativo. Potrà capire anche chi ha vissuto l'onta del fallimento del 9 aprile dell'anno scorso. Oggi la data più vicina sembra più lontana per una ricostruzione lampo – eppure molto elaborata – che il gruppo Pelligra ha saputo proporre alla città.
Diciassette anni dopo c'è un'attesa da Serie A. Sembra un paragone irriverente, ma la città non ha mezzi termini. Quando i colori rossazzurri sono in cima non c'è categoria che tenga. Ricordate Gangi? Chi era in quell'angolo di Sicilia che ci è sembrato magico, meraviglioso potrà capire. Le immagini dei gol di Drago dopo 51 minuti di ansia, del bis di Peppe Mosca, cannoniere micidiale, del tris di Ardizzone a 12' dalla fine fecero entrare nella storia quel 13 maggio 1995.
Con Busetta portato in trionfo negli spogliatoi dai suoi ragazzi: Pelligrino, Pasquale Marino, un indimenticabile Vincenzino Del Vecchio, un guerriero come Angelo Sciuto e tanti altri. Massimino abbracciato da un ds abilissimo e innamorato del Catania come Franco Mazza e poi issato a mo' di eroe dai tifosi.
Come dimenticare il 9 maggio 1999? Catania-Juve Terranova 1-1 con il gol in avvio di Brutto sancì il salto in C1, ma alla storia passò il gol di Manca al Messina al 92’ di un 25 aprile che di fatto segnò la liberazione rossazzurra. Si approdava in Terza Serie dopo che Massimino era stato spinto in basso dalle angherie di un palazzo politico-calcistico senza tetto né legge. E neanche senza provare vergogna.
Alla vigilia di questa gara che segna una nuova vita del calcio catanese, le altre date scolpite sulla roccia ritornano in mente nitide e lasciano strascichi di sorrisi e lacrime di commozione per una storia scritta e riscritta nonostante le rovinose cadute.
Eccoci al 9 giugno 2002. Come Gangi nel '95, qui basta soltanto pronunciare la città: Taranto. E si aprono immagini epiche di una squadra che ha resistito all'assalto dei pugliesi su un campo con la lettera B già stampata. Zeoli, oggi vice allenatore del Catania Ssd, c'era. E lottò come un leone insieme gli altri ragazzi, dal monumentale capitan Baronchelli al piccolo campione Eddy Baggio, passando per nomi che i tifosi del Catania snocciolano a memoria come la formazione dell'Italia 1982.
L'ultima gioia, dicevamo, 17 anni fa, il 28 maggio 2006. Basta, pure in questo caso, pronunciare il nome dell'avversario per “riaprire” lo stadio Massimino stracolmo di tifosi, tutti e 20 mila spinsero la palla “pizzicata” con la punta del piede da Umbertino Del Core, talento di Bari Vecchia, in rete. Le istantanee oggi, dicevamo, sembrano meno sfocate. La felicità di Pasquale Marino, profeta di Sicilia che creò una squadra perfetta, la commozione del patron Antonino Pulvirenti abbracciato da Orazio Russo ai bordi del campo laddove sostava Robertino “fantasia” De Zerbi che scontava una scottante e dolorosa squalifica, la folle corsa di Pietro Lo Monaco per riportare in campo Del Core dopo quell'impresa che fece chinare il capo a Emiliano Mondonico buonanima e diede inizio a una festa che sembrava non finire mai.
Durò settimane, poi gli otto campionati in A, parentesi dorata e colma di emozioni e trepidazione.
Dalla discesa verso il baratro alla rinascita sono trascorsi quasi dieci anni, Catania calcistica rinasce dalle ceneri ricollocandosi in una categoria che sta ancora stretta. Ma è un nuovo inizio, non certo un traguardo. Viviamocelo tutti, ognuno con il proprio ruolo, con serenità e con orgoglio.