Di Mauro e la mancata vendita dell'Acireale: «Vi spiego perché sono rimasto al timone»
Intervista al patron del club granata: «Stiamo preparando la squadra per fare un campionato di alto livello»
«Fatemi lavorare serenamente, lasciamo da parte ogni pregiudizio e torniamo uniti per il bene dell’Acireale Calcio». L’appello è firmato da Giovanni Di Mauro, presidente del club granata che per la prima volta ha deciso di parlare a cuore aperto nel momento in cui è rimasto alla guida della società cominciando a costruire la squadra per il campionato di serie D prossimo venturo.
Di Mauro, al termine di sfoghi, appelli, trattative e polemiche è rimasto al timone dell’Acireale.
«In effetti dopo la salvezza arrivata alla conclusione dei play out ero rammaricato e avevo deciso di mollare e di trasferire altrove il titolo se non fossero subentrati acquirenti. Ma, a mente serena, quello era un sfogo».
Acireale ha temuto di perdere il titolo sportivo.
«Sono acese, ho una passione per il calcio che non ha confini. Concretamente non avrei commesso un errore del genere. Ripeto: era un sfogo dettato dall’amarezza e dalla rabbia per non aver lavorato in serenità».
Perché la serenità è venuta meno?
«Non sto qui a raccontare i particolari del passato. Vorrei guardare oltre, al fatto che sto costruendo squadra tra mille sacrifici e altrettanto impegno. E lo sto intervenendo per tempo, a differenza della stagione scorsa organizzata in meno di una settimana».
Ma Acireale è sempre divisa a metà: c’è chi le dà fiducia, chi vuole che ceda subito.
«Le trattative si fanno a marzo, in questo periodo il tempo è limitato perché c’è da organizzare l’annata successiva. E poi per dieci anni mi hanno chiesto di aiutare il club, avevo sempre rifiutato. Alla fine mi sono fatto coinvolgere e dopo un anno di rapporto tutto rose e fiori è cominciata, improvvisamente, una contestazione perenne».
Cosa vuol dire?
«Abbiamo cercato di salvare la categoria con investimenti mirati. Poi si è avvicinato il socio Strano e abbiamo avviato il percorso di risanamento che continua anche adesso».
A che punto è questo percorso?
«Lo scriva a lettere cubitali: l’Acireale è una società sana. Quando sono entrato ho subito chiarito il mio ruolo: sono un traghettatore che avrebbe cercato di recuperare i debiti in attesa di un imprenditore che potesse seriamente rilevare il club».
Fino a qualche giorno fa le trattative per la cessione erano state due.
«Con la Palella Holdings non ci sono stati i tempi tecnici, quella di Antonini l’ho considerata una trattativa impossibile».
Perché?
«Avevo posto un termine ultimo per la cessione, il 10 giugno, altrimenti non avrei eventualmente avuto il tempo per assemblare la squadra per il prossimo campionato. La proposta di Antonini è inaccettabile. Non ho parlato di cifre, lo ha fatto lui. Ma vi rivelo un particolare».
Quali?
«Nel contratto che avrebbe dovuto essere ufficializzato, tutti i tesserati confermati dalla precedente stagione sarebbero stati a carico mio. Chi aveva un contratto non a scadenza avrei dovuto pagarlo io. E la cifra stavolta la rivelo: sarebbe stato un impegno da 400 mila euro a carico mio».
Che Acireale sta nascendo?
«Da due anni non ho la possibilità di lavorare come vorrei. Ho un’idea su base triennale per renderla solida con particolari che devono essere fortificati. Molti club improvvisano, noi abbiamo cercato di programmare. Ho avuto la possibilità di fare entrare dei soci, ma per via delle contestazioni hanno deciso di declinare l’invito».
Alla fine il titolo è rimasto al timone.
«Sto completando la squadra, ho già annunciato parecchi giocatori, ne arriveranno almeno altri tre importanti».
E la contestazione dei tifosi? Giorni fa qualcuno ha pensato bene di creare disagio anche davanti casa sua.
«Un episodio che mi rattrista davvero. Ma non mi fermerò di fronte alle intimidazioni. Criticare è giusto, ma agire in questo modo è imperdonabile. Mi auguro che i tifosi si ravvedano comprendendo - lo ripeto - che le condizioni di vendita ad Antonini non erano realizzabili. Il dialogo con Palella era nato su basi molto più concrete e costruttive. Ma non c’è stato tempo a sufficienza per sviluppare il progetto».
La società sta risanando i debiti?
«L’Acireale non è un club indebitato. Ho dato credibilità al club. Quando ho rilevato la società, i fornitori ci chiudevano i telefoni in faccia. Oggi invece ci aprono le porte com’è successo con bus, alberghi e attività varie».
Ha debiti, però, con l’erario.
«Ho ereditato una situazione che sto cercando di appianare chiudendo i bilanci per mostrare che lo stato di salute della società e non è quello che viene dipinto da terzi all’esterno. Sono eredità delle gestioni precedenti. E mi trovate pronto a documentare tutto quanto».
C’è un futuro, insomma?
«Fatemi lavorare serenamente per far sì che possa dimostrare l’effettivo valore dell’Acireale. Facciamo fronte comune per il bene della passione granata».
Oggi la squadra si raduna a Viagrande, dal 2 agosto lavorerà nel ritiro di Troina.
«Location importante, stiamo anche completando la squadra. Arriveranno due o tre innesti da categorie superiori, il reparto Under è quasi completo, abbiamo confermato un leader come Damcevski. Stiamo trattando un attaccante di grande valore e speriamo di chiudere il colpo nelle prossime ore».
Presidente, insegue un obbiettivo importante o sarà una stagione di transizione?
«Vogliamo far divertire il pubblico. Non fisso l’asticella perché non voglio illudere i tifosi, ma sono certo che questa squadra ha dei valori di una certa consistenza».
Onazi, tra le novità certificate da un accordo contrattuale, è un nome fuori concorso, ma come sta fisicamente l’ex della Lazio?
«Mi manda i video dei suoi allenamenti ogni giorno. Sta bene, è motivato. Arriverà dalla Nigeria nelle prossime ore (domani, ndr) e sono certo che darà un tocco di classe ed esperienza in più al gruppo».