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Il Catania aspetta la "svolta" di Kaleb Jimenez: se gira lui gira tutta la squadra

Sarà un caso, ma la sua prova opaca domenica con la Casertana è coincisa con una prestazione sottotono della squadra

21 Febbraio 2025, 15:04

jimenez

Il destino di chi possiede grandi qualità può essere a volte amaro. Succede che venga richiesto a chi è bravo, di fare sempre meglio. D’altronde, come recitava un vecchio film della Marvel “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. È proprio quello che in molti hanno pensato in estate quando il Catania diramò la nota contenente i numeri di maglia ufficiali della prima squadra. Kaleb Jimenez scelse la maglia numero 10. Non una decisione banale.

Nel calcio dal numero 10 ci si attende sempre una scintilla, una giocata che scaldi gli animi. A Jimenez si chiede di incidere profondamente in ogni gara, perché l’ex Atalanta Under 23 possiede qualità che altri non hanno. Eppure il suo percorso in rossazzurro è stato caratterizzato fin qui da picchi in alto e da prestazioni insufficienti.

Se si va a vedere il rendimento (gol e assist) che il calciatore nato a Milano sta avendo in questa stagione, si scopre che è in linea con il trend delle passate stagioni. Il classe 2002 non è mai stato un goleador. Nelle stagioni trascorse all’Atalanta U23, al Vicenza e al Seregno, il centrocampista non è andato mai oltre i due gol realizzati per stagione, semmai la sua caratteristica principale è stata sempre quella di assistman.

In questa stagione sta facendo cose sensazionali, se si analizza il numero di assist finalizzati, infatti sono ben 7. In passato si era sempre fermato a 2. La novità più evidente è che il giovane calciatore in carriera non ha mai giocato da mezzala. Jimenez ha sempre trotterellato nella zona centrale del campo. Da trequartista, da sottopunta e da centrocampista centrale. Toscano, complice l’emergenza e gli equilibri di squadra, lo sta provando un po’ ovunque. A volte mezzala, a volte play basso, ma quando può lo schiera dove Kaleb si trova maggiormente a suo agio, ovvero nella trequarti.

Fin qui Jimenez due volte è andato a segno, contro la Casertana, all’andata, e Benevento, nel girone di ritorno, ma paradossalmente in entrambe le gare Jimenez era stato schierato da centrocampista. L’unica caratteristica che il calciatore non ha ancora acquisito, e dovrà farlo rapidamente se vorrà stare a lungo in questo calcio moderno, è la costanza. Un titolare che come lui possiede mezzi tecnici fuori dall’ordinario, non può permettersi pause. Domenica scorsa contro la Casertana, in pratica, di Jimenez non si hanno avuto notizie. Tanto che l’allenatore, che nella fattispecie era il secondo di Mimmo Toscano, Michele Napoli, lo ha tirato fuori. «Non gli stavano riuscendo i colpi che solitamente effettua - ha spiegato - così abbiamo provato a mettere qualcuno con caratteristiche diverse, magari per sfruttare gli inserimenti senza palla».

Ecco, questa qualità Jimenez non ce l’ha. Gli mancano gli inserimenti da mezzala e l’aggressività da “tuttocampista”. Non siamo più nell’era dei mediani con i quadricipiti che facevano provincia, adesso ai centrocampisti che sono quasi sempre tre, va chiesto di aggredire, di palleggiare e assistere. Jimenez è un 10 classico, che sa creare calcio, aprendo autostrade, dove gli altri vedono vicoletti. Sa mandare in porta i compagni, ma il trequartista nel 3-5-2 non è contemplato. Dunque Jimenez dovrà adattarsi, ma soprattutto se vorrà diventare un giocatore importante non potrà permettersi il lusso di sparire come è successo contro la Casertana.

Il calciatore è intelligente e ha capito di non essere stato nella sua giornata migliore. Sarà un caso, ma la sua prova opaca è coincisa con una prestazione sottotono della squadra. Quando le avversarie sono chiuse e spazi non ce ne sono, da uno come Jimenez ci si attende la giocata risolutiva.